venerdì 30 dicembre 2011

ROSA, DIVINA ROSA... Alfonsina Storni

Roses, flowers, carnations di Jan van Huysum


Rosa, divina rosa che ti culli al vento, ancora aspersa della minuta pioggia notturna. Felice sei nella tua placidità, sopra la turgida freschezza del tuo stelo, sotto il dolce cielo primaverile. Ma non quanto me. Tu non lo puoi guardare, io sì... Se le sue mani si posassero sulla tua carne, non le riconosceresti, come me, al semplice tatto. Se udissi, accanto a te, il suo cuore palpitare, non sapresti che è il suo, come me, da un solo battito.

                                                                                 Alfonsina Storni


Alfosina Storni su Cervantes ( in spagnolo)


Non me ne voglia l ' amica Ipazia per l' inopinato ( che parola, eh!)  mio intervento  sul suo post:  la poesia proposta non mi ha entusiasmato ad una prima lettura, però mi ha incuriosito, ed una rapida ricerca sul Web  mi ha permesso di conoscere questa per me sconosciuta poetessa.
 Mi ha impressionato sopratutto questa sua poesia, considerando che Alfonsina Storni si uccise entrando in mare e dirigendosi verso il largo finchè...
                                                                                                                                   Jago


En el fondo del mar
hay una casa de cristal.
A una avenida
de madréporas
da.
Un gran pez de oro,
a las cinco,
me viene a saludar.
Me trae
un rojo ramo
de flores de coral.
Duermo en una cama
un poco más azul
que el mar.
Un pulpo
me hace guiños
a través del cristal.
En el bosque verde
que me circunda
-din don... din dan-
se balancean y cantan
las sirenas
de nácar verdemar. 

Y sobre mi cabeza
arden, en le crepùsculo,
las erizadas puntas del
mar




Alfonsina Storni





mercoledì 28 dicembre 2011

Charles Simic - That little something, trad. A.Pancirolli



That little something,




The likelihood of ever finding is small.
It's like being accosted by a woman
And asked to help her look for a pearl
She lost right here in the street.

She could be making it all up,
Even her tears, you say to yourself
As you search under your feet,
Thinking, not in a million years...

It's one of those summer afternoons
When one needs a good excuse
To step out of a cool shade.
In the meantime, what ever became of her?

And why, years later, do you still,
Off and on, cast your eyes to the ground
As you hurry to some appointment
Where you are now certain to arrive late.











Quella piccola cosa



La probabilità di ritrovarla è minima.
E' come essere avvicinati da una donna
che ci chiede di aiutarla a cercare una perla
persa proprio qui per strada.

Potrebbe essersi inventata tutto,
anche le sue lacrime, ti dici,
mentre cerchi sotto i piedi,
e pensi, non in un milione di anni...

E' uno di quei pomeriggi estivi
quando abbiamo bisogno di una buona scusa
per uscire dal fresco dell' ombra.
Intanto, cosa ne è stato di lei?

E perchè, anni dopo, tu
ogni tanto getti un' occhiata a terra
mentre ti affretti per un appuntamento
dove adesso sei sicuro di arrivare in ritardo.

lunedì 26 dicembre 2011

Voyage to Cythera, Charles Simic, trad. A. Pancirolli






Me ne andrò sull' isola di Cythera
a piedi, naturalmente.
Partirò una qualche sera di maggio,
leggero come una piuma,
per là dove narrano  la dea sia sorta
nuda dal mare.

E invece, salterò lo steccato del parco
dove i lillà fioriscono
e gli alberi sono febbrili di nuove foglie
.L'altalena che ho visto una volta in un
quadro,si trova di sicuro qua intorno,

e la donna nel suo elegante vestito bianco,
con gli occhi bendati
mentre brancola per la mia strada lungo un sentiero tortuoso
tra compagni mascherati
che indossano  nere mantelle e  portano coltelli.

E' solo la storia di un amore non corrisposto,
lo dirò loro, dopo che mi avranno svuotate le tasche.
Oh amore, che fuggi con il mio portafoglio
ed una lanterna cinese
nel buio della sera.



QUELLE EST CETTE ILE TRISTE ET NOIRE? - C' EST CYTHERE...
 WHAT IS THIS BLACK, GLOOMY ISLAND?- IT'S CYTHERA
WHAT IS THAT SAD, BLACK ISLAND LIKE A PALL WHY CYTHEREA..

 WHAT IS THAT SOMBER ISLAND? WHAT DREARY PORT OF CALL?
CYTHERA..
 Charles Baudelaire,
traduzioni di William Aggeler, Roy Cambpell, George Dillon