lunedì 26 agosto 2019

HORCYNUS ORCA di Stefano D'Arrigo, " L'affarecinese di Caitanello Cambrìa"




HORCYNUS ORCA di Stefano D'Arrigo, " L'affarecinese di Caitanello Cambrìa"







  Sdiluviato di spruzzi, il corpo a sconquasso, tutto mammalucchito, se ne calò nella lancitta, toccandosi e massaggiandosi fianchi,spalle e collo, dove si sentiva tutto in dolenzia. Abbassando gli occhi, ormai se n'era scordato, si vide fra le gambe, ancora all'aria, l'affarecinese, assinuato scuroscuro sopra il legno come una murena di scoglio...

  A capo sotto, avvicinandoci gli occhi sopra, se l' osservava là, in mezzo all'anche, fra incredulo e cusioso, come si scandaliasse allora allora di quell'essere strano ed enimmatico che viveva incorporato a lui, però come per conto suo, davero straneo. Se l'osservava e quello che vedeva: quel pesciazzo dissossato, finto affumicato, ranunchiato pieghepieghe, quel pesciazzo una volta, assai assai per l'indietro, se ne stava aqquattato li fra le sue gambe come nello spacco di uno scoglio, specie di murena pronta a avventarsi allo scoperto non appena s'aggirava nei paraggi dello scoglio il boccone di cui il pesciazzo era alliccoso. Ma ora, ora, il pesciazzo d'una volta se ne stava tutto assonnacchiato del sonno dei vecchi, mortizzo mortizzo, che a guardarlo bene faceva perfino senso...

  Se lo guardava tra le gambe e si sentiva vergogna, riserntiva la vergogna, risentiva la vergogna del vecchio. A che mi ridussi...si mormorava. A che ci riducemmo...gli mormorava.

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