giovedì 2 settembre 2010




Di ritorno dalle Seychelles: estasiata ed infuriata!

Le Seychelles contano più di 100 isole ma solo alcune di esse sono abitate.
Io sono stata nella principale, l’isola di Mahè, dove si trova anche la capitale, Victoria. Ho visitato il mercato e lì mi sono divertita tantissimo mentre girovagavo tra i suoi banchetti che mostravano la mercanzia (peperoncini piccanti, spezie, pesce, frutta).
Sui pesci esposti si posavano le mosche ma a mangiarle ci pensavano dei grandi uccelli bianchi.
La catena alimentare davanti ai tuoi occhi!
Poi sono salita al primo piano dove si vendevano invece souvenir e, soprattutto, parei. Lì, in mezzo a tutti quei colori, potevi anche dimenticarti che esiste la morte e fingere di essere immortale per un po’.
Le Seychelles sono il paradiso della biodiversità.
In Italia e in Europa abbiamo le pinete, i querceti, gli oliveti ma lì in un metro quadrato di terra puoi ritrovarci venti, trenta specie botaniche, delle più diverse e disparate.
Inoltre, puoi trovarci delle bouganvilles di colore giallo mai viste qui in Italia, perlomeno non da me, oppure dei fiori mai visti in Italia, dalle forme assolutamente inconsuete.
In un posto così ti aspetteresti l’esistenza di scimmie e serpenti invece non ce n’è nemmeno l’ombra laddove, invece, troverai innumerevoli specie di uccelli e un pipistrello enorme che si ciba di frutta e innumerevoli specie di insetti (ragni soprattutto che tessevano delle ragnatele che erano un miracolo d’ingegneria).
Ma lo sapete che nei ristoranti uno dei piatti che servivano era il pipistrello in terrina?
Orrore!
I pesci che si mangiano sono due: il red snapper (per il colore rosso della pelle) e il job. Da questi due tipi di pesci si ricavano dei filetti molto alti che si mangiano con la creole sauce o con il riso bollito.
Questi pesci non sono saporiti come i nostri perché l’acqua dell’Oceano è meno salata di quella dei nostri mari (infatti, dopo aver fatto il bagno, non sentivo la tipica sensazione della pelle che tira che si prova quando vai a fare il bagno a Capo Miseno, vicino Napoli).
Gli abitanti delle Seychelles sono creoli, di discendenza africana.
Le donne giovani sono molto eleganti, indossano tutte gonna e camicetta mentre quelle più anziane indossano quei tailleur che indossavamo noi negli anni ’80, gonna e giacchino della stessa stoffa. Secondo me se li cuciono loro!
Le Seychelles hanno subìto sia la dominazione inglese che quella francese.
E delle due culture hanno mantenuto solo alcune cose, mescolandole tra loro.
I nomi delle baie per esempio sono in francese. Anse Royale, dove abitavo io, Anse Soleil, Anse Mayor, Anse Intendance.
Mentre sia il modo di guidare (volante a destra) sia il sistema scolastico sono mutuati da quelli inglesi.
Sia i bambini che i ragazzi indossavano delle divise per andare a scuola e soprattutto le bambine erano deliziose nei loro vestitini a quadretti rossi tutti uguali!
A Mahè puoi scegliere tra oltre 100 spiagge ed anche le più vicine, quelle meno conosciute, sono assolutamente fantastiche, con la vegetazione che cresce sulla sabbia, palme che ti danno l’ombra se ne vuoi e granchi grandi e piccoli piccoli, bianchi trasparenti che ti camminano tra i piedi.
Un giorno sono andata a visitare il Jardin du roi che è un giardino botanico che raccoglie le piante di molte spezie, il pepe, la noce moscata, la vaniglia, e fiori e piante tropicali. Inoltre c’è un piccolo museo con esposti alcuni Coco de Mer (che può pesare 20 kg!), il frutto simbolo delle Seychelles e noto per le sue sembianze con le forme femminili (ma il frutto maschile ha sembianze maschili!), ed un ristorantino dove gustare piatti tipici, ovviamente abbondantemente speziati!
Mentre cammino lungo il percorso che si deve seguire cartina alla mano, vedo alcune tartarughe giganti chiuse in un recinto piccolissimo!
Una di loro teneva la testa infilata nella sbarra orizzontale del recinto. Cercava di uscire!
C’erano, inoltre, molti uccelli chiusi in voliere piccolissime!
Ma che bisogno c’è di far soffrire così quei poveri animali?
Ovviamente quando sono tornata indietro ho fatto le mie rimostranze alla signora che era alla cassa del bar, dicendo che ero scioccata dalla loro insensibilità verso la sofferenza di quei poveri animali.
Avrei anche voluto dirle che sui manifesti pubblicitari si parla delle Seychelle come di un paradiso dove l’ambiente è tenuto molto in considerazione e dove la sostenibilità è al primo posto fra gli interessi del governo.
Sostenibilità?
I nostri amici un giorno ci hanno portato a Port Launay che è un’altra splendida baia. Peccato però che qui, al posto di una laguna che sorgeva a ridosso della spiaggia e che era sicuramente un paradiso della biodiversità, è sorto un mega resort a cinque stelle, con bar, ristorante, lettini sulla spiaggia e barche a mare.
E hanno fatto questo in una riserva marina!
Attenzione per l’ambiente?
Gli arabi stanno comprando tutta l’isola a suon di petrodollari. Uno è riuscito a farsi dare il permesso di costruire una megavilla sulla montagna, più in alto di tutti, in un posto dove non era possibile non vederla!
Orrore!
Insomma, coi soldi puoi comprarti tutto.
Alla fine ero, come ho detto nel titolo, estasiata ed infuriata!
Ma che cosa posso fare io per preservare Mahè, che è anche mia e di tutti, dato che il pianeta appartiene a tutti noi?
Non posso fare un bel niente, tranne cercare di scrivere qualche lettera a qualche ente preposto per cercare di liberare i poveri animali imprigionati nel Jardin du roi.
Insomma, noi tutti siamo ostaggio del denaro. Anche quelli che non vivono per lui, anche quelli che non lo hanno eletto a proprio dio, anche quelli che lo hanno rifiutato, anche quelli che lo schifano, anche quelli di Greenpeace, anche quelli di Amnesty International, anche quelli di Medici senza Fontiere, anche Emergency e, soprattutto noi italiani, governati dall’uomo più corrotto, avido e senza scrupoli degli ultimi cinquant’anni.
Quanto mi sarebbe piaciuto non conoscerlo affatto!
Che dire?
Non vi invito assolutamente a tirare i remi in barca ma, santo cielo, ditemi una cosa che va bene!

1° Giugno 2010

In metrò l’aria mancava
noi abitanti momentanei
di quel piccolo universo in movimento
respiravamo piano.
Un’ape si materializzò improvvisa
sulla testa di un distratto passeggero
che subito se ne infastidì
o se ne impaurì.
Un ragazzo in piedi
gli tolse il disturbo
di ammazzarla.
Io ho percepito la sua morte.
Troppo non si può sentire.
Altrimenti quante volte puoi morire?

Poesia di Ipazia



5 commenti :

  1. Mi piace la tua indignazione, però non è che noi ci siamo comportati molto meglio, pensiamo all'ultima tragedia sulla costa amalfitana...
    Mi piace ancora di più la tua poesia, fuori dagli schemi, alla GiuseppeCesaroPoeta!!!
    Buona giornata, Ipa, buona giornata.

    Alessandro

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  2. Comunque, una cosa va bene: abbiamo ricominciato a scrivere sul blog,non mi sembra poco.

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  3. Iago, sì, non mi sembra poco!
    Lo so che qui, in quanto a danni all'ambiente, non siamo certo meglio, lo sai che l'Italia ha ingurgitato il 46% di se stessa?
    Non è spaventoso?
    Buona serata, Iago.

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  4. Per quanto mi sono ingrassato ultimamente, buona parte dell' Italia devo averla ingurgitata io!

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  5. Carissima Ipazia, almeno tu sfoghi la tua rabbia denunciando coloro che ci stanno portando alla rovina. Ne hai di coraggio, purtroppo la maggioranza preferisce subire perchè incapace di reagire o perchè preferisce farsi i cazzi propri.

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