Dalla introduzione ad Omeros, su Adelphi:
Risvolto
Molti hanno detto, senza tema di
smentita, che i nostri tempi non sono adatti alla forma del poema epico.
Poi un giorno è arrivato Derek Walcott con il suo Omeros,
dove, con sfrontata duttilità e profusione di immagini, viene cantato un
arcipelago che è come un continente, in delicato contrappunto con
l’epos omerico. Omeros, aedo del tempo presente, racconta la storia di
due pescatori, Ettore e Achille, innamorati della stessa donna, Elena,
sensuale cameriera di un hotel di Saint Lucia, piccola isola sovrastata
da due coni vulcanici, al centro del Mar dei Caraibi. E ogni
personaggio, anche quelli di contorno, è come avvolto in un’aura
luminosa che scaturisce sia dalla felice irruenza metaforica del
linguaggio di Walcott, sia dal carisma di nomi, gesti e pensieri che
riecheggiano, non senza venature ironiche, quelli dei corrispettivi eroi
omerici.
Ma Omeros racconta anche la storia di un tradimento: l’isola, a lungo contesa dagli imperi rivali di Francia e Gran Bretagna, è stata infine consegnata ai turisti; ma se Ettore, un tempo capace di intagliare una canoa nel cedro, è diventato un tassista, Achille, fedele all’arte dei padri, glorifica la presenza del mare nella storia della tribù. E su tutto veglia, pietosa, la poesia, che contempla l’umiliazione imposta all’uomo dalla volgarità dei tempi e lo riscatta.
Omeros è apparso per la prima volta nel 1990.
Ma Omeros racconta anche la storia di un tradimento: l’isola, a lungo contesa dagli imperi rivali di Francia e Gran Bretagna, è stata infine consegnata ai turisti; ma se Ettore, un tempo capace di intagliare una canoa nel cedro, è diventato un tassista, Achille, fedele all’arte dei padri, glorifica la presenza del mare nella storia della tribù. E su tutto veglia, pietosa, la poesia, che contempla l’umiliazione imposta all’uomo dalla volgarità dei tempi e lo riscatta.
Omeros è apparso per la prima volta nel 1990.
Da Omeros, di Derek Walcott,
LIbro sesto,capitolo XLIV,
II
I smelt the leaves threshing at the top of the year
in green January over the orange villas
and military barracks where the Plunketts were,
the harbour flecked by the wind that comes with Christmas,
edged with the Arctic, that was christened Vent Noël;
it stayed until March and, with luck, until Easter.
It freshened the cedars, waxed the laurier-cannelle,
and hid the African swift. I smelt the drizzle
on the asphalt leaving the Morne, it was the smell
of an iron on damp cloth; I heard the sizzle
of fried jackfish in oil with their coppery skin;
I smelt ham studded with cloves, the crusted accra,
the wax in the varnished parlour: Come in. Come in,
the arm of the Morris chair sticky with lacquer;
I saw a sail going out and a sail coming in,
and a breeze so fresh it lifted the lace curtains
like a petticoat, like a sail towards Ithaca;
I smelt a dead rivulet in the clogged drains.
L' anno iniziava e già sentivo il profumo delle foglie raccolte
nel verde gennaio sulle ville arancioni
e sulla caserma dei soldati dove stavano i Plunketts,
il porto sferzato da quel vento che arriva a Natale,
che sfiora il Polo, che è stato battezzato Vent Noel; e
durava fino a marzo e fino a Pasqua, se sei fortunato.
Il vento rinfrescava i cedri, faceva crescere gli alberi della cannella
e sparire il rondone africano. Sentivo l'odore della pioggia
sull'asfalto lasciando la Morne, era l'odore
di un ferro da stiro su un vestito bagnato; sentivo lo sfrigolare
del luccio fritto nell'olio con la sua pelle ramata;
sentivo il profumo del prosciutto tempestato di aglio, della accra incrostato,
della cera nel salotto verniciato: entra. Entra,
i braccioli della vecchi apoltrona umidi di lacca;
vidi una vela andarsene , una vela rientrare,
e una brezza così fresca da sollevare le tende di pizzo
come una sottogonna, come una vela verso Itaca:
sentiì un rigagnolo di morte nelle grondaie intasate.
Mi piace perchè è mitologico
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