mercoledì 13 aprile 2011



TRE ORE E QUARANTA

Insomma, ho letto oggi sul giornale che le donne italiane lavorano in casa tre ore e quaranta in più dei loro partner che, bontà loro, si dedicano al giardinaggio o a piccoli lavoretti in casa.
Ma che quadretto idilliaco, vero?
Beh, oggi pomeriggio sono entrata di diritto in questa statistica, in quanto, essendo tornata a casa alle quattro dal lavoro, dopo un breve intervallo per il pranzo, ho lavorato ininterrottamente fino alle sette di sera, cercando di capirci qualcosa nell'armadio dei ragazzi.
Insomma, conosco famiglie, ma sono poche, in cui i lavori domestici sono esattamente ripartiti tra i membri della famiglia e conosco famiglie in cui i piatti si lavano a turno la sera.
Evidentemente qualcosa non funziona nel mio DNA di donna meridionale che non ha insegnato ai figli ed anche al marito la regola fondamentale della condivisione del lavoro domestico.
A Napoli si direbbe: "Cu cchi t'a' vuò piglia'?"
Per consolarmi mi e vi regalerò una poesia di Ghiannis Ritsos:

Il tuo corpo tagliato
da una lama di luce
per metà carne,
per metà ricordo.

Illuminazione obliqua,
il grande letto
intero,
il tepore lontano,
e la coperta rossa.

Chiudo la porta,
chiudo le finestre.
Vento con vento.
Unione inespugnabile.

Con la bocca piena
di un boccone di notte.
Ahi, l'amore.

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