lunedì 19 luglio 2010


Iago, ecco qua.
E’ bello pensare che ognuno di noi abbia nella propria vita privata il suo capolavoro.
E quelli che hanno avuto sempre esperienze sentimentali deludenti, che cavolo devono pensare?

IL NOSTRO CAPOLAVORO E’ LA VITA PRIVATA

C’è qualcosa giù nell’acqua che si nasconda a noi,
Qualche timido evento, qualche segreto della luce che cada nel profondo,
Qualche fonte di dolore che non vuole ancora essere scoperta?

Perché dovrebbe importarci? Non proietta forse il desiderio i suoi
arcobaleni sulla rozza porcellana
Della pelle del mondo e con le sue misure riempie
l’aria? Perché cercare dell’altro?

II

Ed ora, mentre gli avvocati della bruttezza e del dolore
Spingono le loro barche gocciolanti su e giù per la spiaggia, mangiamo
Il nostro rombo e beviamo il nostro bel bianco Beaune.

E’ vero, la luce è artificiale e noi non siamo ben vestiti.
E allora? Ci piace così. Ci piacciono i manzi nel fieno della porta accanto,
ci piace il suono del vento che accarezza l’erba. Il modo in cui parli

Quella voce carezzevole, le rivelazioni della scorsa notte… perché vivere
per qualcos’altro?
Il nostro capolavoro è la vita privata.

III

Sostando sulla banchina fra il Roving Swan e la Star Immaculate,
Respirando l’aria notturna mentre il momento del piacere vissuto
Nell’evanescenza del piacere sembra crescere, la sua macchiata

Bellezza, che può solo essere ciò che è, sostenendo se stessa
Un po’ di più nel suo andare, io penso al nostro morbido passaggio
Attraverso divisioni, attraverso crisi che irrompono nell’ordinario,
lasciandoci un po’ più stanchi ogni volta,
Un po’ più distanti dalle esperienze, che, in passato,
Ci tenevano prigionieri per ore. Il cammino in auto lungo la sinuosa strada

Di ritorno verso casa, il mare che sbatte sulle scogliere,
Il bicchiere di whiskey sulla tavola, il libro aperto, le domande,
Le ricompense di tutto il giorno che attendono alle porte del sonno…


Traduzione di Ipazia


1 commento :

  1. Mmm...non sempre un capolavoro è un' opera perfetta, a volte lo è, non sempre ed obbligatoriamente: quanti capolavori nascono da
    crisi dolorose e profonde, quanti lasciano trapelare il dolore che li sottende, per esempio Caravaggio, quel buio profondo, quei lampi di luce, quei colori crudeli, quei visi troppo umani...

    RispondiElimina