martedì 8 giugno 2010

Le bestie non sono così bestie come si pensa
Molière, Anfitrione, 1668

Forse l'unica cosa in cui siamo migliorati noi umani è la percezione del fatto che gli animali hanno il diritto di vivere, di vivere tutta la loro vita proprio come noi.
Togliere la vita ad un animale equivale a crederci il suo dio, a crederci padroni della sua vita.
Quando ero giovane non percepivo le sofferenze degli animali, forse perchè ero troppo occupata a percepire le mie.
Ora, che sono grande, le percepisco tutte e mi rende rabbiosa vedere il pianeta azzurro aggredito in continuazione dalla razza umana.
A tal proposito, voglio segnalarvi il poeta Camillo Sbarbaro (Santa Margherita Ligure 1888- Savona, 1967)
La cosa che mi colpì quando sentii parlare di lui per la prima volta fu la sua passione per i licheni.
La sua importante collezione di licheni è stata da lui stesso donata al Museo di Storia Naturale di Genova. Molti campioni da lui raccolti e catalogati sono custoditi presso musei botanici e dipartimenti universitari europei ed americani. Molto importante il suo contributo alla collezione del Field Museum di Chicago. Delle 127 nuove specie descritte da Sbarbaro, una ventina porta il suo nome.
Egli fu botanico appassionato ed appassionato poeta e i due aspetti della sua personalità si mescolarono e si fusero.
Nei suoi versi sempre ricompare la natura, quella, soprattutto della sua Liguria, da cui non volle mai staccarsi.


Molti, la natura li disturba. I più non la vedono. In lei io mi verso. E' la sola costanza, la sola fedeltà che conosco nell'incertezza di tutto.


Capisco, adesso, perché questa passione
ha attecchito in me così durevolmente:
rispondeva a ciò che ho di più vivo,
il senso della provvisorietà.
Sicché, per buona parte della vita, avrei raccolto,
dato nome, amorosamente messo in serbo....
neppure delle nuvole o delle bolle di sapone
- che per un poeta sarebbe già bello;
ma qualcosa di più inconsistente ancora:
delle effervescenze, appunto.
C. Sbarbaro. "Licheni"



Il mio cuore si gonfia per te, Terra,
coma la zolla a primavera.
Io torno.
I miei occhi son nuovi. Tutto quello
che vedo è come non veduto mai;
e le cose più vili e consuete,
tutto m’intenerisce e mi dà gioia.

In te mi lavo come dentro un’acqua
dove si scordi tutto di se stesso.
La mia miseria lascio dietro a me
come la biscia la sua vecchia pelle.
Io non sono più io, io sono un altro.
Io sono liberato di me stesso.

Terra, tu sei per me piena di grazia.
Finché vicino a te mi sentirò
così bambino, fin che la mia pena
in te si scioglierà come la nuvola
nel sole,
io non maledirò d’esser nato.

Io mi sono seduto qui per terra
con le due mani aperte sopra l’erba,
guardandomi amorosamente intorno.
E mentre così guardo, mi si bagna
di calde dolci lacrime la faccia.
"Pianissimo" 1914/1954


http://www.cisniar.it/il_mondo_dei_licheni.htm

2 commenti :

  1. questo blog non finisce di stupirmi... dai licheni ai cani che cantano poesie, alle donnine con champagne, alle biobibliografie seriose di mark strand.

    Fernando

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  2. questi versi mi hanno colpita nel profondo del mio cuore, buon segno: SONO VIVA !
    liliana

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