venerdì 26 novembre 2010

POESIA PER IL BLOG, Ipazia










Poesia per il blog
Ho riguardato tutto il blog
andando all'indietro e all'indietro e all'indietro.
Dentro ho trovato fatti, inizi, percorsi
amore, lotte, divani, cani
miti, occhi sul mondo sghembi
parole incerte, lente, suadenti
appuntamenti, commenti
note, immagini, cuori, venti
sassi, inciampi, strade pendenti
donne, uomini, mondi
a volte vicini, a volte distanti
e Iago
e Ipazia
che nel magma del web s’incontrarono
e con le parole giocarono e se stessi
disegnarono.
Dedicata al blog è questa poesia
perché continui e non voli via.
Poesia di Ipazia

mercoledì 24 novembre 2010

Ma com' era cominciato tutto? Roberto Calasso, Le nozze di Cadmo e Armonia

Sulla spiaggia di Sidone un toro tentava di imitare un gorgheggio amoroso. Era Zeus. Fu scosso da un brivido, come quando  i tafani lo pungevano. Ma questa volta un brivido dolce. Eros gli stava mettendo sulla groppa la fanciulla Europa...

 Ma com' era cominciato tutto? Un gruppo di ragazze giocava lungo un fiume, raccogliendo fiori. Nummerose altre volte una scena del  genere sarebbe apparsa irresistibile agli Dei. Persefone venne rapita " mentre giocava con le fanciulle dal seno profondo" e raccoglieva rose, crochi, viole, iris, giacinti, narcisi...

 Ma com' era cominciato tutto? Europa, verso l' alba, dormendo nella sua stanza al primo piano del palazzo reale,aveva avuto un sogno strano: si trovava tra due donne, una era l' Asia, l' altra era la terra che le sta do fronte, e non ha un nome...

 Ma com' era cominciato tutto? Se si vuole storia, è storia della discordia. E la discordia nasce dal ratto di una fanciulla, o dal sacrificio di una fanciulla. E l' uno trapassa continuamente nell' altro. Furono "i lupi mercanti "sbarcati dalla Fenicia che rapitono in Argo la tauropàrthenos, la " vergine dedicata al toro", chiamata Io....


Ma com' era cominciato tutto? Arrivati nell'Argolide, i mercanti Fenici passarono cinque o sei giorni a vendere le loro merci, che portavano dal Maar Rosso, dall' Egitto e dalla Siria. La nave era all' ancora, e sulla riva la gente del luogo guardava, toccavaa, trattava quegli oggetti nati così lontano. Le ultime mercanzie erano ancora invendute quando giunse un gruppo di donne, e fra loro Io, la figlia del re. Continuavano a trattare e comprare. D' un tratto i marinai mercanti si gettarono su di loro: Alcune riuscirono a fuggire: Ma Io e altre furono rapite...


" Ora il rapire donne è considerato azione da malfattori, ma il preoccuparsi di donne rapite è azione da dissennati, mentre da saggi è il non darsi delle rapite alcun pensiero, perchè è chiaro che se non avessero voluto non sarebbero state rapite"
                  Erodoto



Già, com' è cominciato tutto?
E com'è finito tutto?
E perchè?

mercoledì 17 novembre 2010


Per Iago




Ode al giorno felice

Questa volta lasciate che sia felice,
non è successo nulla a nessuno,
non sono da nessuna parte,
succede solo che sono felice
fino all’ultimo profondo angolino del cuore.

Camminando, dormendo o scrivendo,
che posso farci, sono felice.
Sono più sterminato dell’erba nelle praterie,
sento la pelle come un albero raggrinzito,
e l’acqua sotto, gli uccelli in cima,
il mare come un anello intorno alla mia vita,
fatta di pane e pietra la terra
l’aria canta come una chitarra.

Tu al mio fianco sulla sabbia, sei sabbia,
tu canti e sei canto.
Il mondo è oggi la mia anima
canto e sabbia, il mondo oggi è la tua bocca,
lasciatemi sulla tua bocca e sulla sabbia
essere felice,
essere felice perché sì,
perché respiro e perché respiri,
essere felice perché tocco il tuo ginocchio
ed è come se toccassi la pelle azzurra del cielo
e la sua freschezza.
Oggi lasciate che sia felice, io e basta,
con o senza tutti, essere felice con l’erba
e la sabbia essere felice con l’aria e la terra,
essere felice con te, con la tua bocca,
essere felice.

Pablo Neruda

sabato 13 novembre 2010

da La Terra del Rimorso, Ernesto De Martino

Stu pettu è fatto cimbalu d' amuri
Tasti li sensi mobili e accorti
Cordi li chianti, suspiri e duluri
Rosa è lu cori miu feritu a morti

Strali è lu ferru, chiai sò li miei arduri

Marteddu è lu pensieri, e la mia sorti
Mastra è la donna mia, ch'à tutti l' huri
Cantando canta leta la mia morti.

                                

' Sto petto è fatto cembalo d' amore
Tasti i sensi sensibili e pronti
Corde i pianti, sospiri e dolori
Rosa ( del clavicembalo) è il mio cuore
                                           ferito a morte


Punta è il ferro, piaghe sono i miei ardori


Martello è il mio pensiero e la mia sorte
Corega è la donna mia, che in tutte l' ore
Cantando canta lieta la mia morte.

                   
 Molto bella anche questa!!!:
                                                                                                    

http://www.laterradelrimorso.it/pizzicadisanvito                                                  

giovedì 11 novembre 2010

Ciao a chiunque legga.
Oggi voglio farvi leggere una mia poesia, che fa parte del mio secondo libro di poesie, peraltro non ancora edito, che s'intitola: "Poesie mentre si vive."
Il titolo sta a rimarcare il fatto che scrivere è semplicemente frutto della vita, il che sembra ovvio, ma, se ci riflettete, non lo è poi tanto.
Ci sono scrittori, infatti, che hanno scritto libri e libri senza muoversi mai dalla propria stanza (prendete Salgari, per esempio) o altri che si sono isolati in una sorta di autismo intellettuale (prendete Salinger, per esempio) senza più scrivere una riga.
Io voglio sottolineare il fatto che tutto quello che scrivo è strettamente legato a quello che succede, non soltanto alla mia vita interiore, ma anche a quello che succede intorno e fuori da me.
La vogliamo chiamare poesia militante? In questi tempi bui di smantellamento di ogni coscienza sociale e politica, chiamiamola proprio così.

21/04/09

Esceth Ekos

Credete che non vi veda
ora che sono carne in putrefazione
lasciata alla pietà dei gabbiani
che stridono in larghi cerchi sopra di me.
Che volete che vi dica?
Pensavo di potermi salvare
e con me il mio bambino
pensavo di avere diritto alla vita
essendo, per caso, o per disgrazia, nata
proprio come quelli che nascono
nella parte fortunata del mondo.
Ora che mi guardate dal vostro televisore
pensate che tutto questo non vi riguardi
e che sia solo un cadavere in più
ma io vi vedo e vi giudico
che siano maledetti
quelli che affamano il mondo.

mercoledì 10 novembre 2010

Un Tonno filosofo, a philosopher Tuna, da Pinocchio, Carlo Collodi





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                                            there is more dignity in dying in the water than in oil!..


 E Pinocchio a nuotar più lesto che mai, e via, e via, e via, come andrebbe una palla di fucile. E già era presso lo scoglio, e già la Caprettina, spenzolandosi tutta sul mare, gli porgeva le sue zampine davanti per aiutarlo a uscire dall'acqua!
Ma oramai era tardi! Il mostro lo aveva raggiunto: il mostro, tirando il fiato a sé, si bevve il povero burattino, come avrebbe bevuto un uovo di gallina: e lo inghiottì con tanta violenza e con tanta avidità, che Pinocchio, cascando giù in corpo al Pesce-cane, batté un colpo così screanzato, da restarne sbalordito per un quarto d'ora.
Quando ritornò in sé da quello sbigottimento, non sapeva raccapezzarsi, nemmeno lui, in che mondo si fosse. Intorno a sé c'era da ogni parte un gran buio: ma un buio così nero e profondo, che gli pareva di essere entrato col capo in un calamaio pieno d'inchiostro. Stette in ascolto e non sentì nessun rumore: solamente di tanto in tanto sentiva battersi nel viso alcune grandi buffate di vento. Da principio non sapeva intendere da dove quel vento uscisse: ma poi capì che usciva dai polmoni del mostro. Perché bisogna sapere che il Pesce-cane soffriva moltissimo d'asma, e quando respirava, pareva proprio che tirasse la tramontana.
Pinocchio, sulle prime, s'ingegnò di farsi un poco di coraggio: ma quand'ebbe la prova e la riprova di trovarsi chiuso in corpo al mostro marino allora cominciò a piangere e a strillare: e piangendo diceva:
"Aiuto! aiuto! Oh povero me! Non c'è nessuno che venga a salvarmi?"
"Chi vuoi che ti salvi, disgraziato?..." disse in quel buio una vociaccia fessa di chitarra scordata.
"Chi è che parla così?" domandò Pinocchio, sentendosi gelare dallo spavento.
"Sono io! sono un povero Tonno, inghiottito dal Pesce-cane insieme con te. E tu che pesce sei?"
"Io non ho che vedere nulla coi pesci. Io sono un burattino."
"E allora, se non sei un pesce, perché ti sei fatto inghiottire dal mostro?"
"Non son io, che mi son fatto inghiottire: gli è lui che mi ha inghiottito! Ed ora che cosa dobbiamo fare qui al buio?..."
"Rassegnarsi e aspettare che il Pesce-cane ci abbia digeriti tutt'e due!..."
"Ma io non voglio esser digerito!" urlò Pinocchio, ricominciando a piangere.
"Neppure io vorrei esser digerito, soggiunse il Tonno, ma io sono abbastanza filosofo e mi consolo pensando che, quando si nasce Tonni, c'è più dignità a morir sott'acqua che sott'olio!..


Neither do I wish to be digested," added the Tuna, "but I am philosopher enough and I console myself by thinking that, when one is born a Tuna, there is more dignity in dying in the water than in oil!..

sabato 6 novembre 2010

ORAZIO, Satire, III , versi 260, 271 . Trad. R. Ghiotto

 Amator exclusus qui distat, agit ubi secum...

Non si comporta così anche un amante respinto che dentro di sè dibatte se andare o non andare là dove finirà, non chiamato, per tornare; e intanto non si stacca dalla detestata porta di lei. " Non andrò nemmeno adesso, che mi ha chiamato? O non è meglio che pensi a metter fine a queste angosce? Mi ha cacciato; ora mi richiama. Ci tornerò? No, neanche se mi supplica in ginocchio." Ed ecco cosa dice il servo, che ha più testa di lui, e parecchio: " Padrone, queste cose, che non hanno misura nè criterio, non si possono affrontare con misura e criterio. Sono i guai dell' amore: guerra, poi di nuovo pace; vicende mobili e fluttuanti secondo una sorte cieca quasi al modo delle fasi del tempo; e chi si adoperasse a renderle stabili a suo vantaggio, non ne caverebbe niente, come se volesse mostrarsi  pazzo, ma con misura e con un certo criterio."

mercoledì 3 novembre 2010


Oggi vi parlerò del MacGuffin che è un termine coniato da quel genio di Alfred Hitchcock per indicare un espediente attraverso il quale si fornisce dinamicità alla trama.
Il MacGuffin è un qualcosa che per i personaggi del film ha un'importanza cruciale, attorno al quale si crea enfasi e si svolge l'azione ma che non possiede un vero significato per lo spettatore.
L'esempio per eccellenza di MacGuffin si trova nel film di Hitchcock, Psycho, uscito nel 1960. Candidato a quattro Oscar, è stato il maggior successo commerciale del regista, il più imitato e omaggiato e nel 1992 è stato scelto per la preservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.
Forse non tutti sanno che il film è tratto dall'omonimo romanzo di Robert Bloch e che il personaggio di Norman Bates (l’assassino) è ispirato alla figura di Ed Gein che, nel periodo tra il 1947 e il 1957, uccise due persone nella zona di La Crosse e Plainfield nel Wisconsin, creando decorazioni casalinghe con i resti delle vittime.
In Psycho l'esempio per eccellenza di MacGuffin è la busta con i 40.000 dollari: il film inizia, infatti, con una ragazza che ruba dei soldi e li porta via con sé fuggendo dalla città nascondendoli in una busta da lettere che viene ripetutamente ed insistentemente inquadrata come fosse il fulcro della storia; più avanti, però, la trama prende una piega del tutto diversa e la busta esce di scena, per cui alla fine lo spettatore capisce che i soldi non erano altro che un espediente per mettere in moto la vera storia!
Curiosità:
La scena della doccia (45 secondi) è formata da 70 inquadrature, ha richiesto una settimana di riprese e l'uso di una controfigura per la Leigh.
L'accoltellamento dura 22 secondi, per un totale di 35 inquadrature.
Il liquido che scorre nella doccia è cioccolato fuso.
In nessuna delle numerose scene montate per l'omicidio nella doccia si può vedere il coltello affondare nel corpo di Marion; è il montaggio serrato, che fa supporre allo spettatore quello che non si vede.
La colonna sonora di Bernard Herrmann fu eseguita da un'orchestra composta esclusivamente di archi.
L'originale usato per il motel, in stile "gotico californiano", è in realtà più piccolo di una vera casa ed è ancora conservato agli Universal Studios.
Alfred Hichcock ideò una clausola commerciale nel contratto che poi sarebbe diventata legge: impedire agli spettatori di entrare a film iniziato; il trailer da lui stesso ideato prevedeva una voce finale fuori campo che diceva: "Il film che dovete vedere dall'inizio o non vedere affatto".
In Italia il titolo del film perde un’ acca, diventando Psyco.
Vi lascio con un altro celebre esempio di MacGuffin che è quello attorno al quale ruota il “mistero della valigetta” nel film Pulp Fiction: alla fine dell'opera lo spettatore non sa che cosa contenga una valigetta (che rappresenta il MacGuffin), che tuttavia il regista ha potuto utilizzare per giustificare diverse sequenze narrative.