Una strana emozione ti prende appena varchi la granda sala delle Terme di Diocleziano dove sono in mostra le opere di Henry Moore:
il futuro (anteriore)di Moore ed il passato (remoto) delle antiche mura,la materialtà incarnata delle grandi figure reclinanti e la millenaria sintassi dei grandi mosaici romani si fondono magicamente in uno straniante continuum spazio-temporale.
Mi è capitato di scambiare il ritratto di Mooore , opera dello scultore italiano Mariano Marini, con uno di quei ritratti etrusco-romani del II-III secolo, e le ricostruzioni dei grandi sepolcreti per imponenti installazioni moderne!
Mariano Marini, Ritratto di H.Moore |
Quasi una piccola sindrome di Stendhal.
Mostra promossa dalla Soprintendenza Speciale per il Colosseo, il Museo Nazionale Romano e l’Area archeologica di Roma, in collaborazione con Tate e con Electa a cura di Chris Stephens e Davide Colombo ,la mostra presenta una selezione di sculture, disegni, acquerelli e stampedi uno dei più grandi artisti inglesi: Henry Moore (1898–1986). La Tate conserva la collezione più ricca e rappresentativa dagli anni Venti ai Settanta, anche grazie alla donazione dell’artista stesso. Riconosciuto come uno dei più grandi scultori contemporanei, deve il suo successo all’abilità tecnica e inventiva al servizio del racconto della nostra epoca.
Molte le creazioni in mostra che denotano il
suo peculiare rapporto tra pieni e vuoti, esaltato dalla monumentalità
del luogo, le Grandi Aule delle Terme di Diocleziano. Soprattutto ai
vuoti è infatti affidato un senso di continuità tra dentro e fuori, cosi
che le sculture non vivono solo nello spazio ma nello stesso tempo lo
creano, come se spazio e materia scultorea fossero un tutt’uno.
Straordinaria la serie delle figure femminili sdraiate, come espressione
dell’eterna femminilità, della Madre Terra. Alle Terme di Diocleziano
75 le opere esposte.
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