sabato 30 novembre 2013

LAST LINES, by Richard Blanco, trad. A. Panciroli


Leggendo la breve poesia di Richard Blanco ( LAST LINES) non manchiamo di rileggere le poesie di Neruda che affiorano tra le righe...






Tiro di nuovo fuori la tua copia del libro di poesie di Neruda che era
ancora sulla mia mensola. Leggo Tus manos, e mi ispira a scrivere
un altra poesia sulle tue mani, che reggono una sigaretta,
e si muovono durante le nostre vecchie conversazioni su Botticelli
o sui Cosmos mentre ci beviamo calici di vino rosso sulla spiaggia
con le conchiglie e le pietre che abbiamo raccolto e messo  sul
davanzale delle finestre come se dovessero crescere più soffici al chiaro di luna.
Leggo Tu risa perché voglio risalire lungo il tuo sorriso fino a
quando non ho avuto bisogno di scrivere della strada che facemmo insieme
nella nostra passeggiata sul lungomare, come se il mare non avesse importanza,
non curandoci del senato di stelle che ci amministra.
Poi giro le pagine ed arrivo alla poesia che hai segnato con un petalo,
piatto come la pagina che lo ha tenuto in serbo e con gli orli ormai consumati,
ma il suo centro è ancora  scarlatto e  vellutato dal desiderio, pressato


martedì 26 novembre 2013

NIGHT BLOOMING JASMINE ( Il Gelsomino notturno di G.Pascoli tradotto da Geoffrey Brock)


Geoffrey Brock, (http://comp.uark.edu/~gbrock/) grande amante e traduttore della poesia e della letteratura italiana, ha recentemente curato la pubblicazione de The FSG Book of 20th-Century Italian Poetry :  Farrar, Straus and Giroux
March 2012
Hardcover
ISBN: 9780374105389
ISBN10: 0374105383
6 x 9 inches, 720 pages, 8 Black-and-White Illustrations/Index of Titles, First Lines, and Poets
$50.00

Geoffrey Brock






Night Blooming Jasmine
 by Giovanni Pascoli

                                                                                                     translated by Geoffrey Brock



And in the hour when blooms unfurl

thoughts of my loved ones come to me.

           The moths of evening whirl

           around the snowball tree.



Nothing now shouts or sings;

one house only whispers, then hushes.

           Nestlings sleep beneath wings,

           like eyes beneath their lashes.



From open calyces there flows

a ripe strawberry scent, in waves.

           A lamp in the house glows.

           Grasses are born on graves.



A late bee sighs, back from its tours

and no cell vacant any more.

           The hen and her cheeping stars

           cross their threshing floor.



All through the night the flowers flare,

scent flowing and catching the wind.

           The lamp now climbs the stair,

           shines from above, is dimmed...



It's dawn: the petals, slightly worn,

close up again—each bud to brood,

           in its soft, secret urn,

           on some yet-nameless good.


Il gelsomino notturno

E s'aprono i fiori notturni, 
nell'ora che penso a' miei cari. 
Sono apparse in mezzo ai viburni 
le farfalle crepuscolari. 
Da un pezzo si tacquero i gridi: 
là sola una casa bisbiglia. 
Sotto l'ali dormono i nidi, 
come gli occhi sotto le ciglia. 
Dai calici aperti si esala 
l'odore di fragole rosse. 
Splende un lume là nella sala. 
Nasce l'erba sopra le fosse. 
Un'ape tardiva sussurra 
trovando già prese le celle. 
La Chioccetta per l'aia azzurra 
va col suo pigolìo di stelle. 
Per tutta la notte s'esala 
l'odore che passa col vento. 
Passa il lume su per la scala; 
brilla al primo piano: s'è spento... 
E` l'alba: si chiudono i petali 
un poco gualciti; si cova, 
dentro l'urna molle e segreta, 
non so che felicità nuova.

mercoledì 20 novembre 2013

THE LAMIA (part second)



.....
So done, upon the nymph his eyes he bent,
Full of adoring tears and blandishment,
And towards her stept; she, like a moon in wane,
Faded before him, cower'd, nor could restrain
Her fearful sobs...
But the God fostering her chilled hand,
She felt the warmth, her eyelids open'd balnd
And, like new flowers at morning song of bees,
Bloom'd, and gave up her honey to the leas.
Into the green-recessed woods they flew;
Nor grew they pale, as mortal lovers do.

Così fatto, i suoi occhi sulla ninfa egli posò,
Pieni di lacrime adoranti e di lusinghe,
E verso di lei andò: ella, come calante luna,
Impallidì davanti alui, si accovacciò, nè represse
Il suo angoscioso pianto...
Ma carpendo il Dio la sua mano gelata,
Ella ne sentì il calore, i suoi occhi si aprirono dolci
E, come fiori nuovi alle canzoni delle api mattutine,
Fiorì, ed ai campi il suo miele distribuì.
Nei verdi recessi dei boschi essi volarono;
Nè da pallore venner presi, come mortali amanti fanno.

Left to herself, the serpent now began
To change; her elfin blood in madness ran,
Her mouth foam'd, and the grass, therewith besprent,
Wither'd at dew so sweet and virulent;
.....
She writh'd about, convuls'd with scarlet pain:
.....
And in the air, her new voice luting soft,
Cried, "Lycius! Gentle Lycius!"
.....
Wither fled Lamia, now a lady bright,
A full-born beauty new and exquisite?
She fled into that valley they pass o'er
Who go to Corinth from Cenchrea's shore;

Lasciata a se stessa, la serpe cominciò
A cambiare; il suo sangue d'elfo impazzì,
La bocca schiumò, e l'erba, così aspersa,
Avvizzì per la rugiada così dolce e virulenta;
.....
Ella si contorse, in un convulso scarlatto dolore:
.....
E nell'aria, la sua nuova voce flautando leggera,
Gridò, "Licio! Gentile Licio!"
.....
Dove volò Lamia, ora fanciulla abbagliante,
Nuova creatura bella e delicata?
Ella volò in quella valle in cui passano
Per andare da Corinto alle spiagge di Cencrea;

.....
And once, while among mortals dreaming thus,
She saw the young Corinthian Lycius
Charioting foremost in the envious race,
Like a young Jove with calm uneager face,
And fell into a swooning love of him.
Now on the moth-time of that evening dim
He would return that way, as well as she knew,
To Corinth from the shore;
.....
Lamia beheld him coming, near, more near
Close to her passing, in indifference drear,
His silent sandals swept the mossy green;
So neighbour'd to him, and yet so unseen
She stood: he pass'd, shut up in mysteries,
His mind wrapped like his mantle, while her eyes
Follow'd his steps, and her neck regal white
Turn'd--syllabling thus, "Ah, Lycius bright,
And will you leave me on the hills alone?
Lycius, look back! And be some pity shown."

.....
E una volta, mentre tra i mortali così sognava,
Ella vide il giovane Corinzio Licio
Su di un carro primo fra l'astiosa razza,
Come un fresco Giove con volto calmo e glaciale,
E per lui fu preda di un delirante amore.
Ora nel tempo delle falene di quella penombra serale
Egli avrebbe ripercorso quella via, com'ella ben sapeva,
Per Corinto dalle spiagge;
.....
Lamia lo guardava venire, vicino, più vicino
Accanto a lei passare, in triste indifferenza,
I suoi silenti sandali muovendo la muschiosa erba;
Così a lui si avvicinò, ed ancora non vista
Ristette: egli passò, racchiuso e misterioso,
La sua mente come il suo mantello, mentre gli occhi di lei
Seguivano i suoi passi, e il suo collo bianco e regale
Si girò-sillabando ciò, "Ah, Licio fulgente,
E mi lascerai su questo colle sola?
Licio, voltati! E un po' di pietà mostra."

.....
He did; not with cold wonder fearingly,
But Orpheus-like at an Eurydice;
For so delicious were the words she sung,
It seem'd he had lov'd them a whole summer long:
.....
"Leave thee alone! Look back! Ah, Goddess, see
Whether my eyes can ever turn from thee!"
.....
Lycius to all made eloquent reply,
Marrying to every word a twinborn sigh;
And last, pointing to Corinth, ask'd her sweet,
If 'twas too far that night for her soft feet.
The way was short, for Lamia's eagerness
Made, by a spell, the triple league decrease
To a few paces; not all surmised
By blinded Lycius, so in her comprised.
They pass'd the city gates, he knew not how
So noiseless, and he never thought to know.

.....
Egli lo fece; non con fredda meraviglia di paura
Ma come un Orfeo ad una Euridice;
Poichè così deliziose eran le sue parole,
Che sembrava ch'egli da tutta l'estate le adorasse:
.....
"Lasciarti sola! Voltati indietro! Ah, Dio, vedi
Come i miei occhi non possono distogliersi da te!"
.....
Licio rispose risposta chiara,
Sposando ad ogni parola sospiro doppio;
Ed alla fine, indicando Corinto, alla sua bella chiese,
Se fosse troppo lontana per i suoi dolci piedi.
La via fu breve, poichè l'ardore di Lamia
Rese, con un prodigio, il lungo cammino
Soltanto pochi passi; di cui non si accorse
Il cieco Licio, solo a lei avvinto.
Essi passarono i cancelli della città, egli non seppe come
Così senza rumore, ed egli mai pensò di sapere.

sabato 16 novembre 2013

Mark Strand, MISTERY AND SOLITUDE IN TOPEKA, dal libro ALMOST INVISIBLE,




Motor Lodge in Topeka ( about 1960)















Mystery and Solitude in Topeka

Afternoon darkens into evening.  A man falls deeper and deeper into the slow spiral of sleep, into the drift of it, the length of it, through what feels like mist, and comes at last to an open door through which he passes without knowing why, then again without knowing why goes to a room where he sits and waits while the room seems to close around him and the dark is darker than any he has known, and he feels something forming within him without being sure what it is, its hold on him growing, as if a story were about to unfold, in which two characters, Pleasure and Pain, commit the same crime, the one that is his, that he will confess to again and again, until it means nothing.



Mistero e solitudine a Topeka

Il pomeriggio si oscura nella sera. Un uomo cade sempre più profondamente nella lenta spirale del sonno, nel suo senso, nella sua durata, attraverso quella che a lui pare una foschia, ed arriva in ultimo ad una porta aperta che oltrepassa senza saper perché, poi ancora senza sapere perché arriva ad una stanza dove siede ed aspetta mentre sembra che la stanza gli si chiuda intorno ed il buio è più buio di quanto abbia mai saputo e sente qualcosa che si forma dentro di lui senza essere sicuro di cosa sia, qualcosa che cresce dentro di lui, come se stesse per rivelarsi un racconto , in cui due personaggi, Piacere e Dolore, commettono lo stesso crimine, il suo, che  continuerà a confessare  ripetutamente , fino a quando non significherà più nulla.

( traduzione Alessandro Panciroli)


Vedi anche il link http://www.leparoleelecose.it

mercoledì 13 novembre 2013

I sat in the sun



I sat in the sun
by Jane Hirshfield

I moved my chair into sun
I sat in the sun
the way hunger is moved when called fasting.

lunedì 11 novembre 2013

THE LAMIA , Part one






John William Waterhouse, 1849-1917, Lamia

Affrontiamo oggi  il testo della canzone dei Genesis “The Lamia”. Essa è tratta dal concept-album “The lamb lies down on Broadway” del 1974.
Il testo è straordinario (come, del resto, tutti i testi dei Genesis). Ma, a differenza dei testi di molte altre loro canzoni, molto criptici, questo è di più facile comprensione e porta facilmente i lettori ad immedesimarsi nelle vicende di Rael, il protagonista della storia raccontata nel disco.
Questi sono gli anni in cui i gruppi rock non si limitavano a scrivere canzoni, ma componevano delle vere e proprie opere rock che raccontavano una storia o che, comunque, avevano un minimo comune denominatore.
“The lamb lies down on Broadway” (E l’agnello si sdraia su Broadway) narra le vicende di Rael, delinquente e stupratore che, al pari di Alice, si ritrova catapultato in una dimensione parallela dove fa incontri inusitati e dove vive avventure oniriche e straordinarie.
Uno degli incontri che Rael fa è proprio quello con le Lamia.
Ma prima di presentarvi il testo tradotto della canzone voglio darvi alcune notizie su queste creature, tramite la connessione con la poesia. Infatti io stessa non sapevo che il poeta inglese John Keats (1795-1821) avesse scritto un poema intitolato “Lamia”.
Egli lo scrisse nel 1819, subito dopo il suo più brillante e prolifico periodo durante il quale egli scrisse “La belle dame sans merci”, e le sue Odi alla Malinconia, alla Indolenza, ad un’ Urna Greca e ad un Usignolo e prima del suo poema più famoso che è “Ode all’Autunno”.
“Lamia” racconta di come il dio Ermes oda di una ninfa che pare essere la più bella di tutte le ninfe.
Egli parte, così, alla sua ricerca ma, durante il viaggio, si imbatte, invece, in  Lamia, intrappolata nel corpo di un  serpente. Ella gli fa il dono di rivelare alla sua vista la ninfa, altrimenti invisibile, ed egli, in ricompensa, le restituisce la sua forma umana.
Lamia fugge alla ricerca di un giovane di Corinto, Licio, mentre Ermes e la ninfa fuggono nel fitto dei boschi.
La fine non voglio dirvela altrimenti si perde la sorpresa!

Eccovi alcuni  passi tratti dal poema di Keats e da me tradotti. Notate la rima baciata lungo tutto il poema che è stato scritto nell' "heroic couplet" che è l'erede inglese del nostro endecasillabo. In poesia abbiamo inventato tutto noi e gli altri ci hanno solo copiato (persino Shakespeare).
C'è un punto ed uno solo in cui non c'è la rima. Non ho capito  se è un errore del testo ricopiato su Internet o se, in quel momento, Keats avesse perso l'ispirazione o avesse avuto una tale brutta notizia da non aver voglia di cercare la rima.
A voi l'ardua sentenza e la ricerca del verso in cui non c'è la rima!

Today I will speak about "The Lamia", a song from Genesis' album "The lamb lies down on Broadway."
The lyrics are extraordinary and suggestive and that is the reason why I decided to publish them. But, before this, I want to tell you that I did not know that John Keats wrote a poem entitled "Lamia".
It tells the story of Hermes, who is in love with an invisible nymph who lives in Crete and of Lamia who is a lovely woman trapped in the form of a serpent.
Here are some parts of the poem I have translated in Italian.
You will read, obviously, the part in English.  Note, please, the rhymes in the poem and its rhythm (it is the so called "heroic couplet").

.…. Hermes
From high Olympus had he stolen light,
On this side of Jove’s cloud, to escape the sight
Of his great summoner, and made retreat
Into a forest on the shores of Crete.
For somewhere in that sacred island dwelt
A nymph, to whom all hoofed Satyrs knelt;
At whose white feet the languid Tritons poured
Pearls, while on land they wither’d and adored.

..Ermes
Dall’alto Olimpo si era ritirato,
Su questo lato del nembo di Giove, per fuggire alla vista
Del suo grande inquisitore, e ritirarsi
In una foresta sulle spiagge di Creta.
Poiché in qualche dove sulla sacra isola viveva
Una ninfa, a cui tutti gli ungulati Satiri si inchinavano;
Ai cui eburnei piedi i languidi Tritoni deponevano
Perle, mentre sulla terra essi deperivano e la adoravano.


.....
From vale to vale, from wood to wood, he flew,
Breathing upon the flowers his passion new,
And wound with many a river to its head,
To find where this sweet nymph prepar’d her secret bed:
In vain; the sweet nymph might nowhere be found,
And so he rested, on the lonely ground,
Pensive, and full of painful jealousies
Of the Wood-Gods, and even the very trees.

Di valle in valle, di bosco in bosco, egli volò,
Soffiando sui fiori la sua passione,
Sorvolando molti fiumi fino alla sorgente,
Per trovare dove la dolce ninfa preparasse il suo segreto letto:
Invano; la dolce ninfa non fu mai trovata,
Così egli restò fermo, sul suolo solitario,
Pensoso, e pieno di dolorosa gelosia

Per gli Dèi dei Boschi e persino per gli alberi stessi.

The God, dove-footed, glided silently
…..
Until he found a palpitating snake,
Bright, and cirque-couchant in a dusky brake,
She was a Gordian shape of dazzling hue,
Vermilion-spotted, golden, green and blue;
Striped like a zebra, freckled like a pard,
Eyed like a peacock, and all crimson barr’d;


Il Dio, con ali di colomba alato, avanzò in silenzio
…..
Finchè trovò un serpente palpitante,
Luminoso, avvitato su se stesso in un bosco oscuro,
In forma di nodo di abbagliante colore,
A macchie vermiglie, d’oro, verdi e blu;
A strisce come zebra, di leopardo macchiato,
Con gli occhi del pavone e tutto di carminio acceso;

“Thou smooth-lipp’d serpent, surely high inspired!
……
Telling me only where my nymph is fled.”
…..
“Too frail of heart! For this lost nymph of thine,
Free as the air, invisible, she strays
About these thornless wilds; her pleasant days
She tastes unsee; unseen her nimble feet
Leave traces in the grass and flowers sweet;
And by my power is her beauty veil’d
To keep it unaffronted, unassail’d,
By the love-glances of unlovely eyes,
Of Satyrs, Fauns, and blear’d Silenus’ sighs.”
…..
“Thou shalt behold her, Hermes, thou alone,
If thou wilt, as thou swearest, grant my boon!”
…..
“I was a woman, let me have once more
A woman’s shape, and charming as before.
I love a youth of Corinth – O the bliss!
Give me my woman’s form, and place me where he is.
Stoop, Hermes, let me breath upon thy brow,
And thou shalt see thy sweet nymph even now.”

Tu serpente dalle soavi parole, sei di certo ispirato!
…..
Dimmi, ti prego, dove la mia ninfa è fuggita.”
…..
“Troppo fragile di cuore! Poichè questa tua ninfa,
Libera come l’aria, invisibile, si aggira
Tra queste macchie senza spine; i suoi dolci giorni
Ella gode non vista; non visti i suoi lesti piedi
Lasciano tracce sull’erba e sui dolci fiori;
E dal mio potere velata è la sua bellezza
Per renderla invisibile
Agli sguardi d’amore di ripugnanti occhi,
Di Satiri, di Fauni, e dai sospiri lascivi di Sileno.”
……
“Tu la scorgerai, Ermes, tu soltanto,
Se, come giuri, salvezza mi assicuri!”
……
Io ero una donna, lascia che io di nuovo abbia
Le forme di una donna, e bella come allora.
Io amo un giovane corinzio – Oh me beata!
Rendimi una donna e lasciami dove è lui.
Chinati, Ermes, lascia che io soffi sui tuoi occhi,
Così vedrai la tua dolce ninfa proprio ora.”

sabato 9 novembre 2013

sabato 2 novembre 2013

Michaella Rugwizangoga, Cyarwa cya nyarwaya


Michaella Rugwizangoga is a young Rwandan writer, award-winning poet, spoken word artist, designer and scientist.  She writes and performs in French, English, German, Spanish, and Kinyarwanda, and has shared her poetry on numerous stages throughout the world (in Kigali, Kaiserslautern, Paris, Berlin, and elsewhere).  She co-founded "Words of the World" (#WOTW), which is an open-mic and poetry platform based in Germany and Rwanda. 


Cyarwa is the birthplace of her mother. She left when she was two years old and came back when she was forty, accompanied by her older brother. This poem is the story of their return after years of shared exile, in Burundi, Belgium, Ivory Coast, and France.

(cfr. http://wordswithoutborders.org/article/writing-genocide



Michaella Rugwizangoga - Photo by BBC



Tua figlia è tornata stamattina
Tuo figlio ti ha abbracciata ancora
Cyarwa cya nyarwaya
Le tue storie scorrono nel sangue dei miei cari
Le tue radici sono scritte nelle linee delle nostre mani
Cyarwa cya nyarwaya
Tu, la terra di mio nonno
Tu, la terra di mia nonna
Tu, dimora della mia famiglia
Lontano da te abbiamo creato
Lontano da te abbiamo costruito
Altri sentieri ed altri destini
Altre vite ed altri progetti
Cyarwa cya nyarwaya
Oggi noi torniamo
Oggi noi piantiamo di nuovo
All' ombra dell'eucalipto ci raduniamo
Ci racconterai delle vostre vite
Noi riempiremo il vuoto
Ci racconterai il segreto delle colline
La sinuosità delle tue linee
Il profumo dei tuoi fiori
Il dolore delle tue lacrime
La dolcezza delle tue ore
Cyarwa cya nyarwaya
Tua figlia è tornata stamattina
Tuo figlio ti ha abbracciata ancora

Your daughter returned this morning
Your son embraced you once again
Cyarwa cya nyarwaya
Your stories flow in the blood of my dear ones
Your roots are written in the lines of our hands
Cyarwa cya nyarwaya
You, the land of my grandfather
You, the heart of my grandmother
You, the home of my family
Far from you we have constructed
Far from you we have built
Other paths and other destinies
Other lives and other plans.
Cyarwa cya nyarwaya
Today we return
Today we replant
In the shadow of the eucalyptus we gather
You will tell us of your lives
We will fill in the void
You will tell us the secret of the hills
The bend of your lines
The scent of your flowers
The pain of your tears
The sweetness of your hours.
Cyarwa cya nyarwaya
Your daughter returned this morning
Your son embraced you once again.