domenica 9 novembre 2014

RISCOPRIRE...Papini, Giovanni


  Occasione. del tutto fortuita e forse per questo non casuale, della "riscoperta" di Giovanni Papini è stato l'acquisto dalla bancarella di libri usati dell'ormai famoso "indianino"  di Piazza Esedra del libro IL MITO DELLA GRANDE GUERRA, Mario Isnenghi, Editori Laterza, Bari 1970.
 A pag 85 del citato libro si trova una spietata e quanto mai attuale  analisi della politica italiana, tratta dall'articolo " FREGHIAMOCI DELLA POLITICA", in Lacerba, I,19,1913:

Il deputato compra i voti dei suoi elettori o a contanti o con piccoli favori personali o con grossi favori locali a paesi, a società, a classi; il ministro compra i voti dei deputati concedendo a questi i mezzi necessari per comprare gli elettori (croci, impieghi, lavori pubblici ecc.) o con favori diretti; gli affaristi comprano i voti dei deputati cointeressandoli nei loro affari o dando loro qualche canonicato segreto; comprano i pareri dei ministri minacciandoli di rappresaglie o promettendo benefizi; comprano i cervelli della gente minuta dando loro per un soldo otto pagine di politica, di telegrammi, di opinioni, di letteratura, d'incisioni e di varietà. (il corsivo è mio).
Gli altri poteri già nominativi ( e che spesso  stringono accordi col potere massimo di cui tutti hanno bisogno) si servono degli stessi mezzi, cosicché la famosa democrazia si riduce unicamente ai discorsi che si fanno nei comizi, nei consigli comunali, nei giornali, a Montecitorio, i quali cambiano ben poco la reale essenza delle cose - cioè il fatto di una nazione di lavoratori e consumatori spadroneggiata da poche centinaia di ricchi astuti e attivi e da qualche migliaio di chiacchieroni loro  dipendenti. ( il corsivo è di nuovo mio).

                                    
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Papini, Giovanni. - Scrittore italiano (Firenze 1881 - ivi 1956). P. fu parte viva del movimento letterario, filosofico e politico, che ai primi del Novecento promosse da Firenze lo svecchiamento della cultura e della vita italiana. Tra i fondatori delle riviste Leonardo (1903) e Lacerba (1913), concepì la letteratura come «azione» e diede ai suoi scritti un tono oratorio e dissacrante. Tra le opere più note si ricordano: l'autobiografia Un uomo finito, il saggio Stroncature, le prose liriche Giorni di festa (1918).

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