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lunedì 2 maggio 2016

RICHARD BLANCO, LAST LINES, trad. A.Panciroli












ULTIMI VERSI



Riprendo in mano la tua copia delle poesie di Neruda che resta
sulla  libreria. Leggo Tus Manos, mi ispira a scrivere
un' altra poesia sulle tue mani,  che tengono stretta una sigaretta,
gesticolando in una vecchia conversazione  su Botticelli
o sui Cosmos sopra un calice di vino rosso sulla spiaggia
con conchiglie e pietre che abbiamo raccolto  e posto sui
davanzali della finestra come se la luce della luna li rendesse più tenui.
Leggo Tu Risa perchè voglio risalire nellla tua risata indietro
fino a quando non ho avuto bisogno di scrivere  della strada
dove camminavamo,insieme sul nostro pontile di legno,
come se il mare non avesse alcuna importanza,
non facendo attenzione al senato di stelle che ci governa.
Poi giro le pagine fino una poesia che ha come segnalibro un petalo
fino come la pagina dove si è conservaato ormai marrone sugli angoli,
ma il suo cuore è ancora rosso e vellutato  dal desiderio,  schiacciato tra
i titoli El Olvido / Oblivion, e Siempre / Always.


LAST LINES


I pull out your copy of Neruda's poems that remaine
on my shelf. I read Tus Manos, inspiring me to write
another poem about your hands, holding a cigarette
gesturing with our old conversations about Botticelli
or the Cosmos over goblets of red wine on the beach
with seashells and stones we'd collect and place along
the window sills as if they'd grow softer in moonlight.
I read Tu Risa wanting to trace your laughter back to
when I didn't need to write about the way we walked
together on our boardwalk, as if the sea didn't matter,
paying no attention to the senate of stars governing us.
Then I turn to a poem you book-marked with a petal,
flat as the page it kept and turning brown at the edges,
but its heart still scarlet and velvet with want, pressed
between titles: El Olvido/Oblivion and Siempre/Always.

sabato 30 novembre 2013

LAST LINES, by Richard Blanco, trad. A. Panciroli


Leggendo la breve poesia di Richard Blanco ( LAST LINES) non manchiamo di rileggere le poesie di Neruda che affiorano tra le righe...






Tiro di nuovo fuori la tua copia del libro di poesie di Neruda che era
ancora sulla mia mensola. Leggo Tus manos, e mi ispira a scrivere
un altra poesia sulle tue mani, che reggono una sigaretta,
e si muovono durante le nostre vecchie conversazioni su Botticelli
o sui Cosmos mentre ci beviamo calici di vino rosso sulla spiaggia
con le conchiglie e le pietre che abbiamo raccolto e messo  sul
davanzale delle finestre come se dovessero crescere più soffici al chiaro di luna.
Leggo Tu risa perché voglio risalire lungo il tuo sorriso fino a
quando non ho avuto bisogno di scrivere della strada che facemmo insieme
nella nostra passeggiata sul lungomare, come se il mare non avesse importanza,
non curandoci del senato di stelle che ci amministra.
Poi giro le pagine ed arrivo alla poesia che hai segnato con un petalo,
piatto come la pagina che lo ha tenuto in serbo e con gli orli ormai consumati,
ma il suo centro è ancora  scarlatto e  vellutato dal desiderio, pressato