giovedì 19 novembre 2015

THE ORANGE BED, by NICHOLAS MOORE, trad. A .Panciroli






THE ORANGE BED
 Nicholas Moore ci racconta in dieci e più componimenti la curiosa storia di Miss Ollipester uccisa nel suo letto arancione e  di Mr. Detective Fax che arriva troppo tardi e si mangia una mela...
  Il tipico modo di Moore di vedere da più prospettive la stessa storia , come abbiamo visto nelle molteplici traduzioni di Spleen di Baudelaire.  http://www.scoop.it/t/how-to-translate-private-ennui-into-public-spleen

 
Nicholas  Moore






In the orange bed Miss Ollipester lies,
Indolent and fat, a book within her hand;
And by the bedside lies an apple, rare
In green and red freshness; the curtains drawn;
A shaded lamp above the bed; an air
Of ease and lassitude, of warmth and compromise
Not difficult to understand.
Outside those fat windows the glib moon shines
In adoration and the lovers move
Secretly to nefarious purposes.
Miss Ollipester hears the distant squeak
Of shoes or tongues, rustle of dress or kisses,
The unforgiving giggles of the weak,
          Crazy with viciouness of love 

Nel suo letto arancione Miss Ollipester giace,
grassa ed indolente, un libro tra le mani ;
e proprio  affianco al letto una mela, rara
in verde e rossa freschezza; le tende abbassate;
una lampada velata sopra al letto; un'aria
d'agiatezza e lusso, di tepore e compromesso
    non difficile da capire.

Fuori da queste grasse finestre  la facile luna risplende
in adorazione e gli amanti se ne vanno
in segreto verso nefasti obiettivi.
Miss Ollipester  ascolta il distante pigolio
di scarpe o lingue, un fruscio d'abiti o baci,
le indimenticabili risatine della debolezza
             pazza  per la ferocia d'amore.



She turns the page: Mr. Detective Fax
Follows the idiosyncrasies of crime,
Skilfully, with his fingers on the facts,
Lean, indolent, and knowing all the time
How each clue leads to the indefinite end:
And now Miss Ollipester dies with fear,
          Alone  and mad, with no friend.
Page follows page until the air is still
With an unease suggestive of despair.
Outside the room a shrill, high laugh, a curse:
Inside the room the cool, lamp-gentle air.
Mr. Detective Fax, his final clue
Picked up, hovers beside the windowsill,
Not knowing what to do.

Lei volta la pagina:  Mr Detective Fax
segue l'idiosincrasia del crimine,
abilmente , con le dita sui dati di fatto,
magro, indolente, e già sa come sempre
che ogni indizio conduce ad una indefinita fine;
ed ora Miss Ollipester muore di paura,
          senza un amico, folle , e sola.


Una pagina segue l'altra finchè l'aria è immota
con una suggestiva ansia di disperazione.
Fuori dalla stanza un'acuta,  alta risata, una sventura
Dentro invece la fresca aria di una lampada soffusa.
Mr. Detective Fax appena raccolto
il suo finale indizio, si libra oltre il davanzale
      non sapendo che pesci pigliare.

He fingers the rosy apple by the bed;
Decides to eat it, falters, takes the book
In one lean , anxious hand, and turns the page.
He is amazed to find how the plot palls.
Following with his mind each lover's look,
He knows now that the dark conceals  a rage
More fierce, more sinister, more false. 

Sfiora la mela rosea  presso al letto;
Decide di mangiarla,  vacilla, prende il libro
con mano  ansiosa e sottile, la pagina volta.
Mr.Fax è stupito di  trovare  come noiosa sia la trama.
Seguendo con la mente le sembianze degli amanti ,
Ora sa che il buio nasconde una rabbia,
più feroce, più sinistra, più falsa.





Tutti i testi originali de The orange bed  in http://www.aprileye.co.uk/TheOrangeBed.pdf


                





giovedì 12 novembre 2015

da Omeros, di Derek Walcott, LIbro sesto,capitolo XLIV,traduzione Alessandro Panciroli


Dalla introduzione ad Omeros, su Adelphi:



Risvolto
Molti hanno detto, senza tema di smentita, che i nostri tempi non sono adatti alla forma del poema epico. Poi un giorno è arrivato Derek Walcott con il suo Omeros, dove, con sfrontata duttilità e profusione di immagini, viene cantato un arcipelago che è come un continente, in delicato contrappunto con l’epos omerico. Omeros, aedo del tempo presente, racconta la storia di due pescatori, Ettore e Achille, innamorati della stessa donna, Elena, sensuale cameriera di un hotel di Saint Lucia, piccola isola sovrastata da due coni vulcanici, al centro del Mar dei Caraibi. E ogni personaggio, anche quelli di contorno, è come avvolto in un’aura luminosa che scaturisce sia dalla felice irruenza metaforica del linguaggio di Walcott, sia dal carisma di nomi, gesti e pensieri che riecheggiano, non senza venature ironiche, quelli dei corrispettivi eroi omerici.
Ma Omeros racconta anche la storia di un tradimento: l’isola, a lungo contesa dagli imperi rivali di Francia e Gran Bretagna, è stata infine consegnata ai turisti; ma se Ettore, un tempo capace di intagliare una canoa nel cedro, è diventato un tassista, Achille, fedele all’arte dei padri, glorifica la presenza del mare nella storia della tribù. E su tutto veglia, pietosa, la poesia, che contempla l’umiliazione imposta all’uomo dalla volgarità dei tempi e lo riscatta.
Omeros è apparso per la prima volta nel 1990.

 

 


Da Omeros, di Derek Walcott, 

LIbro sesto,capitolo XLIV,







II

I smelt the leaves threshing at the top of the year   
in green January over the orange villas   
and military barracks where the Plunketts were,

the harbour flecked by the wind that comes with Christmas,   
edged with the Arctic, that was christened Vent Noël;   
it stayed until March and, with luck, until Easter.

It freshened the cedars, waxed the laurier-cannelle,   
and hid the African swift. I smelt the drizzle
on the asphalt leaving the Morne, it was the smell

of an iron on damp cloth; I heard the sizzle   
of fried jackfish in oil with their coppery skin;
I smelt ham studded with cloves, the crusted accra,

the wax in the varnished parlour: Come in. Come in,   
the arm of the Morris chair sticky with lacquer;   
I saw a sail going out and a sail coming in,

and a breeze so fresh it lifted the lace curtains   
like a petticoat, like a sail towards Ithaca;   
I smelt a dead rivulet in the clogged drains.











L' anno iniziava e già sentivo il profumo delle foglie raccolte
nel verde gennaio sulle ville arancioni
e sulla caserma dei soldati dove stavano i Plunketts,

il porto sferzato da quel vento che arriva a Natale,
che sfiora il Polo, che è stato battezzato Vent Noel; e
durava fino a marzo e fino a Pasqua, se sei fortunato.

Il vento rinfrescava i cedri, faceva crescere gli alberi della cannella
e sparire il rondone africano. Sentivo l'odore della pioggia
sull'asfalto lasciando la Morne, era l'odore

di un ferro da stiro su un vestito bagnato; sentivo lo sfrigolare
del luccio fritto nell'olio con la sua pelle ramata;
sentivo il profumo del prosciutto tempestato di aglio, della accra incrostato,

della cera nel salotto verniciato: entra. Entra,
i braccioli della  vecchi apoltrona  umidi di lacca;
vidi una vela andarsene , una vela rientrare,

e una brezza così fresca da sollevare le tende di pizzo
come una sottogonna, come una vela verso Itaca:
sentiì un rigagnolo di morte nelle grondaie intasate.

lunedì 9 novembre 2015

IO CANTO

Risultati immagini per note colorate

The Gift to sing
James Weldon Johnson

Sometimes the mist overhangs my path,
And blackening clouds about me cling;
But, oh, I have a magic way
To turn the gloom to cheerful day—
      I softly sing.

And if the way grows darker still,
Shadowed by Sorrow's somber wing,
With glad defiance in my throat,
I pierce the darkness with a note,
      And sing, and sing.

I brood not over the broken past,
Nor dread whatever time may bring;
No nights are dark, no days are long,
While in my heart there swells a song,
      And I can sing.


Talvolta la nebbia sovrasta il mio sentiero,
E nuvole nere si chiudon su di me soltanto;
Ma, oh, io ho un modo inconsueto
Per cambiare il buio in un giorno lieto—
      Io dolcemente canto.

E se la strada il buio inscena,
E tutto ottunde con l'ala del pianto,
Con grande sfida nella gola,
Io piego l'ombra con una nota,
      E canto, e canto.

Io non rimugino sul guasto passato,
Né temo ciò che il tempo può portare;
Né notti oscure, né un giorno infranto,
Se nella gola gorgoglia un canto,
      Così vado a cantare.

Traduzione di Ipazia