lunedì 4 gennaio 2016

GIORGIO CAPRONI, L' ultimo borgo.



                       L' ULTIMO BORGO

 





   S'erano fermati a un tavolo
d'osteria.
               La strada
era stata lunga.
                          I sassi.
le crepe dell'asfalto.
                                  I ponti
più d'una volta rotti
o barcollanti.

                       Avevano
le ossa a pezzi.
                         E zitti
dalla partenza, cenavano
a fronte bassa, ciascuno
avvolto nella nube vuota
dei suoi pensieri.


                            Che dire.

Avevano frugato fratte
e serpeti.
              Avevano
fermato gente - chiesto
agli abitanti.

                    Ovunque
solo tracce elusive
e vaghi indizi - ragguagli
reticenti o comunque
inattendibili.

                    Ora 
sapevano che quello era
l'ultimo borgo.
                       Un tratto
ancora, poi la frontiera
e l'altra terra: i luoghi
non giurisdizionali.

                                L'ora
era tra l'ultima rondine
e la prima nottola.
                               Un'ora
già umida d'erba e quasi
(se ne udiva la frana
giù nel vallone) d' acqua
diroccata e lontana.

          

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