giovedì 29 dicembre 2016

31 Dicembre

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December 31st
by Richard Hoffman

All my undone actions wander
naked across the calendar,

a band of skinny hunter-gatherers,
blown snow scattered here and there,

stumbling toward a future
folded in the New Year I secure

with a pushpin: January's picture
a painting from 17th century,

a still life: Skull and mirror,
spilled coin purse  and a flower.


31 dicembre
di Richard Hoffman

Tutte le mie azioni non perseguite
vagano nude sul calendario,

una banda di smilzi cacciatori-raccoglitori,
neve esplosa sparsa per ogni dove,

che incespica verso un futuro
inguainato nel Nuovo anno che assicuro

con una puntina da disegno: la foto di gennaio
un dipinto del 17° secolo,

una natura morta: Teschio e specchio,
un portamonete rovesciato ed un fiore.

Traduzione di Ipazia




lunedì 26 dicembre 2016

GIUSEPPE CESARO POETA , Eravate una ragazza vanitosa...,



Giuseppe Cesaro,considerato nel novero dei poeti italiani più singolari,è nato e vive a Capua.E’ ex agente ribelle di un carcere minorile beneventano.Dotato di una profonda originalità espressiva,è l’artista inconsueto alla continua ricerca di punti di contatto con una comunità insensibile,superficiale nell’affrontare le problematiche individuali.Sublime ed elegante osservatore del quotidiano fluire di accadimenti immotivati...








 Eravate una ragazza vanitosa. Sulla
 panchina/ alexander vi declamava dei suoi
versi d'amore. Innamorata/ gli dicevate
sempre di sì reclinando / il capo con un
grande fiocco bianco ad ogni rima
baciata



↜↜↜↜

martedì 20 dicembre 2016

TURSUN BEG , Bellezze di ogni dove a Costantinopoli, 1453





Di Jean-Auguste-Dominique Ingres, L’odalisque à l’eslave  1839
 Cambridge (Stati Uniti), Fogg Art Museum.









In ognuno dei palazzi della Città, che uguagliano il palazzo di Salomone, i cui piani si avvicinano alle sfere celesti e il cui tetto arriva a Saturno, dentro letti tessuti d'oro, dietro cortine tempestate di pietre preziose, (...) giacciono adolescenti greci e franchi, russi, ungheresi, cinesi, khotanesi dai morbidi capelli simile alle chiome degli idoli, amabili creature delle razze più diverse, incontri paradisiaci, giovani aristocratici che suscitano turbamento e schiavi belli come la luna,

       pronti al servizio anche se fasciati di cintura come luna nei Gemelli,

dall'alta statura e dalle guance tinte di rosa

       - crederesti che su giovane cipresso sia sbocciata una rosa -,

dalle sopracciglia arcuate

         come striature di muschio,

dal naso affilato

        come lucente spada egizia,

dalle tempie ricciute

       come la luna nello Scorpione;

fanciulli tali che la luna dei loro volti

     diceva al giorno: << Spunta, o spunterò io !>>.


E fanciulle simili a stelle, dalle natiche di rosa selvatica, dalle guance di gelsomino, dalla statura di cipresso, dal volto di sole, dalla fronte di luna, dalla naturalezza di Venere, dal temperamento di Marte, dalla maestà di Giove, dalla cintura di Orione, dalle ciglia del Sagittario, dalle chiome della Vergine, dalla figura dei Pesci, dall'incedere di pavone, dalle gote vermiglie.

      - crederesti siano rosa bianca tinta di sangue -,

dai seni rotondi

      -li crederesti  due melograne acerbe su un vassoio d'argento -,

dagli occhi languidi

      -  << il suo sguardo è ammaliatore, anzi assassino >> -,

dalle palpebre bistrate

   - crederesti sia occhio di gazzella  di Hotan -,


dalle gambe tornite

    dal polso d'argento, dalla caviglia di colomba,

dagli occhi chiari, dalla pelle tanto candida da rendere il loro viso un plenilunio, e i loro denti perle, e i loro capelli notte; e profumano di muschio, e la fronte è bombata, e l' ombelico di cristallo













lunedì 19 dicembre 2016

Da Il canto di Hafez, di Rosaria Lo Russo



Da Il canto di Hafez

di Rosaria Lo Russo




Soffitto della tomba di Hafez





Dall’arco del tuo sopracciglio scoccò uno sguardo maligno
Per spargere il mio sangue, io piangevo impotente

Ubriaco e sudato sei venuto nel parco
L’acqua sul tuo viso diede fuoco all’albero di Giuda

Ogni sguardo vanesio dei tuoi occhi narcisi
Solleva cento tumulti nel mio mondo

Per la vergogna che lo paragonavo al tuo viso, il gelsomino
Chiese aiuto alla brezza che gli coprisse la bocca di terra

Dall’arco del tuo sopracciglio scoccò uno sguardo maligno
Per spargere il mio sangue, io piangevo impotente

La viola annodava la sua ciocca attorcigliata
era la brezza che raccontava la storia dei tuoi ricci

Prima d’ora ero un ascetico pio senza vino
Sono diventato il menestrello dei ragazzi belli

Dall’arco del tuo sopracciglio scoccò uno sguardo maligno
Per spargere il mio sangue, io piangevo impotente

Il vino dei ragazzi, dono eterno della sorte
In questa sfattezza Hafez si concede sollievo

Mi apro al sollievo in questa disfatta
Il sollievo di questo poeta è nella disfattezza

Così il mondo adesso si piega ai miei desideri
Ora il mondo soddisfa i miei desideri

Dall’arco del tuo sopracciglio scoccò uno sguardo maligno
Per spargere il mio sangue, io piangevo impotente.

Mi apro al sollievo in questa disfatta
Il sollievo di questo poeta è nella disfattezza


Così il mondo adesso si piega ai miei desideri
Ora il mondo soddisfa i miei desideri

Lo stupore mi ha bruciato la mente
La lingua sta ferma ma la bocca si riempie di poesia (…)



Rosaria Lo Russo nota biografica

poeta performer, ha pubblicato Comedia, Bompiani 1998, Penelope, d’if 2003, Lo dittatore amore. Melologhi, Effigie 2004, Io e Anne. Confessional poems, d’if 2010, Crolli, Le Lettere 2012, Poema (1990/2000), Zona 2013 e Nel nosocomio, Effigie, 2016 e tre volumi di traduzioni della poesia di Anne Sexton. Ha recitato, fra gli altri, Brodskij, Caproni, Zanzotto, Szymborska, Rosselli. Dirige a Firenze il festival di poesia performativa “pppp_LaPasseraPoesiaPerformanceinPiazza


giovedì 15 dicembre 2016

DARKNESS STARTS

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DARKNESS STARTS
by Christian Wiman

A shadow in the shape of a house
slides out of a house
and loses its shape on the lawn.

Trees seek each other
as the wind within them dies.

Darkness starts inside of things
but keeps on going when the things are gone.

Barefoot careless in the farthest parts of the yard
children become their cries.





sabato 10 dicembre 2016

martedì 6 dicembre 2016

IL MIO NOME, Mark Strand



Mark




Il mio nome

Una sera che il prato era verde oro e gli alberi,
marmo venato alla luna, si ergevano come nuovi mausolei
di strida e brusii di insetti, io stavo sdraiato sull’erba,
ad ascoltare le immense distanze aprirsi su di me, e mi chiedevo
cosa sarei diventato e dove mi sarei trovato,
e quanto a malapena esistessi, per un attimo sentii
che il cielo vasto e affollato di stelle era mio, e udii
il mio nome come per la prima volta, lo udii
come si sente il vento o la pioggia, ma flebile e distante
come se appartenesse non a me ma al silenzio
dal quale era venuto e al quale sarebbe tornato.



Da: L’uomo che cammina a un passo avanti al buio Poesie 1964-2006 di Mark Strand, Oscar Mondadori, 2011 traduzione di Damiano Abeni

lunedì 28 novembre 2016

Federico Garcìa Lorca, SI MIS MANOS PUDIERAN DESHOJAR







SI MIS  MANOS PUDIERAN DESHOJAR



Yo pronuncio tu nombre
En las noches oscuras
Cuando vienen los astros
A beber en la luna
Y duermen los ramajes
De las frondas ocultas.
Y yo me siento hueco
De pasión y de música.
Loco reloj que canta
Muertas horas antiguas.

Yo pronuncio tu nombre,
En esta noche oscura,
Y tu nombre me suena
Más lejano que nunca.
Más lejano que todas las estrellas
Y más doliente que la mansa lluvia.

¿Te querré como entonces
Alguna vez? ¿Qué culpa
Tiene mi corazón?
Si la niebla se esfuma
¿Qué otra pasión me espera?
¿Será tranquila y pura?
¡¡Si mis dedos pudieran
Deshojar a la luna!!








 Pronuncio il tuo nome
nelle notti oscure,
quando sorgono gli astri
a bere nella luna,
e dormono i rami
delle selve occulte.
E mi sento vuoto
di musica  e passione.
Folle orologio che suona
antiche ore defunte

 Pronuncio il tuo nome
in questa notte oscura,
e il tuo nome risuona
più lontano che mai.
Più lontano di tutte le stelle
e più dolente della doce pioggia.

Ti amerò come allora
qualche volta? Che colpa
ha commesso il mio cuore?
Se la nebbia svanisce
quale nuova passione mi aspetta?
Sarà tranquilla e pura?
Se potessi sfogliare
con le dita la luna!!





sabato 26 novembre 2016

Augusto Caraceni, A ERATO, Ombre della notte


Augusto Caraceni , nato il 6 maggio 1907, iniziò la carriera  giornalistica come critico musicale e letterario presso vari giornali e riviste, fra cui il Messaggero, il Secolo XIX.
 Il suo volume " il Jazz dalle origini ad oggi", edito da Zerboni nel 1937, è stato il primo libro italiano su tale argomento.


           OMBRE DELLE NOTTE






Le ombre possono discendere,
la strada e l'anima le accolgono.
Ma occorre  che i tuoi occhi
mi guardino da vicino
ch'io li possa riconoscere.
Bisogna che ti chini leggermente
al fresco umido mistero della notte.




mercoledì 23 novembre 2016

Forse il mondo finisce qui. Perhaps the world ends here.

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Forse il mondo finisce qui.
Joy Harjo, 1951

The world begins at a kitchen table. No matter what, we must eat
to live.

The gifts of earth are brought and prepared, set on the table. So it has been since creation,
and it will go on.

We chase chickens or dogs away from it. Babies teethe at the corners. They scrape their
knees under it.

It is here that children are given instructions on what it means to be human. We make men
at it, we make women.

At this table we gossip, recall enemies and the ghosts of lovers.

Our dreams drink coffee with us as they out their arms around our children. They laugh with
us at our poor falling-down selves and as we put ourselves back together once again at the
table.

This table has been a house in the rain, an umbrella in the sun.

Wars have begun and ended at this table. It is a place to hide in the shadow of terror. A
place to celebrate the terrible victory.

We have given birth on this table, and have prepared our parents for burial here.

At this table we sing with joy, with sorrow. We pray of suffering and remorse. We give
thanks.

Perhaps the world will end at the kitchen table, while we are laughing and crying, eating of the last sweet bite.

Forse il mondo finisce qui.

Il mondo comincia ad un tavolo da cucina. Non importa cosa, ma dobbiamo mangiare
per vivere.

I doni della terra sono portati e preparati, collocati sulla tavola. Così è stato fin dalla creazione,
così sarà sempre.

Cacciamo i polli e i cani via da essa. I piccoli mettono i denti ai suoi angoli. Essi strofinano
le ginocchia sotto di essa.

E' qui che ai bambini viene insegnato cosa significa essere umani. Vi facciamo gli uomini,
vi facciamo le donne.

A questa tavola spettegoliamo, ricordiamo i nemici e i fantasmi degli amanti.

I nostri sogni bevono caffè con noi mentre abbracciano i nostri bambini. Essi ridono con
noi dei nostri ego stramazzanti e mentre ci sediamo ancora una volta attorno ad essa.

Questa tavola è stata una casa nella pioggia, un ombrello sotto il sole.

Le guerre hanno avuto inizio e sono terminate qui. E' un luogo presso cui nascondersi nell'ombra del terrore.
Un posto dove celebrare la terribile vittoria.

Abbiamo generato su questa tavola, su di essa abbiamo dato sepoltura ai nostri cari.

A questa tavola cantiamo con gioia, con dolore. Preghiamo per la sofferenza e il rimorso. Rendiamo
grazie.

Forse il mondo finirà al tavolo da cucina, mentre ridiamo e piangiamo, mentre diamo l'ultimo dolce morso.

Traduzione di Ipazia

sabato 19 novembre 2016

November Philosophers di KATIE FORD, Filosofi in Novembre, trad. Alessandro Panciroli



Nothing is nothing, although
he would  call me that, she was nothing.....





Katie Ford















Niente è niente,  per quanto
lui mi avesse detto, lei non è niente.
Quelle erano state le sue parole, ma la sua mano
alzava una catena di sigarette e ponti di
cenere calda. Disse che in fondo non voleva il suo corpo.
Non è stato un anno che avrei potuto discutere
contro quel modo di parlare, così feci a pezzi il pollo
ucciso nella fattoria  poco lontano,- scuro e argentato, selvatico -
e lo misi sopra la lattuga, lattuga e poi limone.
Scaldai il brandy in una casseruola, versai lentamente  una striscia
di melassa a freddo, lenta come avevo visto
una maga  versare una tintura di pino sul pavimento
della mia casa distrutta.
Sembrava vedere tutta la mia vita
per decreto di un qualche dio
che voleva vivessi ancora.
Salvia bruciata, fumo blu.. Poi sale marino gettato
negli angoli di una violenta tristezza.
Lei si scrisse sul seno
il mio indirizzo
per far sì che ognuno che sentiva sapesse
dove  fosse stata creata la mia vita.
E aspettammo, ciascuno dimenticando  cosa eravamo stati
o divenendo  più intensamente umani in quella tintura di pino,
nella sua trance, nella lavanda  che avevo messo sui davanzali sbeccati,
non una vera trance piuttosto un mio deliberato taglio
della parte del giardino che lei mi aveva chiesto.
Ora , disse, attendi a più lungo, e così feci fino a
quando la melassa scaldò la tazza tanto da
finire dentro al brandy.
da finire dentro la notte,
seguita da piccole confessioni -
che questo era solo un affitto, ed il mio solo un piano,
che la donna che lui amava stava con un altro,
sua madre una pazza, il suo appartamento infestato nella intercapedine.
Allora io raccontai della violenza subita all'alba tra
le case: Caldo, asfalto, tutto quanto e ed il mio viso rivolto
verso la scuola di mattoni dove i parrocchiani studiavano scritti
e musiche del primo secolo. Forse stavano cantando
era proprio quella l'ora.
Quel che ci dicemmo era una liturgia con un significato solo per noi
e per quella notte. Non per nessun altro,
da ripetere, vivere, credere. Mai.
Le nostre sole teorie erano nelle nostre mani,
carne e terra, corpo e prateria.
Fumai la sua penultima sigaretta,
che aveva appena acceso.
Il pollo come una razione da combattimento
ce lo mangiammo tutto.
Cosa avevamo desiderato , quello ci dicemmo.
Cosa ci dicemmo, lo trovammo quella notte
con questi, e non con altri,
mezzi.



NOVEMBER PHILOSOPHERS di Katie Ford



giovedì 17 novembre 2016

sorry


Risultati immagini per scusate



Scusateeeeee
Non sto pubblicando nullaaaaa

I didn't publish
I didn't publish
But words remain closed
into my mind.
Winds and clouds
but no words
fall down.

Ipazia

sabato 12 novembre 2016

sabato 5 novembre 2016

COMING HOME, da " Le Poesie di Mrs. Murphy", trad. A.Panciroli



COMING HOME


A month ago
or more
I could
live
with
your portrait
in the hall
and all
the yellow
folds of
your old
bath robe
hanging
on the door.
Those worn
rubber beach
shoes
whose
use had
long outlived
theri lore
now bring
to mind
your face.
This place,
my home,
is mostly full
of ghosts
who need
a little time
to settle down
once more.


TORNANDO A CASA


Un mese fa
o forse più
potevo
vivere
con il tuo ritratto
nel salotto
e persino con
le falde
gialle 
del tuo vecchio 
accappatoio
appeso
sulla porta.
Quelle scarpette
da spiaggia
tutte
consumate
ormai
fuori moda
ora mi riportano
in mente
il tuo viso.
Questo luogo,
casa mia,
è quasi sempre pieno
di fantasmi
che hanno bisogno
di un po' di tempo
per sistemarsi
di nuovo.








martedì 1 novembre 2016

James Joyce, SHE WEEPS OVER RAHOON, traduzione Alessandro Pancirolli


Dopo la "sbornia" joyciana di GIACOMO JOYCE riesce difficile allontanarsi dal mondo creato dal buon James, e allora ecco:



She Weeps over Rahoon 

Composta a Trieste nel 1912 dopo la visita che Joyce fece alla tomba di Michael Bodkin nel cimitero di Rahoon, Galway, Irlanda. Bodkin era stato il primo amore di Nora Barnacle, futura moglie di Joyce, e forse il modello per il personaggio di Michael Furey nelle pagine finali de I Morti.







 Rain on Rahoon falls softly, softly falling,
 Where my dark lover lies.
 Sad is his voice that calls me, sadly calling,
 At grey moonrise.

 Love, hear thou
 How soft, how sad his voice is ever calling,
 Ever unanswered, and the dark rain falling,
 Then as now.

 Dark too our hearts, O love, shall lie and cold
 As his sad heart has lain
 Under the moongrey nettles, the black mould
 And muttering rain.

                                      1912


.


Piove appena su Rahoon, piove appena,
Dove il mio oscuro amante giace,
E' triste la sua voce che mi chiama, triste la sua voce,
e  sorge  grigia la luna.

Amore, ascolta
come è dolce, come è triste la sua voce che sempre mi chiama,
sempre inascoltata, e la pioggia scura  che cade,
ora come allora.

Cupi  anche i nostri cuori, Amore, giaceranno  gelidi
mentre il suo triste cuore  è disteso
sotto le ortiche grigioluna , la terra nera
e la pioggia che bisbiglia.


















mercoledì 19 ottobre 2016

GIACOMO JOYCE di James Joyce /// Traduzione di Marilia Aricò e Alessandro Panciroli



             GIACOMO JOYCE












Chi? un volto pallido circondato da vaporose  pellicce profumate. I suoi movimenti  sono schivi
e nervosi. Lei indossa degli occhialini di metallo..
Si: una breve sillaba. Una breve risata. Un breve battito di ciglia.




Una calligrafia come una ragnatela, dal tratto lungo e sottile, segno di quieto disdegno e di
rassegnazione:  una giovane donna di classe.









Mi lancio sulla facile onda di una tepida conversazione: Swedenborg, lo Pseudo- Areopagita,

Miguel de Molinos, l ' Abate Gioacchino. L' onda si spegne. La sua amica di scuola, curvando il corpo sinuoso, mormora in uno smidollato Viennese- Italiano: Che coltura! Le lunghe ciglia battono e si sollevano; una ardente puntura di spillo punge e brucia nell'iride vellutata.







I tacchi alti rimbombano sulla risonante scalinata di pietra. Nel castello una fredda aria invernale ,le cotte di maglia come impiccate alle pareti,  rozzi candelieri di ferro lungo le volute della sinuosa scala a chiocciola della torre. I tacchi battono e ribattono, un suono alto  e profondo. C'è qualcuno di sotto che vorrebbe parlare con sua Signoria.



Non  si soffia mai il naso. Un modo  di  parlare: il meno per il più.





Arrotondata e maturata: arrotondata dal tornio del matrimonio misto e maturata nella serra dell'isolamento della sua razza.










Una risaia vicino Vercelli sotto una cremosa foschia estiva . Le falde del suo cappello spiovente ombreggiano il suo falso sorriso. Le ombre segnano il suo viso falsamente sorridente, colpito dalla calda luce cremosa , grigie ombre lattescenti sotto la mascella , striature in giallo tuorlo d'uovo sulle  sopracciglia umide , umore giallo rancido rintanato nella soffice polpa degli occhi.






Lei che dona un fiore a mia figlia. Un fragile dono, una fragile donatrice, una fragile ragazza dalle vene blu.








Padova lontana oltre il mare. Il silenzioso medio evo,la notte, il buio della storia dormono in Piazza  delle Erbe  sotto la luna. La città dorme. Sotto le arcate nelle strade buie vicino al fiume gli occhi delle puttane spiano in cerca di fornicatori. Cinque servizi per cinque franchi. Una oscura onda di sensualità, ancora,ancora, ancora.
               

   Nel buio i miei occhi vacillano, i miei occhi vacillano,
   vacillano nel buio, amore.
Di nuovo. basta, Un amore oscuro, oscuro desiderio. Basta.Oscurità.




Crepuscolo. Attraversando la piazza, una sera grigia cade sui vasti pascoli color verde salvia,scendono silenziosi il tramonto  e la rugiada. Lei segue la madre con grazia impacciata, la giumenta che guida la puledra. Il crepuscolo grigio modella dolcemente le cosce sottili e armoniose,  il docile flessibile  tendineo collo, la testa finemente modellata. Sera, pace, tramonto di stupore....Ehilà! Stalliere! Ehilà!



Papà e le ragazze scivolano giù dalla collina, a cavalcioni di un toboga: il Gran Turco e il suo harem. Ben incappucciate ed imberrettate, gli stivali  allacciati con abile incrocio sopra la linguetta calda di carne,la corta gonna tesa dalle  rotondità delle ginocchia. Un lampo bianco: un fiocco, un fiocco di neve:
                                           
E quando lei cavalcherà di nuovo
Possa io essere lì a vederla!




Corro fuori dalla tabaccheria e grido il suo nome. Lei si gira e si ferma ad ascoltare il mio confuso cianciare di lezioni, ore, lezioni,ore: e lentamente le sue guance pallide arrossiscono con una accesa luce d' opale.  No,no, non aver paura!



Mio padre: lei fa i più semplici atti con distinzione. Unde derivatur? Mia figlia ha una grandissima ammirazione per il suo maestro inglese.
Il viso dell'anziano signore, bello, arrossato, dalle fattezze marcatamente ebraiche e lunghi favoriti bianchi, si gira verso di me mentre scendiamo insieme per la collina. Oh! Ben detto: cortesia, benevolenza, curiosità, fiducia, sospetto,naturalezza, debolezza dell'età, fiducia in se stesso, franchezza,urbanità,sincerità, attenzione, pathos, compassione: una miscela perfetta.
Ignazio di Loyola, soccorrimi tu!




Questo cuore è triste e dolorante. Crocifisso per amore?




Lunghe lascive sospettose  labbra: molluschi dal sangue scuro.




La nebbia sale verso la collina mentre levo gli occhi dalla notte e dal fango. Nebbia sospesa sugli alberi umidi. Una luce nella stanza di sopra. Lei si sta vestendo per andare a teatro. Ci sono fantasmi nello specchio......Candele? Candele?




Una gentile creatura. A mezzanotte dopo la musica lungo tutta via San Michele, queste parole furono pronunciate sottovoce. Calma ora, Jamesy! Non hai mai camminato di notte per le strade di Dublino singhiozzante per un altro nome?




Cadaveri di ebrei giacciono sotto di me putrefacendosi nella terra del loro camposanto. Ecco la tomba della loro gente, pietra nera, silenzio senza speranza...Pimply Meissel mi ha portato qui. Se ne sta oltre quegli alberi a capo coperto  sulla tomba di sua moglie suicida, domandandosi come la donna che dormiva nel suo letto abbia potuto farla finita così..... La tomba della sua gente e la tomba di sua moglie: pietra nera, silenzio senza speranza:  e tutto è pronto. Non morire!








Lei alza le  braccia nelle sforzo di agganciare alla nuca una veletta nera. Non ci riesce: no, non può.Indietreggia verso di me, in silenzio. Sollevo le braccia per aiutarla: le sue braccia precipitano verso il basso. Trattengo con le mani i bordi intricati della sua veletta e, tendendoli per agganciarli, vedo attraverso l' apertura del velo nero il suo corpo flessuoso inguainato in una sottoveste arancio. I nastri che la trattengono sulle spalle si sciolgono e lei cade lentamente:un agile fine corpo nudo risplendente di scaglie argentee. Che scivola lentamente sulle snelle natiche di liscio lucido argento e sul loro solco, un' ombra d'argento che si oscura.... Dita, fredde e calme e mobili.... Toccarla, toccarla.






Piccolo stupido debole e leggero respiro. Ma chinati e ascolta: una voce. Un passero sotto le ruote di Juggernaut,  che fa tremare  la terra intera. Per favore, signor Dio, grande signor Dio! Addio, gran mondo!......Aber das ist eine Schweinerei!


Grandi fiocchi sulle sue scarpette color bronzo: speroni di un gallo viziato.


La signora va rapida, rapida, rapida....Aria pura sulla strada dell' altopiano.Trieste crudamente si sveglia, la luce cruda del sole sui tetti di cumoli di tegole scure, come una testuggine;una moltitudine di insetti prostrati attende una liberazione nazionale.Belluomo si alza dal letto della moglie dell'amante di sua moglie, la casalinga indaffarata è in piedi, gli occhi color prugna, un piattino di acido acetico in mano.....Aria pura e silenzio sulla strada verso l' altopiano: e zoccoli. Una ragazza a cavallo. Hedda! Hedda Gabler!





I venditori offrono primizie sui loro altari: limoni picchiettati di verde, ciliegie-gioiello, pesche vergognose con le foglie strappate, La carrozza passa attraversa il vicolo di bancarelle di tela, i raggi delle ruote che girano nella luce abbagliante. Fate strada Hanno occhi di gufo , saggezza di gufo. Saggezza gufesca fissa dai loro occhi che rimuginano sulla tradizione della loro Summa contra Gentiles.









Lei pensa che i gentiluomini italiani fecero bene a cacciare dalla platea Ettore Albini, il critico del Secolo, poiché non si era alzato in piedi mentre la banda suonava la Marcia Reale. Aveva sentìto questa notizia a cena. Già.  Amano molto la patria quando sono sicuri di quale sia  veramente la patria.

Lei ascolta: vergine molto prudente.

Una gonna tirata indietro dal movimento improvviso del  ginocchio; un orlo di pizzo bianco di una sottoveste sollevata eccessivamente; una calza a rete allungata sulla gamba.
Si pol?


Suono leggermente, cantando a bassa voce, la languida canzone di John Dowland. Restio a partire: Anch'io lo sono. Quell'età è qui, ora. Qui, spalancandosi dal buio del desiderio, ci sono occhi che offuscano l' Oriente che albeggia, il loro bagliore è il bagliore della schiuma che riempie le fogne della corte dello sbavante James. Qui ci sono vini d'ambra, debolezze morenti di dolci arie, l'orgogliosa pavan, cortesi gentildonne amoreggianti dai balconi, con bocche succhianti, sgualdrine sporcate dalla sifilide e giovani mogli che, gaiamente abbandonandosi ai loro seduttori, ingannano e ingannano ancora.




Nel crudo velato mattino di primavera fievoli odori fluttuano della Parigi mattutina: anice,segatura umida, caldo impasto di pane: e mentre attraverso  Pont Saint Michel le scie blu-acciao delle acque mi gelano il cuore. Lambiscono lentamente l'isola dove l' uomo ha vissuto dall'età della pietra...
Bronzea oscurità nella immensa chiesa delle gargoyle. Fa freddo come quella mattina: quia frigus erat. Sui gradini del lontano altare maggiore, nudo come il corpo del Signore, i sacerdoti giacciono prostrati in debole preghiera. La voce di un lettore invisibile si alza, intonando la lezione di Hosea.
Haec dicit dominus: in tribolatione sua mane consurgent ad me. Venite et revertamur ad Dominum.....Lei è in piedi di fianco a me, pallida e gelida, vestita dalle ombre della navata buia e peccaminosa, il gomito snello vicino al mio braccio. La sua carne richiama il brivido di quella cruda mattina avvolta nella nebbia, torce che accorrono, occhi crudeli. La sua anima è afflitta, trema, vorrebbe piangere. Non piangere per me, oh figlia di Gerusalemme!





Presento Skakespeare alla docile Trieste: Amleto, affermo,che è il più cortese con nobile e popolani è scortese solo con Polonio. Forse, da incattivito idealista, riesce a vedere nei genitori della sua amata soltanto grotteschi tentativi da parte della natura di ricreare l'immagine di lei......
L'avevate notato?






Lei cammina precedendomi lungo il corridoio e mentre cammina una spira scura di capelli lentamente le si scioglie e cade. Lento sciogliersi, capelli che cadono. Lei non lo sa e mi cammina davanti semplice e orgogliosa. Così camminò accanto a Dante con semplice orgoglio e così, monda da sangue e violenza, la figlia di Cenci, Beatrice verso la  morte:

                                   ....... Tie                               My girdle for me and bind up this hair
       In any simple knot.

La domestica mi dice che hanno dovuto portarla all'improvviso in ospedale, poveretta, che soffriva così tanto, così tanto, poveretta, che è molto grave...... Mi allontano dalla sua casa vuota. Sento che sto per piangere. Ah, no! Non sarà che, in un momento, senza una parola, senza uno sguardo. No, no! Di certo la sorte avversa non mi colpirà!


Operata. La lama del chirurgo ha esplorato le sue viscere prima di ritrarsi, lasciandole il crudo frastagliato segno del suo passaggio sul  ventre. Vedo i suoi intensi occhi scuri soffrire, belli come gli occhi di un'antilope. O crudele ferita! Dio libidinoso!


Una volta ancora nella sua poltrona accanto alla finestra, parole felici sulla sua bocca, lieta risata. Un uccellino che cinguetta dopo la tempesta, felice che la sua piccola stupida vita sia sfuggita agli artigli di un epilettico signore e dispensatore di vita, cinguetta felice, cinguetta e pigola felice.

Lei dice che, se Il Ritratto dell'Artista da giovane fosse stato sincero soltanto per amor di franchezza, mi avrebbe chiesto per quale motivo  glielo avessi prestato perché lo leggesse. Lo avresti fatto, o no? Una signora di lettere.

Lei è al telefono vestita di nero. Piccole timide risate, piccoli gridolini,timidi sprazzi di discorso all'improvviso interrotti....Parlerò colla mamma.... Vieni! cooc,cooc! vieni! La nera pollastrella è spaventata: piccoli sprazzi all'improvviso interrotti, piccoli gridolini: sta piangendo per la sua mamma, la corpulenta chioccia.







Loggione. Le pareti fradicie trasudano un'acquosa umidità. Una sinfonia di odori si fonde con la massa di forme umane accalcate: puzza acida di ascelle, arance sbocconcellate, liquefatti unguenti per il petto, acqua aromatica, il soffio di zuppe di sulfureo aglio, disgustosi peti fosforescenti, opoponax, il sincero sudore di donne coniugate e in età da marito, il lezzo saponoso degli uomini......Per tutta la notte l'ho guardata, per tutta la notte la vedrò:  intrecciati ed eretti capelli e un ovale viso olivaceo e calmi dolci occhi. Un nastro verde sui capelli e il corpo avvolto da un abito verde ricamato: la tinta della illusione della specchio vegetale della natura e dell'erba rigogliosa, i capelli delle tombe.


Le mie parole nella sua mente: fredde pietre levigate  che affondano in un pantano.

Quelle calme fredde dita hanno toccato le pagine, belle e brutte, su cui la mia vergogna risplenderà per sempre. Calme e fredde e pure dita, non avranno mai sbagliato?

Il suo corpo non ha odore: un fiore senza profumo.

Sulle scale. una fragile mano fredda: timidezza, silenzio: occhi scuri  inondati di languore: stanchezza.


Ghirlande di vapore grigio turbinano sulla brughiera. Il suo viso, così grigio e serio! I capelli umidi e arruffati. Le sue labbra premono dolcemente, il suo respiro arriva  come  in un soffio. Baciata.



La mia voce, spegnendosi negli echi delle sue stesse parole, si spenge come la voce  dell' Eterno vestita di saggezza quando richiama Abramo echeggiando tra le colline. Lei si appoggia sul muro che le fa da cuscino: figura di odalisca nella oscurità lussuriosa. I suoi occhi hanno bevuto i miei pensieri, e nell'umida calda cedevole accogliente tenebra della sua femminilità la mia anima, dissolvendosi , è fluita si è riversata è straripata in un liquido ed abbondante seme......La prenda ora chi vuole!.





 Esco dalla casa di Ralli e mi imbatto in lei mentre entrambi facciamo l'elemosina ad un mendicante cieco. Lei risponde al mio improvviso saluto ruotando e distogliendo i suoi neri occhi da basilisco. E col suo vedere attosca l'uomo quando lo vede. Grazie per la parola, messer Brunetto.


Stendono sotto i miei piedi tappeti per il figlio dell'uomo. Aspettano il mio passaggio. Lei sta nell'ombra gialla dell'ingresso, un mantello a quadri a proteggere dal freddo le  spalle infossate: mi fermo stupito e mi guardo intorno lei mi saluta gelida e supera la scalinata dardeggiando verso di me per un istante dai suoi apatici occhi obliqui un getto di liquoroso veleno.







Un morbido drappo spiegazzato verde pisello decora il sofà. Un' angusta stanza a Parigi. La parrucchiera giaceva qui poco fa. Le ho baciato le calze e l'orlo della sua gonna sbiadita, color ruggine. E' l'altra. Lei. Gogarty venne ieri per essere presentato. Ulisse ne è la ragione. Simbolo della coscienza intellettuale....L'Irlanda allora? E il marito? Misurando a passi il corridoio in pantofole o giocando a scacchi contro se stesso. Perché veniamo lasciati qui? La parrucchiera giaceva qui poco fa, stringendo la mia testa fra le sue nodose ginocchia.... Simbolo intellettuale della mia razza. Ascolta? L'oscurità è caduta in picchiata su di noi. Ascolta!
  - Non sono convinto  che tali attività della mente o del corpo possano essere definite  malsane.
  Lei parla. Una debole voce proveniente da oltre le fredde stelle. Voce della saggezza. Continua a parlare! O, parla di nuovo, rendendomi saggio! Questa voce giammai udita. Lei s'allunga verso di me sul sofà sgualcito. Non posso muovermi o parlare. Un abbraccio avvolgente di carne  stellare. Adulterio di saggezza. No. Me ne andrò. Lo farò.
  - Jim, amore! -
  Dolci labbra risucchianti baciano la mia ascella sinistra: un bacio a spirale su miriadi di vene.Brucio! Mi accartoccio come una foglia che brucia! Dalla mia ascella destra una zanna di fuoco balza fuori. Un serpente di stelle mi ha baciato: un freddo serpente della notte.Sono perduto!
- Nora! -




Jan  Pieters Sweelink. Lo strano nome del vecchio musicista olandese fa sembrare tutta la bellezza strana e lontana. Ascolto le sue variazioni per clavicordio su una vecchia aria: " La giovinezza deve finire". Nella vaga  bruma di vecchi suoni appare un debole punto di luce: posso quasi sentire le parole dell'anima. La giovinezza deve finire: la fine è qui. Non  accadrà mai. Lo sai bene: Cosa allora? Scrivilo, che sia dannato, scrivilo! A cos'altro servi?

"Perchè?"
"Perchè altrimenti non potrei vederti."
Scivolare -- spazio-- anni--fogliame di stelle -- e cielo calante --silenzio --e silenzio più profondo --silenzio di annichilazione - e la sua voce.

"Non hunc sed Barabbam!"

Indecisione. Un appartamento spoglio. Torbida luce del giorno. Un lungo pianoforte nero: bara di musica. Proprio sul bordo  un cappello di donna, a fiori rossi, ed un ombrello, chiuso. Le sue armi: un elmo, rosso, una lancia spuntata in campo nero.




Commiato: Amami, ama il mio ombrello.