Hieronymus Bosch, Estrazione della pietra della follia
Particolare
LINTERNA SORDA
Los ausentes soplan y la noche es densa. La noche tiene
el color de los párpados del muerto.
Toda la noche hago la noche. Toda la noche escribo.
Palabra por palabra yo escribo la noche.
LANTERNA CIECA
Gli assenti soffiano e la notte è densa. La notte ha il colore delle palpebre dei morti. Per tutta la notte faccio la notte. Per tutta la notte scrivo. Parola per parola scrivo la notte.
In un altro testo, Sous la nuit, i versi di Linterna Sorda si espandono e si esplicano:
Sous la nuit.
Alejandra Pizarnik
A Y. Yván Pizarnik de Kolikovski, mi padre
Los ausentes soplan grismente y la noche es densa. La noche tiene el color de los párpados del muerto.
Huyo toda la noche, encauzo la persecución y la fuga, canto un canto para mis males, pájaros negros sobre mortajas negras.
Grito mentalmente, el viento demente me desmiente, me confino, me alejo de la mano crispada, no quiero saber otra cosa que este clamor, este resolar en la noche, esta errancia, este no hallarse.
Toda la noche hago la noche.
Toda la noche me abandonas lentamente como el agua cae lentamente. Toda la noche escribo para buscar a quien me busca.
Palabra por palabra yo escribo la noche.
Vigilas desde este cuarto
donde la sombra temible es la tuya.
No hay silencio aquí
sino frases que evitas oír.
Signos en los muros
narran la bella lejanía.
(Haz que no muera
sin volver a verte.)
Vigili da questa stanza dove la temibile ombra è la tua. Non c'è silenzio qui tranne frasi che non vuoi sentire. Segni sui muri narrano la bella lontananza. ( Fai che non muoia senza averti rivisto)
(Chimica): Cristallizzazione verbale dovuta ad amalgama d’insonnia passionale e lucentezza meridiana in un processo di solvatazione della realtà sottoposta alle più alte temperature. Il prodotto non contiene una sola particella di menzogna.
(Botanica): L’albero di diana è trasparente e non proietta ombra. Possiede una luce propria, scintillante e rapida. Nasce nelle terre aride d’America. L’ostilità del clima, l’inclemenza dei discorsi e la grettezza, l’opacità generale delle specie pensanti, sue vicine, per un fenomeno di compensazione ben noto, stimolano le proprietà luminose di questa pianta. Non ha radici; il tallo è un cono di luce leggermente ossessiva; le foglie sono piccole, rivestite da quattro o cinque linee di scrittura fosforescente, picciolo elegante ed aggressivo, margini dentellati; i fiori sono diafani, i maschi separati dalle femmine, questi ultimi ascellari , quasi sonnambuli e solitari, i primi in spighe, spolette e, più raramente , spine.
(Mitologia ed Etnografia): Gli antichi credevano che l’arco della dea fosse un ramo divelto dell’albero di Diana. La cicatrice del tronco era considerata come il sesso (feminino) del mondo. Forse si tratta di un albero di fico mitologico (la linfa dei rami teneri è lattiginosa, lunare). Il mito allude possibilmente ad un sacrificio da smembramento : un adolescente (uomo o donna?) veniva smembrato ad ogni luna nuova, per stimolare la riproduzione delle immagini nella bocca della profetessa (archetipo dell’unione dei mondi supero e infero). L’albero di Diana è uno degli attributi maschili della divinità femminile. Alcuni vedono in questo una conferma ulteriore dell’origine monoica della materia grigia e, forse, di tutte le altre (materie); altri deducono che è un caso di espropriazione della sostanza mascolina solare: il rito sarebbe solo una cerimonia di mutilazione magica del raggio primordiale (3). Allo stato attuale delle nostre conoscenze è impossibile scegliere tra una qualsiasi di queste due ipotesi. Segnaliamo, senza dubbi, che i partecipanti (alla cerimonia) mangiavano dopo carboni incandescenti, costume che si è conservato fino ai giorni nostri.
(Araldica): scudo di “armes parlantes”(4)
(Fisica): Per molto tempo si è negata l’esistenza fisica dell’albero di Diana. Infatti, e ciò e dovuto alla sua straordinaria trasparenza, pochi sono in grado di vederlo. Solitudine, concentrazione e un affinamento generale della sensibilità sono requisiti indispensabili per poterlo vedere. Alcune persone, che sono stimate essere intelligenti, si lamentano che, nonostante la loro preparazione, non vedono nulla. Per fugare ogni possibilità d’errore, basta tenere a mente che l’albero di Diana non è un corpo che si può vedere: è un oggetto (animato) che ci fa vedere oltre, uno strumento naturale della visione. Per di più, una piccola prova di critica sperimentale fugherà, reale e in maniera definitiva, i pregiudizi dell’illuminismo contemporaneo: collocato dinanzi al sole, l’albero di Diana riflette i suoi raggi e li riunisce in un fuoco centrale chiamato poema, che produce un calore luminoso capace di bruciare, fondere e persino trasformare in vapore gli increduli. Si raccomanda questa prova ai critici letterari del nostro idioma.
La traduzione del prologo è di Maria Pia Dell'Omo.
1 Ho dato il mio slancio all'alba. Ho lasciato il mio corpo unito alla luce e ho cantato la tristezza di ciò che nasce. 2 Queste sono le versioni che ci propone: un buco, una parete che trema... 3 solo la sete il silenzio nessun incontro guardati da me amore mio guardati dalla silenziosa nel deserto dalla viaggiatrice con il bicchiere vuoto e dall'onbra della sua ombra. 4
E ADESSO:
Chi smetterà di affondare la sua mano in cerca del tributo per la piccola dimenticata. Il freddo pagherà. Pagherà il vento. La pioggia pagherà. Pagherà il tuono.
Per Aurora e Julio Cortàzar 5 per un minuto di vita breve unica a occhi aperti per un minuto vedere nel cervello piccoli fiori che danzano come parole sulla bocca di un muto 6 lei si spoglia in paradiso dei suoi ricordi lei ignora il feroce destino delle sue visioni lei ha paura di non saper nominare quello che non esiste. 7 Salta con la camicia in fiamme di stella in stella, di ombra in ombra. Muore di morte lontana colei che ama il vento. 8 Memoria illuminata, galleria dove s'aggira l’ombra di quel che spero Non è vero che verrà. Non è vero che non verrà. 9 Queste ossa che brillano di notte, queste parole come pietre preziose nella gola viva di un uccello pietrificato, questo verde molto amato questo caldo lilla, questo cuore misterioso. 10 un vento debole pieno di volti piegati che ritaglio come oggetti da amare 11 ora in quest’ora innocente io e colei che fui ci sediamo sulla soglia del mio sguardo 12 mai piú le dolci metamorfosi di una bimba di seta sonnambula ora nella cornice di nebbia il suo risveglio di mano che respira di fiore che si apre al vento 13 spiegare con parole di questo mondo
che partí da me una nave portandomi 14 La poesia che non dico, quella che non merito. Paura di essere due sulla via dello specchio: qualcuno che dorme in me mi mangia e mi beve. 15 Rimpiango di avere smarrito l’ora in cui sono nata. Rimpiango di non poter officiare da ultima arrivata. 16 hai costruito la tua casa hai impiumato i tuoi uccelli hai colpito il vento con le tue stesse ossa hai finito da sola quello che nessuno iniziò. 17 Giorni in cui una parola lontana si impossessa di me. Vado per quei giorni sonnambula e trasparente. Il bell' automa si canta, si incanta, si racconta casi e cose: nido di fili rigidi dove mi danzo e mi piango ai miei numerosi funerali. (Lei è il suo specchio incendiato, la sua attesa di roghi freddi, il suo elemento mistico, la sua fornicazione di nomi che crescono soli nella notte pallida.) 18 come una poesia cosciente del silenzio delle cose tu parli per non vedermi 19 che io veda gli occhi che ho nei miei tatuati 20 dice che non sa della paura della morte dell’amore dice che ha paura della morte dell’amore dice che l’amore è morte è paura dice che la morte è paura è amore dice che non sa
a Laire Bataillon 21 sono nata tanto e ho doppiamente sofferto nella memoria di qui e di là 22 nella notte uno specchio per la piccola morta uno specchio di ceneri 23 uno sguardo dalle fogne può essere una visione del mondo la ribellione consiste nel guardare una rosa fino a polverizzarsi gli occhi 24
( Un disegno di Wols) questi fili imprigionano le ombre e le obbligano a render conto del silenzio questi fili uniscono lo sguardo al singhiozzo 25
( esposizione Goya)
uno varco nella notte prontamente invaso da un angelo 26
( un disegno di Klee) quando il palazzo della notte accenderà la sua bellezza colpiremo gli specchi finché i nostri volti canteranno come idoli 27 un colpo dell’alba sui fiori mi abbandona ubriaca di nulla e di luce lilla ubriaca d’immobilità e di certezza 28 ti allontani dai nomi che filano il silenzio delle cose 29 Qui viviamo con una mano alla gola. Che nulla è possibile già lo sapevano gli uomini che inventavano piogge e tessevano parole nel tor- mento dell’assenza. Perciò nelle loro preghiere c’era un suono di mani innamorate della nebbia.
ad André Pieyre de Mandiargues 30 nell’ inverno favoloso il lamento delle ali nella pioggia
nella memoria dell’acqua dita di nebbia 31 È un chiudere gli occhi e giurare di non aprirli. Intanto fuori si nutrano di orologi e di fiori nati dall’astuzia. Ma con gli occhi chiusi e un dolore davvero troppo grande tocchiamo gli specchi affinché le parole dimenticate suonino magicamente. 32 Zona di piaghe dove l’addormentata mangia lentamente
il suo cuore di mezzanotte 33 qualche volta forse una volta forse un'altra me ne andrò senza restare me ne andrò come quella se ne va a Ester Singer 34 la piccola viaggiatrice moriva spiegando la sua morte saggi animali nostalgici visitavano il suo corpo caldo 35 Vita, mia vita, lasciati cadere, lasciati dolere, mia vita, lasciati circondare di fuoco, di silenzio in- genuo, di pietre verdi nella casa della notte, lasciati cadere e dolere, mia vita. 36 nella gabbia del tempo l’addormentata guarda i suoi occhi soli il vento le trae la tenue risposta delle foglie ad Alain Glass 37 al di là di qualunque zona proibita c’è uno specchio per la nostra triste trasparenza 38 Questo canto pentito, vedetta dietro le mie poesie: questo canto mi smentisce, mi imbavaglia..