giovedì 7 gennaio 2016

Dalla finestra di Pessoa

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XLVIII di Alberto Caeiro

Dalla più alta finestra della mia casa
Con un fazzoletto bianco dico addio
Ai miei versi che partono verso l'umanità.
E non sono allegro né triste.
Questo è il destino dei versi.
Li ho scritti e devo mostrarli a tutti
Perché non posso fare il contrario
Come il fiore non può nascondere il colore,
Né il fiume nascondere che scorre,
Né l'albero nascondere che dà frutti.

Eccoli che già vanno lontano come su una diligenza
E io senza volere sento pena
Come un dolore nel corpo.

Chi sa chi li leggerà?
Chi sa in che mani andranno?
Fiore, mi colse il mio destino per gli occhi.
Albero, mi strapparono i frutti per le bocche.
Fiume, il destino della mia acqua era non restare in me.
Mi sottometto e mi sento quasi allegro,
Quasi allegro come chi si stanca di essere triste.

Andate, andate da me!
Passa l'albero e resta disperso nella Natura.
Appassisce il fiore e la sua polvere dura per sempre.
Scorre il fiume ed entra nel mare e la sua acqua è sempre
quella che fu sua.

Passo e resto, come l'Universo.

Traduzione di Pierluigi Raule.

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