Víctor Terán and David Shook's Like a New Sun: New Indigenous Mexican Poetry and Ahmatjan Osman's Uyghurland, the Farthest Exile.
BY ANDRÉ NAFFIS-SAHELY
Like a New Sun: New Indigenous Mexican Poetry, edited by Víctor Terán and David Shook.
Phoneme Media. $24.00.
Scrive Victor Teràn, uno dei poeti più considerati tra quelli che scrivono in Zapotec Istmus .scrive nella sua prefazione a Like New Sun: Nwe Indigenous Mexican Poetry:
Scrivere oggi in una lingua indigena è molto di più che una dichiarazione politica: è un eroico atto di sopravvivenza...Eroico perché significa dolore e sofferenza innanzi tutto a causa della indolenza di molti che parlano quella lingua, che hanno dimenticato la loro responsabilità per la madre lingua,
a causa dei loro sforzi disperati per guadagnarsi pane: perché significa sopportare l' indifferenza di governi ed istituzioni, che promovuono un doppo discorso, approvando leggi "progressive" ma non allocando le risorse necessarie per la effettiva applicazione di queste leggi.
Come New Sun, soltando la seconda antologia di questo tipo e sicuramente la più recente ( il poeta più vecchio è nato nel 1951, il più giovane nel 1981) , che si erige come un monumento a questo atto di sopravvivenza. Teràn ed il suo coeditore David Shook hanno scelto sei poeti che scrivono in sei lingue indigene ed hanno reclutato sei traduttori per tradurre le loro opere in lingua Inglese, presentando le poesie originali in testo a fronte. Malgrado ogni poeta qui presentato meriti attenzione, io sono stato colpito da Mikeas Sanchez, che scrive nella lingua Zoque, parlato da circa settantamila persone negli stati del sud del Chiapas, Oaxaca, e Tabasco, al confine con il Guatemala. Come dice il curatore:
Lo Zoque è un lingua in pericolo, e ciò è dovuto al rapido passaggio allo Spagnolo tra la gioventù Zoque, malgrado questo sia attivamente contrastato da attivisti pro lingua come Sanchez che trasmette programmi radio in lingua Zoque.
Senza ombra di dubbio , il suo lavoro giornaliero ed i suoi viaggi all'estero ispirano le poesie della Sanchezm che sono appassionatamente cosmopolite; molte sono ritratti di donne da “Nereyda Dreamed in New York,”, dove un migrante contempla " il suo riflesso in una vetrina di Macy", ad Aisha che " lascia Marrakesh / come una che fugge la propria ombra e schiva i lampioni e la luna piena , e Rama che ha 35 anni e finalmente comprende che essere liberi è anche dormire nuda / senza che mani frughino il tuo sesso. Ancora il maggior contributo della Sanchez a questa antologia - e forse una delle opere più interessanti - è Gesù non ha mai capito le preghiere di mia nonna
La poesia inizia con debolezza ed un forte senso di isolamento, tuttavia termina con una nota di rivolta e di incredibile forza, simbolizzata dai sette figli. Come Morrison dice nel suo saggio, na lingua oppressiva fa ben più che rappresentare la violenza; è violenza essa stessa" e la violenza in questa poesia parla uno Spagnolo fluente. La nonna del poeta si inginocchia di fronte ai santi importati dalla Penisola Iberica, capitolando così al colonialismo che devastò la sua cultura, pur tuttavia ella limita questo solo ad un mero atto fisico perché prega in una lingua che i "veri" Cristiani non possono - o non vogliono- ascoltare. Invece le sue parole Zoque si rivolgono agli elementi naturali, facendo sì che la nonna possa voltare le spalle agli aggressivi idoli Spagnoli e possa entrare in stretto contatto con la natura. Così, la lingua della nonna diviene uno strumento di dissenso. Le esclamazioni in corsivo sono invettive Zoque, il che è perfettamente comprensibile: quando i vecchi cliché svaniscono, tendiamo ad imprecare più facilmente nella nostra lingua madre.
Malgrado la sua attraente semplicità, il ritratto che Sanchez fa di sua nonna può servire come primo ed importante passo per comprendere la storia dei popoli indigeni del Messico dopo l'arrivo degli Spagnoli. L'oppressione sistematica, la reclusione, e la commercializzazione degli indigeni Messicani fu potenzialmente più orribile di quella affrontata dai loro omologhi a nord del Rio Grande: divisi in stati fantoccio dopo la conquista del sedicesimo secolo, queste comunità furono ridotte in una serie di villaggi durante i secoli seguenti. I criollos - che, come i padri fondatori prima di loro, credevano che tutti gli uomini bianchi fossero stati creati uguali - li sfrattarono dalle loro terre coltivare comuni ancora una volta nel diciannovesimo secolo. Di conseguenza, molti di questi borghi sparpagliati divennero poco più che terreno di reclutamento dove i grandi proprietari di aziende agricole potevano trovare mano d'opera a basso costo per le loro aziende.
http://www.worldliteraturetoday.org/2014/september/two-poems-mikeas-sanchez
Jesucristo’is Ja’ Ñäjktyäj’ya Äj’ Tzumama’is Kyionuksku’y
Äj’ tzumama’is ja’ myuspäkä’ kastiya’ore
natzu’ jyambä’ä ngyomis’kyionukskutyam
natzu’ xaä’ tumä nabdzu’
jyambäukam yanuku’is musokiu’tyam
Äj’ tzumama’is wyanjambana’ jujche’ ore’omorire’na
Muspabä tä’ tzamä’sawa’jin
tese’ kujtnebya’na eyabä’ ngomis wyinan’omoram
tese’na konukspa chokoyjin ni’ijse
Jesucristo’is ja’ myajna kyonujksku’y
te’ yore äj’ dzumamas’ñye
ñä’ ijtu’na pomarrosas yoma’ram
tese’ sunkbana’ tumä’ matza
wyrün’omoram wadbasenaka’
San Miguel Arkangel’is ja’ myajna’ kyänuksku’y
äj’tzumama’is kyänuksku’y wenen’omo yaxonguy’tyam’dena’
jukis’tyt numbana’ tese’ poyajpana te’ toya’ram
patsoke wejpana’ tese’ te’ Sungä mita’na yängu’kyämä
Te’ yängu’kyämärike pänayaju’ kuyay’yune’ram
Mia nonna non hai mai imparato lo Spagnolo
temeva di dimenticare i suoi deiLa poesia inizia con debolezza ed un forte senso di isolamento, tuttavia termina con una nota di rivolta e di incredibile forza, simbolizzata dai sette figli. Come Morrison dice nel suo saggio, na lingua oppressiva fa ben più che rappresentare la violenza; è violenza essa stessa" e la violenza in questa poesia parla uno Spagnolo fluente. La nonna del poeta si inginocchia di fronte ai santi importati dalla Penisola Iberica, capitolando così al colonialismo che devastò la sua cultura, pur tuttavia ella limita questo solo ad un mero atto fisico perché prega in una lingua che i "veri" Cristiani non possono - o non vogliono- ascoltare. Invece le sue parole Zoque si rivolgono agli elementi naturali, facendo sì che la nonna possa voltare le spalle agli aggressivi idoli Spagnoli e possa entrare in stretto contatto con la natura. Così, la lingua della nonna diviene uno strumento di dissenso. Le esclamazioni in corsivo sono invettive Zoque, il che è perfettamente comprensibile: quando i vecchi cliché svaniscono, tendiamo ad imprecare più facilmente nella nostra lingua madre.
Malgrado la sua attraente semplicità, il ritratto che Sanchez fa di sua nonna può servire come primo ed importante passo per comprendere la storia dei popoli indigeni del Messico dopo l'arrivo degli Spagnoli. L'oppressione sistematica, la reclusione, e la commercializzazione degli indigeni Messicani fu potenzialmente più orribile di quella affrontata dai loro omologhi a nord del Rio Grande: divisi in stati fantoccio dopo la conquista del sedicesimo secolo, queste comunità furono ridotte in una serie di villaggi durante i secoli seguenti. I criollos - che, come i padri fondatori prima di loro, credevano che tutti gli uomini bianchi fossero stati creati uguali - li sfrattarono dalle loro terre coltivare comuni ancora una volta nel diciannovesimo secolo. Di conseguenza, molti di questi borghi sparpagliati divennero poco più che terreno di reclutamento dove i grandi proprietari di aziende agricole potevano trovare mano d'opera a basso costo per le loro aziende.
http://www.worldliteraturetoday.org/2014/september/two-poems-mikeas-sanchez
Jesucristo’is Ja’ Ñäjktyäj’ya Äj’ Tzumama’is Kyionuksku’y
Äj’ tzumama’is ja’ myuspäkä’ kastiya’ore
natzu’ jyambä’ä ngyomis’kyionukskutyam
natzu’ xaä’ tumä nabdzu’
jyambäukam yanuku’is musokiu’tyam
Äj’ tzumama’is wyanjambana’ jujche’ ore’omorire’na
Muspabä tä’ tzamä’sawa’jin
tese’ kujtnebya’na eyabä’ ngomis wyinan’omoram
tese’na konukspa chokoyjin ni’ijse
Jesucristo’is ja’ myajna kyonujksku’y
te’ yore äj’ dzumamas’ñye
ñä’ ijtu’na pomarrosas yoma’ram
tese’ sunkbana’ tumä’ matza
wyrün’omoram wadbasenaka’
San Miguel Arkangel’is ja’ myajna’ kyänuksku’y
äj’tzumama’is kyänuksku’y wenen’omo yaxonguy’tyam’dena’
jukis’tyt numbana’ tese’ poyajpana te’ toya’ram
patsoke wejpana’ tese’ te’ Sungä mita’na yängu’kyämä
Te’ yängu’kyämärike pänayaju’ kuyay’yune’ram
Mia nonna non hai mai imparato lo Spagnolo
temeva di svegliarsi una mattina
senza i prodigi della sua progenie nella memoria
Mia nonna credeva che solo in Zoque
potevi parlare al vento
ma si inginocchiava di fronte ai santi
e pregava con più passione di tutti
Gesù non l'ha mai sentita
la lingua di mia nonna
profumava come le mele-rose
e gli occhi le si illuminavano quando cantava
con lo splendore delle stelle
San Michele Arcangelo non l' ha mai sentita
le preghiere di mia nonna talvolta erano bestemmie
jukis’tyt diceva e il dolore spariva
patsoke urlava e il tempo si fermava sotto il suo letto
Lo stesso letto dove aveva fatto nascere i suoi sette figli-
My grandmother never learned Spanish
was afraid of forgetting her gods
was afraid of waking up in the morning
without the prodigals of her offspring in her memory
My grandmother believed that you could only
talk to the wind in Zoque
but she kneeled before the saints
and prayed with more fervor than anyone
Jesus never heard her
my grandmother’s tongue
smelled like rose apples
and her eyes lit up when she sang
with the brightness of a star
Saint Michael Archangel never heard her
my grandmother’s prayers were sometimes blasphemies
jukis’tyt she said and the pain stopped
patsoke she yelled and time paused beneath her bed
In that same bed she birthed her seven sons
— Translated from the Zoque by David Shoo
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