Arbol de Diana
Prologo di Octavio Paz. Aprile del 1962.
(Chimica): Cristallizzazione verbale dovuta ad amalgama d’insonnia passionale e lucentezza meridiana in un processo di solvatazione della realtà sottoposta alle più alte temperature. Il prodotto non contiene una sola particella di menzogna.
(Botanica): L’albero di diana è trasparente e non proietta ombra. Possiede una luce propria, scintillante e rapida. Nasce nelle terre aride d’America. L’ostilità del clima, l’inclemenza dei discorsi e la grettezza, l’opacità generale delle specie pensanti, sue vicine, per un fenomeno di compensazione ben noto, stimolano le proprietà luminose di questa pianta. Non ha radici; il tallo è un cono di luce leggermente ossessiva; le foglie sono piccole, rivestite da quattro o cinque linee di scrittura fosforescente, picciolo elegante ed aggressivo, margini dentellati; i fiori sono diafani, i maschi separati dalle femmine, questi ultimi ascellari , quasi sonnambuli e solitari, i primi in spighe, spolette e, più raramente , spine.
(Mitologia ed Etnografia): Gli antichi credevano che l’arco della dea fosse un ramo divelto dell’albero di Diana. La cicatrice del tronco era considerata come il sesso (feminino) del mondo. Forse si tratta di un albero di fico mitologico (la linfa dei rami teneri è lattiginosa, lunare). Il mito allude possibilmente ad un sacrificio da smembramento : un adolescente (uomo o donna?) veniva smembrato ad ogni luna nuova, per stimolare la riproduzione delle immagini nella bocca della profetessa (archetipo dell’unione dei mondi supero e infero). L’albero di Diana è uno degli attributi maschili della divinità femminile. Alcuni vedono in questo una conferma ulteriore dell’origine monoica della materia grigia e, forse, di tutte le altre (materie); altri deducono che è un caso di espropriazione della sostanza mascolina solare: il rito sarebbe solo una cerimonia di mutilazione magica del raggio primordiale (3). Allo stato attuale delle nostre conoscenze è impossibile scegliere tra una qualsiasi di queste due ipotesi. Segnaliamo, senza dubbi, che i partecipanti (alla cerimonia) mangiavano dopo carboni incandescenti, costume che si è conservato fino ai giorni nostri.
(Araldica): scudo di “armes parlantes”(4)
(Fisica): Per molto tempo si è negata l’esistenza fisica dell’albero di Diana. Infatti, e ciò e dovuto alla sua straordinaria trasparenza, pochi sono in grado di vederlo. Solitudine, concentrazione e un affinamento generale della sensibilità sono requisiti indispensabili per poterlo vedere. Alcune persone, che sono stimate essere intelligenti, si lamentano che, nonostante la loro preparazione, non vedono nulla. Per fugare ogni possibilità d’errore, basta tenere a mente che l’albero di Diana non è un corpo che si può vedere: è un oggetto (animato) che ci fa vedere oltre, uno strumento naturale della visione. Per di più, una piccola prova di critica sperimentale fugherà, reale e in maniera definitiva, i pregiudizi dell’illuminismo contemporaneo: collocato dinanzi al sole, l’albero di Diana riflette i suoi raggi e li riunisce in un fuoco centrale chiamato poema, che produce un calore luminoso capace di bruciare, fondere e persino trasformare in vapore gli increduli. Si raccomanda questa prova ai critici letterari del nostro idioma.
La traduzione del prologo è di Maria Pia Dell'Omo.
1
Ho dato il mio slancio all'alba.
Ho lasciato il mio corpo unito alla
luce
e ho cantato la tristezza di ciò che
nasce.
2
Queste sono le versioni che ci
propone:
un buco, una parete
che trema...
3
solo la sete
il silenzio
nessun incontro
guardati da me amore mio
guardati dalla silenziosa nel
deserto
dalla viaggiatrice con il bicchiere vuoto
e dall'onbra della sua ombra.
4
E ADESSO:
Chi smetterà di affondare la sua mano
in cerca del
tributo per la piccola dimenticata.
Il freddo pagherà.
Pagherà il vento. La pioggia
pagherà. Pagherà
il tuono.
Per Aurora e Julio Cortàzar
5
per un minuto di vita breve
unica a occhi aperti
per un minuto vedere
nel cervello piccoli fiori
che danzano come parole sulla
bocca di un muto
6
lei si spoglia in paradiso
dei suoi ricordi
lei ignora il feroce destino
delle sue visioni
lei ha paura di non saper
nominare
quello che non esiste.
7
Salta con la camicia in fiamme
di stella in stella,
di ombra in ombra.
Muore di morte lontana
colei che ama il vento.
8
Memoria illuminata, galleria
dove
s'aggira l’ombra di quel che spero
Non è
vero che verrà. Non è vero
che
non verrà.
9
Queste ossa che brillano di
notte,
queste parole come pietre
preziose
nella gola viva di un uccello
pietrificato,
questo verde molto amato
questo caldo lilla,
questo cuore misterioso.
10
un vento debole
pieno di volti piegati
che ritaglio come oggetti
da amare
11
ora
in quest’ora innocente
io e colei che fui ci sediamo
sulla soglia del mio sguardo
12
mai piú le dolci metamorfosi
di una bimba di seta
sonnambula ora nella cornice
di nebbia
il suo risveglio di mano che respira
di fiore che si apre al vento
13
spiegare con parole di questo
mondo
che partí da me una nave
portandomi
14
La poesia che non dico,
quella che non merito.
Paura di essere due
sulla via dello specchio:
qualcuno che dorme in me
mi mangia e mi beve.
15
Rimpiango di avere smarrito
l’ora in cui sono nata.
Rimpiango di non poter officiare
da ultima arrivata.
16
hai costruito la tua casa
hai impiumato i tuoi uccelli
hai colpito il vento
con le tue stesse ossa
hai finito da sola
quello che nessuno iniziò.
17
Giorni in cui una parola lontana
si impossessa di me.
Vado per quei giorni sonnambula e
trasparente. Il bell' automa si canta,
si incanta, si racconta casi e cose: nido di fili
rigidi dove mi danzo
e mi piango ai miei numerosi
funerali. (Lei è il suo
specchio incendiato, la sua attesa di
roghi freddi, il suo
elemento mistico, la sua fornicazione
di nomi che
crescono soli nella notte pallida.)
18
come una poesia cosciente
del silenzio delle cose
tu parli per non vedermi
19
che io veda gli occhi
che ho nei miei tatuati
20
dice che non sa della paura della
morte dell’amore
dice che ha paura della
morte dell’amore
dice che l’amore è morte
è paura
dice che la morte è paura è
amore
dice che non sa
a Laire Bataillon
21
sono nata tanto
e ho doppiamente sofferto
nella memoria di qui e di là
22
nella notte
uno specchio per la
piccola morta
uno specchio di ceneri
23
uno sguardo dalle fogne
può essere una visione del mondo
la ribellione consiste nel guardare una
rosa
fino a polverizzarsi gli occhi
24
( Un disegno di Wols)
questi fili imprigionano le
ombre
e le obbligano a render conto del
silenzio
questi fili uniscono lo sguardo al
singhiozzo
25
( esposizione Goya)
uno varco nella notte
prontamente invaso da un
angelo
26
( un disegno di Klee)
quando il palazzo della notte
accenderà la sua bellezza
colpiremo gli specchi
finché i nostri volti
canteranno come idoli
27
un colpo dell’alba sui fiori
mi abbandona ubriaca di nulla e
di luce lilla
ubriaca d’immobilità e di certezza
28
ti allontani dai nomi
che filano il silenzio delle cose
29
Qui viviamo con una mano alla
gola.
Che nulla è possibile già lo sapevano
gli uomini che inventavano piogge e tessevano
parole nel tor-
mento dell’assenza. Perciò nelle
loro preghiere
c’era un suono di mani innamorate
della nebbia.
ad André Pieyre de Mandiargues
30
nell’ inverno favoloso
il lamento delle ali nella pioggia
nella memoria dell’acqua dita di
nebbia
31
È un chiudere gli occhi e giurare
di non aprirli. Intanto
fuori si nutrano
di orologi e di fiori
nati dall’astuzia. Ma con
gli occhi
chiusi e un dolore davvero troppo
grande tocchiamo gli
specchi affinché
le parole dimenticate suonino
magicamente.
32
Zona di piaghe dove l’addormentata
mangia lentamente
il suo cuore di mezzanotte
33
qualche volta
forse una volta forse un'altra
me ne andrò senza restare
me ne andrò come quella se ne va
a Ester Singer
34
la piccola viaggiatrice
moriva spiegando la sua morte
saggi animali nostalgici
visitavano il suo corpo caldo
35
Vita, mia vita, lasciati cadere, lasciati
dolere, mia
vita, lasciati circondare di fuoco, di
silenzio in-
genuo, di pietre verdi nella
casa della
notte, lasciati cadere e dolere, mia
vita.
36
nella gabbia del tempo
l’addormentata guarda i suoi occhi soli
il vento le trae
la tenue risposta delle foglie
ad Alain Glass
37
al di là di qualunque zona
proibita
c’è uno specchio per la nostra triste
trasparenza
38
Questo canto pentito, vedetta
dietro le mie poesie:
questo canto mi smentisce, mi
imbavaglia..
Criptico ma affascinante. Quando si parla di dei, poi, mi brillano sempre gli occhi. E dove lo trovo questo mitico albero?
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