martedì 28 settembre 2010

5 Lombrichi...e un pizzico di Prevert

5 lombrichi, compagni di donne e di avventure
2 larve di cetonia, da cullare in un fiore
2 chiocciole, una per uno, amore
1 lumaca," a l' enterrement d' une feuille morte
                  deux escargot s'en vont..."*
1 centopiedi, per correre da te , col batticuore.


* Da " Chanson des escargot qui vont à l'enterrement "
   di Jacques Prevert



Visto, basta veramente poco per essere felici!

L' idea per questa piccola poesia me l'ha data  la lista di un terrario che una maestra aveva preparato per i suoi alunni...

5 lombrichi
2 larve di cetonia
2 chiocciole
1 lumaca
1 centopiedi

Dopo i post di Iago, leggeri e vaporosi, mi sento autorizzata ad appesantire di nuovo l'atmosfera con una mia poesia sulla guerra, rischiando, lo so, di apparire così pedante!
Prometto, però, che il prossimo post parlerà d'amore.


La guerra

Noi siamo qui
abbarbicati al nostro destino
incuranti del resto del mondo
dediti solo al nostro dolore
percorriamo la nostra strada
la strada che separa
la vita di ieri
da quella di ora
fugge decisa verso il nulla
strapiombi tappezzati d’orrore
sono i nostri giorni
soffitti di pece nera
sovrastano i nostri corpi
e le ore
tutte le ore
battono sempre lo stesso tempo
quello della paura.
Noi siamo qui
guardateci
guardateci bene
e ricordateci
ricordateci sempre
lasciate che almeno
le nostre mute grida
ci sopravvivano.
Addio vita addio
non sappiamo perché moriamo
e interi mari di lacrime
non bastano a piangerci.

lunedì 27 settembre 2010

Giuseppecesaropoeta

A Ferragosto
Sei tornata col vento dei lidi
che t'accarezza leggero
e sul balcone ti porta dei baci
che raccontano il mare
nel sussurro dell'onda azzurra
della spiaggia che buttò giù
i castelli di sabbia fatti
dai bambini.
Sei tornata a preparare il tuo nido
e a girare nel sole
mano nella mano
con le stelle timide dell'ieri.
Sei tornata a vedere
 i riflessi della luna
che si specchiano sul fiume
nella bella notte d'estate.
E poi con l'aria
umida di nostalgia
sei di nuovo andata via.
D'agosto
Ancora nell'onirico sogno
di una sera d'estate
brilla alla festa del fiume
una pioggia di stelle
per quel fiore che forse soltanto
nella fantasia potè fiorire.
Domani col trascorrere
 inarrestabile del tempo
rimarrà una struggente nostalgia.
 per la bella
ragazza espanola
fino alla sera tardi
quante magie
e giravolte di danze come in una favola.
dove ritorna e
vola la notte in incendi di veli
nello sguardo e per  le labbra rosse

di Dolores. 

sabato 25 settembre 2010

L' infedeltà. Nicarco, Antologia Palatina,

Sbattere sempre una donna, la stessa, non è, Caridemo,
un' autentica gioia per nessuno.
E' la natura che pomicia sempre, cangia di pelle,
cerca l' inganno con la fica altrui.



lunedì 20 settembre 2010

EDITORIALE di Iago

Cara Ipaz, as you say, il blog non decolla, tanto che posso scriverti un post come se ti stessi scrivendo privatamente, e già questo ne dimostra l' insuccesso, direi totale; a questo punto, che dovemo fa'?
O lo consideriamo un diario a due, sicuramente interessante e stimolante, ma allora tanto vale renderlo solo privato, o chiudiamo definitivamente questo tentativo, oppure..., non lo so, dimmi tu.
Kisses
Alessandro

 per ora un semplice INTERVALLO
http://www.youtube.com/watch?v=iUjpXx-xCnM

domenica 19 settembre 2010

BISANZIO, Henrik Norbrandt

Il nostro amore è come Bisanzio
dev’essere stata
l’ultima sera. Dev’esserci stato
immagino
un alone sui volti
di chi si affollava nelle vie
o sostava in piccoli gruppi
agli angoli delle strade e delle piazze
e parlava a bassa voce
un alone che doveva ricordare
quello che ha il tuo volto
quando scosti i capelli
e mi guardi".
(Henrik Nordbrandt)

sabato 18 settembre 2010

ORLANDO FURIOSO

Iocondo, per amore della moglie, rinuncia ad uccidere i due rei, torna sconvolto dal fratello , che vedendolo così provato pensa che sia la lontananza della moglie a turbare così  Iocondo!
 Accolto come un amico dal Re, Iocondo tuttavia si dispera e rimane in disparte fino a quando...

Le stanze sue, che sono appresso al tetto
l'ultime, inanzi hanno una sala antica.
Quivi solingo (perche ogni diletto,
perch'ogni compagnia prova nimica)
si ritraea, sempre aggiungendo al petto
di più gravi pensier nuova fatica:
e trovò quivi (or chi lo crederia?)
chi lo sanò de la sua piaga ria.

In  capo de la sala, ove è più scuro
(che non vi s'usa le finestre aprire,)
vede che 'l palco mal si giunge al muro,
e fa d'aria più chiara un raggio uscire.
Pon l'occhio quindi, e vede quel che duro
a creder fôra a chi l'udisse dire:
non l'ode egli d'altrui, ma se lo vede;
ed anco agli occhi suoi propri non crede.

 Quindi scopria de la regina tutta
la più secreta stanza e la più bella,
ove persona non verria introdutta,
se per molto fedel non l'avesse ella.
Quindi mirando vide in strana lutta
ch'un nano aviticchiato era con quella:
ed era quel piccin stato sì dotto,
che la regina avea messa di sotto.

 Attonito Iocondo e stupefatto,
e credendo sognarsi, un pezzo stette;
e quando vide pur che gli era in fatto
e non in sogno, a se stesso credette.
- A uno sgrignuto mostro e contrafatto
dunque (disse) costei si sottomette,
che 'l maggior re del mondo ha per marito,
più bello e più cortese? oh che appetito! -

 Non sembra un film di Quentin Tarantino?

venerdì 17 settembre 2010

ORLANDO FURIOSO

Ipaz, ricordi quei giorni noiosi di scuola passati a leggere, male, l' Orlando Furioso?
Mesi fa, in quell'inverno che tu non ami,me lo sono riletto integralmente ( Orlando Furioso, Ludovico Ariosto,
prefazione e note di Lanfranco Caretti, Nuova Universale Einaudi, quella con la copertina bianca e bande rosse,
il logo dello struzzo in basso, bene in evidenza, la carta fine e leggera quasi fosse di riso...) ed ho scoperto delle parti meravigliose ed allegre, piene di ironia, come questa:
Canto ventesimottavo

Iocondo, cavaliere di eccezionale bellezza, viene invitato a raggiungere il re Astolfo; sua moglie si dispera e piange per la partenza , afferma che morirà per la mancanza del marito, gli regala infine un prezioso monile ereditato dal padre.
 Iocondo parte ma...

Iocondo ancor duo miglia ito non era,
che gli venne la croce raccordata,
ch'avea sotto il guancial messo la sera,
poi per oblivion l'avea lasciata.
- Lasso! (dicea tra sé) di che maniera
troverò scusa che mi sia accettata,
che mia moglie non creda che gradito
poco da me sia l'amor suo infinito? -
19
Pensa la scusa, e poi gli cade in mente
che non sarà accettabile né buona,
mandi famigli, mandivi altra gente,
s'egli medesmo non vi va in persona.
Si ferma, e al fratel dice: - Or pianamente
fin a Baccano al primo albergo sprona;
che dentro a Roma è forza ch'io rivada:
e credo anco di giugnerti per strada.

...Smonta in casa, va al letto, e la consorte
quivi ritrova addormentata forte.
La cortina levò senza far motto,
e vide quel che men veder credea:
che la sua casta e fedel moglie, sotto
la coltre, in braccio a un giovene giacea.
Riconobbe l'adultero di botto,
per la pratica lunga che n'avea;
ch'era de la famiglia sua un garzone,
allevato da lui, d'umil nazione.     

                                  to be continued... ( curiosona!!!)                     

giovedì 16 settembre 2010

Cari amici, l’estate sta finendo, per dirla con i Righeira e non è che poi sia durata tanto.
L’estate, per me, è sinonimo di giovinezza, rinascita, apertura verso il mondo e verso il futuro, ottimismo.Ma non è così per tutti poiché conosco e so che ci sono persone che solo nell’inverno trovano piena corrispondenza con la parte più intima di se stessi.

Solo nella luce invernale si sentono bene e respirano a pieni polmoni il vento freddo che rischiara loro la mente ed il cuore.

Che dire?

Ogni stagione ha i suoi pregi e difetti ma io, da fan sfegatata dell’estate, vi posto due poesie di autori famosi e una poesia mia che parlano di lei.

Distesa estate,
stagione dei densi climi
dei grandi mattini
dell'albe senza rumore -
ci si risveglia come in un acquario -
dei giorni identici, astrali,
stagione la meno dolente
d'oscuramenti e di crisi,
felicità degli spazi,
nessuna promessa terrena
può dare pace al mio cuore
quanto la certezza di sole
che dal tuo cielo trabocca,
stagione estrema, che cadi
prostrata in riposi enormi,
dai oro ai più vasti sogni,
stagione che porti la luce
a distendere il tempo
di là dai confini del giorno,
e sembri mettere a volte
nell'ordine che procede
qualche cadenza dell'indugio eterno.

V.Cardarelli


Meriggio d'Estate

Silenzio! Hanno chiuso le verdi
persiane delle case.
Non vogliono essere invase.
Troppe le fiamme
della tua gloria,o sole!
Bisbigliano appena
gli uccelli,poi tacciono,vinti
dal sonno. Sembrano estinti
gli uomini,tanto è ora pace
e silenzio... Quand'ecco da tutti
gli alberi un suono s'accorda,
un sibilo lungo che assorda,
che solo è così:le cicale.

U.Saba



Dolce estate

hai il sapore della giovinezza

e non posso pensare

che domani sarò vecchia

o non ci sarò più

che non vedrò più le fragole e i lamponi

gli ananas e i meloni

i gelati al caffè e alla cioccolata

o la panna montata

le spiagge calde e la luna piena

non sentirò più il frinir delle cicale

nessuna vespa mi farà del male

e sempre d'estate

quando ancor mi scopro nello specchio bella

mi ritrovo a pensar

non illuderti stella

quell'immagine non sarà eterna.

Scritta da Ipazia tanto tanto tempo fa

ORLANDO FURIOSO e non solo lui...

 Però Ludovico Ariosto...

1
Chi mette il piè su l'amorosa pania,
cerchi ritrarlo, e non v'inveschi l'ale;
che non è in somma amor, se non insania,
a giudizio de' savi universale:
e se ben come Orlando ognun non smania,
suo furor mostra a qualch'altro segnale.
E quale è di pazzia segno più espresso
che, per altri voler, perder se stesso?
2
Vari gli effetti son, ma la pazzia
è tutt'una però, che li fa uscire.
Gli è come una gran selva, ove la via
conviene a forza, a chi vi va, fallire:
chi su, chi giù, chi qua, chi là travia.
Per concludere in somma, io vi vo' dire:
a chi in amor s'invecchia, oltr'ogni pena,
si convengono i ceppi e la catena.
3
Ben mi si potria dir: - Frate, tu vai
l'altrui mostrando, e non vedi il tuo fallo. -
Io vi rispondo che comprendo assai,
or che di mente ho lucido intervallo;
ed ho gran cura (e spero farlo ormai)
di riposarmi e d'uscir fuor di ballo:
ma tosto far, come vorrei, nol posso;
che 'l male è penetrato infin all'osso.

vero indignata Ipazia???


 

mercoledì 15 settembre 2010

Bisanzio,Costantinopoli, Istanbul...Nazim Hikmet - Se per i buoni uffici del signor Nuri



ti guarderei, gioia, ti guarderei stupito
come sei bella, Dio mio, come sei bella
l'aria e l'acqua d'Istanbul nel tuo sorriso
la voluttà della mia città nel tuo sguardo
o mia sultana, o mia signora, se tu lo permettessi
e se il tuo schiavo Nazim Hikmet l'osasse
sarebbe come se respirasse e baciasse
Istanbul sulla tua guancia
ma sta' attenta
sta' attenta a non dirmi "avvicinati"
mi sembra che se la tua mano toccasse la mia
cadrei morto sul pavimento.


  Da Per i buoni uffici del signor Nuri  di  Nazim Hikmet

giovedì 2 settembre 2010




Di ritorno dalle Seychelles: estasiata ed infuriata!

Le Seychelles contano più di 100 isole ma solo alcune di esse sono abitate.
Io sono stata nella principale, l’isola di Mahè, dove si trova anche la capitale, Victoria. Ho visitato il mercato e lì mi sono divertita tantissimo mentre girovagavo tra i suoi banchetti che mostravano la mercanzia (peperoncini piccanti, spezie, pesce, frutta).
Sui pesci esposti si posavano le mosche ma a mangiarle ci pensavano dei grandi uccelli bianchi.
La catena alimentare davanti ai tuoi occhi!
Poi sono salita al primo piano dove si vendevano invece souvenir e, soprattutto, parei. Lì, in mezzo a tutti quei colori, potevi anche dimenticarti che esiste la morte e fingere di essere immortale per un po’.
Le Seychelles sono il paradiso della biodiversità.
In Italia e in Europa abbiamo le pinete, i querceti, gli oliveti ma lì in un metro quadrato di terra puoi ritrovarci venti, trenta specie botaniche, delle più diverse e disparate.
Inoltre, puoi trovarci delle bouganvilles di colore giallo mai viste qui in Italia, perlomeno non da me, oppure dei fiori mai visti in Italia, dalle forme assolutamente inconsuete.
In un posto così ti aspetteresti l’esistenza di scimmie e serpenti invece non ce n’è nemmeno l’ombra laddove, invece, troverai innumerevoli specie di uccelli e un pipistrello enorme che si ciba di frutta e innumerevoli specie di insetti (ragni soprattutto che tessevano delle ragnatele che erano un miracolo d’ingegneria).
Ma lo sapete che nei ristoranti uno dei piatti che servivano era il pipistrello in terrina?
Orrore!
I pesci che si mangiano sono due: il red snapper (per il colore rosso della pelle) e il job. Da questi due tipi di pesci si ricavano dei filetti molto alti che si mangiano con la creole sauce o con il riso bollito.
Questi pesci non sono saporiti come i nostri perché l’acqua dell’Oceano è meno salata di quella dei nostri mari (infatti, dopo aver fatto il bagno, non sentivo la tipica sensazione della pelle che tira che si prova quando vai a fare il bagno a Capo Miseno, vicino Napoli).
Gli abitanti delle Seychelles sono creoli, di discendenza africana.
Le donne giovani sono molto eleganti, indossano tutte gonna e camicetta mentre quelle più anziane indossano quei tailleur che indossavamo noi negli anni ’80, gonna e giacchino della stessa stoffa. Secondo me se li cuciono loro!
Le Seychelles hanno subìto sia la dominazione inglese che quella francese.
E delle due culture hanno mantenuto solo alcune cose, mescolandole tra loro.
I nomi delle baie per esempio sono in francese. Anse Royale, dove abitavo io, Anse Soleil, Anse Mayor, Anse Intendance.
Mentre sia il modo di guidare (volante a destra) sia il sistema scolastico sono mutuati da quelli inglesi.
Sia i bambini che i ragazzi indossavano delle divise per andare a scuola e soprattutto le bambine erano deliziose nei loro vestitini a quadretti rossi tutti uguali!
A Mahè puoi scegliere tra oltre 100 spiagge ed anche le più vicine, quelle meno conosciute, sono assolutamente fantastiche, con la vegetazione che cresce sulla sabbia, palme che ti danno l’ombra se ne vuoi e granchi grandi e piccoli piccoli, bianchi trasparenti che ti camminano tra i piedi.
Un giorno sono andata a visitare il Jardin du roi che è un giardino botanico che raccoglie le piante di molte spezie, il pepe, la noce moscata, la vaniglia, e fiori e piante tropicali. Inoltre c’è un piccolo museo con esposti alcuni Coco de Mer (che può pesare 20 kg!), il frutto simbolo delle Seychelles e noto per le sue sembianze con le forme femminili (ma il frutto maschile ha sembianze maschili!), ed un ristorantino dove gustare piatti tipici, ovviamente abbondantemente speziati!
Mentre cammino lungo il percorso che si deve seguire cartina alla mano, vedo alcune tartarughe giganti chiuse in un recinto piccolissimo!
Una di loro teneva la testa infilata nella sbarra orizzontale del recinto. Cercava di uscire!
C’erano, inoltre, molti uccelli chiusi in voliere piccolissime!
Ma che bisogno c’è di far soffrire così quei poveri animali?
Ovviamente quando sono tornata indietro ho fatto le mie rimostranze alla signora che era alla cassa del bar, dicendo che ero scioccata dalla loro insensibilità verso la sofferenza di quei poveri animali.
Avrei anche voluto dirle che sui manifesti pubblicitari si parla delle Seychelle come di un paradiso dove l’ambiente è tenuto molto in considerazione e dove la sostenibilità è al primo posto fra gli interessi del governo.
Sostenibilità?
I nostri amici un giorno ci hanno portato a Port Launay che è un’altra splendida baia. Peccato però che qui, al posto di una laguna che sorgeva a ridosso della spiaggia e che era sicuramente un paradiso della biodiversità, è sorto un mega resort a cinque stelle, con bar, ristorante, lettini sulla spiaggia e barche a mare.
E hanno fatto questo in una riserva marina!
Attenzione per l’ambiente?
Gli arabi stanno comprando tutta l’isola a suon di petrodollari. Uno è riuscito a farsi dare il permesso di costruire una megavilla sulla montagna, più in alto di tutti, in un posto dove non era possibile non vederla!
Orrore!
Insomma, coi soldi puoi comprarti tutto.
Alla fine ero, come ho detto nel titolo, estasiata ed infuriata!
Ma che cosa posso fare io per preservare Mahè, che è anche mia e di tutti, dato che il pianeta appartiene a tutti noi?
Non posso fare un bel niente, tranne cercare di scrivere qualche lettera a qualche ente preposto per cercare di liberare i poveri animali imprigionati nel Jardin du roi.
Insomma, noi tutti siamo ostaggio del denaro. Anche quelli che non vivono per lui, anche quelli che non lo hanno eletto a proprio dio, anche quelli che lo hanno rifiutato, anche quelli che lo schifano, anche quelli di Greenpeace, anche quelli di Amnesty International, anche quelli di Medici senza Fontiere, anche Emergency e, soprattutto noi italiani, governati dall’uomo più corrotto, avido e senza scrupoli degli ultimi cinquant’anni.
Quanto mi sarebbe piaciuto non conoscerlo affatto!
Che dire?
Non vi invito assolutamente a tirare i remi in barca ma, santo cielo, ditemi una cosa che va bene!

1° Giugno 2010

In metrò l’aria mancava
noi abitanti momentanei
di quel piccolo universo in movimento
respiravamo piano.
Un’ape si materializzò improvvisa
sulla testa di un distratto passeggero
che subito se ne infastidì
o se ne impaurì.
Un ragazzo in piedi
gli tolse il disturbo
di ammazzarla.
Io ho percepito la sua morte.
Troppo non si può sentire.
Altrimenti quante volte puoi morire?

Poesia di Ipazia