sabato 30 marzo 2019

MARK STRAND , To Himself, A se stesso, trad. Alessandro Panciroli








Ed ora sei venuto a trovarmi senza sapere perché;
né perché te ne stai seduto sul velluto rosso di una orribile poltrona, la velata
angolazione della luce che ti trasforma i capelli in grigio argento;
e neanche perché hai scelto questo momento per contrapporre lo scrivere 
di anni
allo scrivere di niente; tu che strizzavi gli occhi
fissando l'aria levigata dello specchio  nel salone, e dicevi
che eri mio, solo mio; che mi scongiuravi di scrivere, ma sempre
ovviamente a te, senza neppure accennare a cosa volessi;
che mi sussurravi all'orecchio solo le cose
che volevi sentire; che adesso vieni da me  e dici
che è tardi, che gli alberi si curvano per il vento,
che scenderà la notte; come se ci fosse qualcosa
che volevi conoscere, ma hai dimenticato per anni di chiedere,
qualcosa  che a che fare con un raggio di sole riflesso tra il tavolo
e la sedia, un braccio che si leva, un viso che si volta, e lontano
distante un auto che scompare dietro la collina.







So you’ve come to me now without knowing why.
Nor why you sit in the ruby plush of an ugly chair, the sly
Revealing angle of light turning your hair a silver gray;
Nor why you have chosen this moment to set the writing of years
Against the writing of nothing; you who narrowed your eyes,
Peering into the polished air of the hallway mirror, and said
You were mine, all mine; who begged me to write, but always
Of course to you, without ever saying what it was for;
Who used to whisper in my ear only the things
You wanted to hear; who comes to me now and says
That it’s late, that the trees are bending under the wind,
That night will fall; as if there were something
You wanted to know, but for years had forgotten to ask,
Something to do with sunlight slanting over a table
And chair, an arm rising, a face turning, and far
In the distance a car disappearing over the hill.

mercoledì 20 marzo 2019

E il giorno mi restituì la notte

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E il giorno mi restituì la notte
di Geoffrey Brock

Era così semplice: tu eri tornata da me
Ed io ero felice. Nulla sembrava importare
Tranne ciò. Che tu fossi andata via da me
Ed avessi vissuto con lui per giorni---non importava.
Che fossi stato lasciato solo ad accudire il nostro anziano cane
e la nostra casa---non avrebbe potuto importare di meno!
Su tutto questo, tu ed io e il nostro cane felice
Eravamo d'accordo. Dormimmo. Il mondo era sereno.

Mi svegliai al mattino, traboccante di gioia
Finché la realtà non si mostrò, piuttosto tardi,
E cominciò: Item: sono anni, non giorni.
Item: tu non possedevi cani. Item: lei non è tornata,
Infatti, si è risposata da poco. E oh sì, item: fosti
tu a lasciarla, ricordi? Davvero lo feci? Lo feci. (Lo faccio.)

Traduzione di Ipazia

And Day Brought Back My Night
by Geoffrey Brock

It was so simple: you came back to me
And I was happy. Nothing seemed to matter
But that. That you had gone away from me
And lived for days with him---it didn't matter.
That I had been left to care for our old dog
And house alone--- couldn't have mattered less!
On all this, you and I and our happy dog
Agreed. We slept. The world was worriless.

I woke in the morning, brimming with old joys
Till the fact-checker showed up, late, for work
And started in: Item: it's years, not days.
Item: you had no dog. Item: she isn't back,
In fact, she just remarried. And oh yes, item: you
Left her, remember? I did? I did. (I do.)

P.S.: Mi lascia interdetta quel "lo faccio" finale.
I don't know what to think about that "I do." in the end of the poem.

Ideas?