Il commovente poema narrativo di Elie Wiesel sulla storia, la immortalità, ed il potere del canto, accompagnato dalle bellissimo illustrazioni a colori del pluri premiato disegnatore Mark Powdal. Tratto da un fatto realmente accaduto durante la II guerra mondiale
E' la vigilia della festa ebraica di Purim, ed i Nazisti hanno dato ai leader del ghetto 24 ore per scegliere dieci ebrei da impiccare per "vendicare" l' uccisione dei dieci figli di Haman, il cattivo della storia, che celebra il trionfo degli Ebrei sul possibile genocidio di oltre 2400 anni fa. Se i leaders rifiuteranno , il ghetto intero sarà eliminato...
Da The Tale of a Niggun
Fa un passo avanti
senza mostrare paura,
tutto il suo essere riflette
dignità,
il più vecchio dei vecchi Ebrei
dichiara con fermezza:
Nessuno di noi
merita di vivere o
morire più di un altro.
Attende un momento,
un lungo momento,
come se pensasse di voler
aggiungere
una spiegazione,
ma ci ripensa;
fa un passo indietro
ed è già
circondato
da amici e parenti.
Il nemico è deluso?
Dirlo è impossibile.
Muove uno sguardo pigro
sugli abitanti del ghetto: giovani e vecchi,
istruiti e non,
uomini e donne,
ragazzi ed i loro insegnanti,
sono tutti qui.
E' soddisfatto il nemico
che nessuno manchi?
Dirlo è impossibile.
Guarda le sue vittime
e dice
semplicemente,
freddamente:
Tra un' ora,
un'ora esatta,
voi sarete tutti
morti.
E tuti gli Ebrei,
con un solo movimento,
si voltano verso il loro rabbi
come a chiedere conferma:
Ma è vero?
E' forse un sogno?
Un incubo? Una farsa?
Qualcuno piange,
altri sorridono,
guardando nel vuoto.
Teniamoci pronti,
dice il rabbino.
Ma non dice
pronti per cosa;
ciascuno lo sa.
Recitiamo tutti
insieme il Vidui,
dice il Rabbi
e dopo
Sh'ma Ysrael,
tutti insieme;
che l'Altissimo accolga il nostro appello,
forse Egli non sa
cosa accade qua sulla Terra.
Perciò,
amici,
fratelli,
noi canteremo
forte,
sempre più forte,
mi sentite?
Canteremo così forte
che il nostro canto riempirà
il cielo e la terra...
Qualcuno lo guarda
ma non comprende;
altri comprendono
ma non osano guardarlo;
ci sono coloro che si chiedono:
cantare?
Vuoi che cantiamo
rabbi?
Qui? Adesso?
Si! Adesso!
il rabbi comanda.
Voglio che cantiate adesso!
Vi insegnerò
una canzone...
Mark Podwal |
Taking one step forward,
showing no fear,
his entire being reflecting
dignity,
the oldest of the old Jews
declares firmly:
None of us
deserves
more than the other
either to live
or to die.
He waits a moment,
a long moment,
as though he wanted
to add
an explanation,
but changes his mind;
he takes one step backward
and is already
surrounded
by friends and allies.
Is the enemy disappointed?
Impossible to tell.
He moves his sleepy gaze
over the inhabitants
of the ghetto: young and old,
learned and not,
men and women,
children and their teachers,
all are here.
Is the enemy satisfied
that no one is missing?
Impossible to tell.
He looks at his victims
and says
simply,
coldly:
In one hour,
exactly one hour,
you will all be
dead.
And all the Jews,
in a single movement,
turn toward their rabbi
as though to ask for confirmation:
Is it true?
Is it a dream perhaps?
A nightmare? A farce?
Some cry,
others smile,
staring into emptiness.
Let us be ready,
says the rabbi.
He does not say
ready for what;
everybody knows.
Let us recite the Vidui,
all together,
says the rabbi,
and then
Sh’ma Yisrael,
all together;
let the Almighty hear our appeal,
perhaps He doesn’t know
what is happening here below.
Therefore,
my friends,
my brothers,
we shall sing
loudly,
louder and louder,
do you hear me?
We shall sing so loud
that our song will fill
heaven and earth . . .
Some look at him
but do not understand;
others understand
but do not dare
to look at him;
there are those who wonder:
Sing?
You want us to sing,
rabbi?
Here? Now?
Yes! Now!
commands the rabbi.
I want you to sing now!
I am going to teach you
a song . . .