giovedì 26 dicembre 2013

PETER RILEY, The BBC at Lunca Ilvei, from CARPATHIAN PIECES, trad. A.Panciroli






La BBC a Lunca Ilvei

Una troupe della BBC con un famoso presentatore venne spedita in Transilvania per realizzare un programma da mettersi  in onda ad Halloween, ponendo l'accento sul raccapricciante: fantasmi, vampiri, lupi,etc. Per cosa altro sarebbero dovuti venire?  Per cosa altro qualcuno avrebbe dovuto interessarsi alla Transilvania? Arrivarono a Lunca Ilvei e  quattro di loro furono ospitati in una specie di ostello in fondo al paese. Sapevano bene quel che volevano.

  Volevano immediatamente una riunione con un bel falò. Non avevano tempo da perdere, doveva essere stanotte.Venne organizzato nei campi appena dietro le stalle.  Nel pomeriggio venne messa insieme una grande pira e vennero avvisati una ventina di paesani e noi. C'era necessità anche dei due musicisti del villaggio - fisarmonica e violino. Questi erano piccoli proprietari che suonavano  in zona per hobby o per un piccolo reddito extra, ed il loro repertorio era una selezione di pezzi da tutta la nazione. Il fisarmonicista era abbastanza bravo, il violinistista  era piuttosto incapace, ma il suonatore di fisarmonica suonò gran parte della musica.

  Quando fu buio venne acceso il fuoco ed il cast fu riunito su un argine erboso di fronte, sedendo a terra o in piedi, in un piccolo arco, che con un attento controllo della telecamera poteva rappresentare un intero cerchio di contadini intorno al fuoco. Il terreno era umido e  piuttosto fangoso, ed era sta posizionata una striscia di plastica per sedersi, speriamo non troppo evidente sullo schermo. Al centro dell'arco sedeva il presentatore, un Irlandese, mentre intervistava Julian, illuminato dal bagliore del fuoco. La BBC aveva fornito due casse di birra per tutti quanti, il che fu molto apprezzato,e sopratutto per questo, penso, l'atmosfera generale era serena, a dispetto della falsità della situazione e dei relativi  disagi.

  Perché a meno di non stare nel diretto raggio d'azione del fuoco faceva abbastanza freddo ed ogni tanto pioveva un po'. Anche sedere sulla plastica per terra non era troppo facile e c'era una tendenza a scivolare lentamente a valle. Ma l'atmosfera generale era ancora serena; la gente parlava, tracannava birra, ed i musicisti suonavano, qualcuno cantava e l'intervista continuò.

  Julian è un buon narratore. Racconti di orsi e di lupi. Di quando una volta trovò un orso sul suo albero di mele. E di quell'inverno che i lupi scesero dalle montagne fin nelle strade del paese e di quando a volte li sente ululare nella notte. Il presentatore ovviamente non era  molto contento e le cose migliorarono quando lo Julian stesso iniziò a portare il discorso da una cosa all'altra, sotto la spinta illuminante della "zuica"* che stava bevendo. C' era anche una influenza reciproca con i paesani,  battute e scherzi in romeno che potrebbero aver detto nulla di ciò che la BBC sapeva ma che il gruppo pensava fossero molto spiritosi. In particolare c'era tra di noi una ragazza adolescente, un membro del casuale staff casalingo di Julian, la quale  era apparentemente molto sensibile all'argomento "ragazzi", ed a cui  Julian lanciava suggestivi commenti che ricevevano da lei stridule risposte e il tutto andò molto bene alla folla lì riunita.

  Il problema era, che qualunque cosa si dicesse o facesse, il presentatore o il produttore gridavano immediatamente, "Rifallo, ridillo", includendo tutti i casuali scambi di battute in romeno.  Tutto doveva essere ripetuto, una seconda o terza volta per un miglior angolo di ripresa o di presa del suono. Naturalmente  non era mai buona la seconda volta, e molto meno divertente per i paesani, e questa moltiplicazione per due rese il tutto assai noioso. E ci furono altri problemi, come domande molto stupide cui Julian dovette comunque dare una risposta e cercare inoltre di rendere di nuovo interessante la conversazione. Anche il cameraman aveva i suoi bei problemi. Era evidentemente molto bravo nel suo lavoro,  destreggiandosi bravamente con una camera a mano, ma aveva incautamente mangiato senza freni da quando era arrivato ed ora soffriva di un grave attacco di diarrea. Così  il cameraman interrompeva continuamente l'azione consegnando la telecamera a quello più vicino dell troupe BBC ( tienila solo un minuto, ti va?) e scomparendo dopo nella oscurità, indirizzato a voce alta da Giuliano verso un boschetto sul retro del campo.



Hotel Castle Dracula




  Ci volle un bel po' di tempo. Come Dio volle quelli della BBC si guardarono l'un altro e dissero," Siamo a posto, abbiamo filmato abbastanza." Si riunirono, e se ne andarono, scortati fino alle auto e agli autisti in attesa, per fortuna penso perchè il cameraman non era l'unico ad essersi ammalato e tutti quanti sembravano stanchi, inoltre dovevano alzarsi presto la mattina seguente per una passeggiata a cavallo attraverso la foresta fino al Castello di Dracula, in realtà un albergo degli anni 80 così recentemente rinominato distante circa 20 chilometri.

  Ma i musicisti suonavano ancora , così rimasero tutti. E suonarono alcuni brani molto popolari  che molti conoscevano e cantavano, e iniziarono le danze. Era più freddo, era più buio e c'era una certa pioggerellina, cui nessuno fece attenzione. Il fuoco era un cumulo di braci ardenti ora ed intorno ad esso danzarono sul fango, per quasi un'ora. Coppie volteggianti, sul fango. Fu di gran lunga la parte più bella della serata.

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* Specie di grappa fatta in casa ad alto tenore alcolico








martedì 24 dicembre 2013

A Christmas prayer



Lo so che non devo postare subito dopo Jago ma una poesia di Natale ci vuole e deve venire prima del Natale!
Tanti auguri a tutti!
Merry Christmas to all of you!

A Christmas prayer

I’d like, as a Christmas present,

Only a little piece of time,

Full of colours and bright

Through which I could fly

Along the borders of the sky

And from there on mountains high

Through which I could rewind

All the events of my life

But uniquely those blithe

From which I could reacquire

Only a little piece of time

Please a little piece of time

For me and my body entire

So that I could mirror-eye

Myself and my body entire

Please a little piece of time

For me and my body entire

So that my actions alike

Could be like those of that time

In which I was young and bright

Please a little piece of time


For me and my body entire!

Poem by Ipazia

domenica 22 dicembre 2013

PETER RILEY " I am a Poet", from CARPATHIAN PIECES, trad. A.Panciroli


"I am a poet"
i.m Barry MacSweeney


Risiedevamo a Szàrhegy, nei pressi di Gheorgheni, nella casa di una coppia di pensionati ungheresi che ci colmavano di attenzioni nel modo più piacevole, completamente dominati dagli impulsi di "ospitalità contadina" sebbene vivessero in una cittadina ora solo in parte rurale. Lui era un direttore dei lavori in pensione, in attesa della pensione statale che doveva ancora arrivare da tre anni. Nella loro cucina-salotto ci veniva servita una splendida cena con un delizioso rosè demi-sec fatto in casa, e dopo uscivamo per una passeggiata tra le strade del paese.


La strada dove abitavano: lunga, dritta, non asfaltata ma uniformemente livellata, le altre strade la tagliavano perpendicolarmente, come una griglia. Le case tutte ad un piano,  tutte abbastanza simili, si ergevano tra gli orti  con alberi da frutto e pozzi, le recinzioni in legno tutt' intorno. Tutte decorate individualmente, molte anche con i tubi delle grondaie con inserti floreali dello stesso metallo - e lo stesso: tutte più o meno simili l'una all'altra.





Alla fine della loro strada girammo per una strada appena più importante  che portava verso il centro città. Superammo sulla destra uno di quei palazzi lunghi e bassi che avevamo già visto in altri posti, probabilmente reliquie del comunismo,  di cui sembra che la gente abbia difficoltà a trovare un nuovo uso. Una fila di finestre piuttosto piccole ed oblunghe in uno sporco muro bianco lungo la strada, porte ad ogni estremità, e nessun segno di vita alle finestre. Ma l'ultima finestra con la sua porta, qualcuno era riuscito a trasformarla in un bar: il muro bianco riverniciato di fresco e più luminoso per gli ultimi dieci metri, le luci accese,  fuori sul marciapiede un paio di tavoli  con sedie, pochi uomini seduti. Era stata una giornata afosa e faceva ancora caldo nella fievole luce di un pallido cielo privo di nuvole.

Come passammo oltre, un uomo si alzò dai tavoli, attraversò la strada e ci venne incontro. Era basso, sui quaranta, con dei baffi spioventi, folti capelli lunghi sino alle orecchie, e soprattutto due grandi occhi tristi sotto le folte sopracciglia. Mi afferrò la mano e continuò a stringerla delicatamente, dapprima non dicendo nulla, forse indeciso su che lingua usare. Poi, ancora stringendomi stretta la mano tra le sue ma senza nessuna pressione, disse in rumeno, " Sono un poeta. Ma l'alcool mi ha distrutto il cervello." Ed i suoi grandi occhi  addolorati guardarono fisso nei miei mentre noi annuivamo con comprensione e aspettavamo ciò che sarebbe accaduto dopo. Rimase così ancora un po', poi senza fare altro mi lasciò andare la mano e ritornò al bar dall'altra parte della strada.


sabato 21 dicembre 2013

PETER RILEY, Sunday Evening in Botiza, from CARPATHIAN PIECES, trad. A. Panciroli


UNA DOMENICA SERA A BOTIZA


Una tepida domenica sera a Botiza dopo una giornata torrida, e naturalmente molta gente se ne sta all'aperto per le strade e gli spazi aperti del paese. Le luci sono accese nel bar, e nella bottega di alimentari della porta accanto che è lo stesso un bar, ed il negozio di ferramenta appresso, un bar anch'esso.
Parecchi uomini se ne stanno seduti all'aperto lungo la strada dei tre negozi, ai tavoli o sul bordo del marciapiede discutendo animatamente e di tanto in tanto qualcuno accenna un sussurro di canzone. Gruppi di uomini e donne per tutto il paese siedono su panche o su muretti o se stanno in piedi, qualcuno con una bottiglia in mano, altri no. Mezzo chilometro più avanti lungo la strada principale un grande bar usato dai giovani da cui proviene della musica, dentro strapieno e da lì i ragazzi si riversano per la strada. La gente non è, come in altri paesi, vestita a festa per la domenica- per lo più sembra essere come è di solito, come sarebbero in ogni altra tepida sera, la maggioranza almeno. 







I vecchi siedono sotto i portici tra le strade strette, soli o in compagnia, parlando tra loro o con i rari passanti. Nessuno lavora: nessuno lava i panni nel fiume, nessuno porta carichi o attrezzi, nessuno conduce animali. Qua e là i bambini, in gruppo o a coppie, gironzolano,  corrono, se ne stanno ritti in piedi, giocano. Le ragazze  hanno il singolare privilegio  di camminare in coppia, in un affettuoso contatto fisico; a braccetto, un braccio sulle spalle e sui fianchi rotondi. Quando qualcuno incontra un altro lo bacia sulle guance. Queste sono fatti codificati. La moglie del prete, con il suo cagnolino al guinzaglio , ha attraversato il grande spazio aperto davanti ai bar, con il ruscello ed il ponte che lo attraversa, e se ne sta a chiaccherare con un altra donna, anch'essa ben vestita, quindi probabilmente della classe sociale chiamata degli " intellettuali"- insegnanti, dottori, etc. Il cane se ne sta accucciato a terra obbediente. C'è un carro parcheggiato di fronte al bar con due cavalli in attesa, di tanto in tanto si sfregano il collo. Con l'avanzarsi della sera le luci dei bar sembrano aumentare gradualmente.

Un camion a sei ruote dalle cave o dalle miniere dell'alta valle passa a velocità moderata lungo la strada principale, dopo la fila dei bar e giù lungo il paese verso la strada principale. Ricopre tutti: uomini,donne, vecchi giovani, bambini, lattanti, contadini, operai, zingari, intellettuali, bevitori, fannulloni, chiaccheroni, cantanti, cani, cavalli...in una spessa nube di polvere grigia.


***


Il testo in lingua originale in http://www.shearsman.com/archive/samples/2007/PRdaySampler.pdf pagg 176 e seg.


lunedì 16 dicembre 2013

PETER RILEY, from Pieces, fragments, and notes during the writing of SEA WATCHES 1984-7, The Llyn Writings



Così calmo e sereno un giorno tu potresti girarti e guardarlo,
e dire, " La mia vita è un trito di di dolore."

Un tremore della terra, un rimbombo profondo, la piccola drogheria
a Rhydlios trema ed i barattoli sbatacchiano sullo scaffale
pensammo che un autocarro fosse passato di lì.

La fattoria; argini di terra separano i campi, i campi
cosparsi dagli escrementi delle oche e dai gambi di funghi
fino al ciglio della scogliera, solchi di bianco calcare

Un osso vuoto, tufo poroso, delicatamente posato sul bordo della terra
una strizzata d'occhi di un industriale potrebbe frantumarlo del tutto.

Tranne che per il chiaro sereno elemento
parlato tremante nella roccia florescente.





Assurde cittadelle di collina su affioramenti ignei
l'erica che riempie l'aria di dolcezza, i pettirossi arrampicati
su fronde di felce oscillanti, frammenti di roccia spezzata

prati di muschio, mirtilli, assurde cittadelle a difesa,
di niente, deliri di vecchi, attori-politicanti,
il corpo preservato e custodito nella casa sulla vetta della montagna
orgoglio di spasmo intellettuale del potere

ma tutti i desideri ti verranno a mancare.


1. Pieces, fragments, and notes during the writing 
of Sea Watches 1984-7
* * *
So calm and clear a day you could turn and face it,
and say, “My life is a mince of pain.”

An earth tremor, a low rumble, the little grocery shop
at Rhydlios trembles and the tins rattle on the shelf
we thought a heavy goods vehicle had passed by.

The farm: earthen banks separate the fi elds, the fi elds
scattered with goose feathers dung and mushroom stalks
to the cliff edge, furrows of white rock.

Hollow bone, porous tuff, delicately poised at the land’s edge
an industrialist’s wink could crush all of it

Except the calm clear factor
spoken trembling in florescent stone


***

Insane hilltop citadels on igneous outcrops
heather fi lling the air with sweetness, stonechats perched
on swaying bracken fronds, patches of broken stone

sphagnum grasses, bilberry, insane citadels guarding
nothing, ravings of old men, actor-politicians,
the body preserved and guarded in the mountain-top house
pride of intellect spasm of power

but wishes all shall fail thee.

sabato 14 dicembre 2013

THE LAMIA (part third)



The Lamia, Herbert James Draper, 1909

.....
For the first time, since first he harbour'd in
That purple-lined palace of sweet sin,
His spirit passed beyond its golden bourn
Into the noisy world almost forsworn.
The lady, ever watching, penetrant,
Saw this with pain, so arguing a want
Of  something more, more than empery
Of joys; and she began to moan and sigh
Because he mused beyond her, knowing well
That but a moment's thought is passion's passing bell.

.....
"Let my foes choke, and my friends shout afar,
While through the thronged streets your bridal car
Wheels round its dazzling spokes". - The lady's cheek
Trembled; she nothing said, but, pale and meek,
Arose and knelt before him, wept a rain
Of sorrows at his words; at last with pain
Beseeching him, the while his hand she wrung,
To change his purpose. He thereat was stung,
Perverse, with stronger fancy to reclaim
Her wild and timid nature to his aim:

.....
Per la prima volta, da quando era arrivato
In quel palazzo scarlatto di dolce peccato,
Il suo spirito passò da quel confine dorato
Nel rumoroso mondo quasi rinnegato.
La dama, che tutto vedea, penetrante,
Vide ciò con pena, intuendo la smania adescante
Di qualcosa in più, in più del suo impero
Di gioia; e cominciò a lamentarsi ed emise sospiro
Poichè vedea oltre se stessa, bene sapendo
Che la passione è soltanto la voglia di un momento.

.....
"Lascia che i miei nemici si strozzino, e che i miei amici urlino,
Mentre attraverso le strade affollate il tuo carro da sposa
Passerà abbagliando tutti." - Le guance di lei
Tremarono; ella non disse nulla, ma, pallida e mesta,
Si sollevò e si inginocchiò davanti a lui, piangendo un mare
Di lacrime alle sue parole; in ultimo con pena
Supplicandolo, mentre la mano gli stringeva,
Di cambiare il suo proposito. Egli però era deciso,
Perverso, con più forte brama di piegare
La di lei selvatica e timida natura al suo scopo:

.....

So in they hurried all, maz'd, curious and keen:
Save one, who look'd thereon with eye severe,
And with calm-planted steps walk'd in austere;
'Twas Apollonius: something too he laugh'd
As though some knotty problem, that had daft
His patient thought, had now begun to thaw,
And solve and melt: -- 'twas just as he foresaw.

.....

Così tutti si accalcarono, stupiti, curiosi e ansiosi:
Tranne uno, che guardava con occhio severo,
E con calmi passi entrava austero;
Era Apollonio: per qualcosa aveva riso,
Come se un problema intricato, che aveva arrovellato
La sua mente paziente, cominciasse ora a chiarirsi,
Risolversi, sciogliersi:-- era come se profetizzasse.

.....
"Lamia, what means this? Wherefore dost thou start?
"Know'st thou that man?" Poor Lamia answered not.

.....
"Begone, foul dream!" he cried, gazing again
In the bride's face...

.....
"Fool! Fool! repeated he, while his eyes still
Relented not, nor mov'd; "from every ill
Of life have I preserv'd thee to this day,
And shall I see thee made a serpent's prey?"

.....
"A Serpent!" echoed he; no sooner said
Than with a frightful scream she vanished:
And Lycius' arms were empty of delight,
As were his limbs of life, from that same night.
On the high couch he lay! - his friends came round -
Supported him - no pulse, or breath they found,
And, in its marriage robe, the heavy body wound.

.....
"Lamia, cosa significa ciò? Perchè trasali?
"Conosci quell'uomo? La povera Lamia non rispose.
.....
"Va' via, sogno orribile!" egli urlò, di nuovo fissando
Il volto della sposa...

....
"Sciocco! Sciocco!" egli ripetè, mentre i suoi occhi
Non si placavano, nè si muovevano; "da tutti i mali
Della vita ti ho protetto fino a questo giorno,
E dovrò vederti preda di un serpente?

.....

"Un serpente!" ripetè lui; non appena lo disse
Con un urlo spaventevole ella sparì:
E le braccia di Licio furon prive di delizia,
Così come le sue membra di vita, da quella stessa notte.
Sull'alto giaciglio egli giacque!- i suoi amici vennero da lui-
Lo sostennero- non un battito, o respiro essi trovarono,
E, nel suo abito da sposo, il grande corpo si contorse.



lunedì 2 dicembre 2013

FONT



Prima preferivo Times New Roman
ma ora preferisco Calibri.
Sperando che dietro un cambio
d'abito
si celi anche un cambio
d'anima
viaggio tra questi giorni
e questi venti
dubitando che il giungere 
infine
si riveli a me congeniale.

Before I preferred Times New Roman
but now I prefer Calibri.
Hoping that behind a change
of suit
hides a change of soul
too
I voyage among these days
and these winds
doubting that landing
at last
befits to me.

Poem by Ipazia

domenica 1 dicembre 2013

JAMES WALDEEN, Hai voluto farmi sapere..., Traduzione A.Panciroli


You wanted me to know, Loreley, perhaps to hurt me, (I do not know if you're successful or not) that you have nothing to say to me ...
The fact is that I, far back, I have nothing to say to anyone.
Maybe even to you.


Hai voluto farmi sapere, Laura, forse per ferirmi, ( non so dire se ci sei riuscita o no) che non hai  nulla da dirmi...
Il fatto è che io, da tempo, non ho più nulla da dire a nessuno.
Forse neppure  a te.
Diciamo che recito, più o meno bene, la parte che un regista ingeneroso e sconosciuto ha voluto affidarmi, su un palcoscenico che da tempo non sento più mio.
E allora recito, discretamente bene lo ammetto, la parte del padre affettuoso e preoccupato, del marito più o meno annoiato , dell'impiegato zelante ed accorto, dell' amico prezioso e fidato, dell' innamorato un po' bolso e noioso che ripete stancamente i suoi inviti, francamente ridicoli.
Hai voluto farmi sapere che non hai nulla dirmi.
Il fatto è che io, da sempre, non ho più nulla da dire a nessuno.

Forse neppure a te.



James Waldeen / Self portrait