Questi versi di Antipatro di Sidone sono dedicati a tutti i poeti, poetastri e poetucoli che variamente animano le infinite pagine del Web.
La traduzione è di Salvatore Quasimodo. ( Antologia Palatina ,Oscar Mondadori, Classici Greci e Latini, Milano 1992, ISBN 88-04-35623-5)
Παυροεπησ ΄'Ηριννα
Pochi, non lunghi canti, ha Erinna,
ma il suo breve poema toccò la Musa.
E non cadde così dalla memoria,
né mai potrà oscurarla
la cupa ala della nera notte.
Noi, invece, nuovi poeti innumerevoli,
in un cumulo immenso , dimenticati,
stiamo a marcire. Vale di più il breve
canto del cigno che il gracchiare lungo
di cornacchie alle nuvole
di primavera.
Invece questi di Asclepiade sono per tutte le donne che mi hanno detto di no ( innumerevoli, come i nuovi poeti...):
Φειδη παρθενιης΄
Tu difendi la tua verginità.
E perché? Nell'Ade non troverai
un solo amante. Sono qui, tra i vivi,
i piaceri di Cipride:
là, sulle rive dell' Acheronte, o vergine,
ossa saremo e cenere.
E così io sarei una cornacchia? Meno male, però, che sono in compagnia di Antipatro di Sidone (e chi cavolo è?)
RispondiEliminaahahahahah
No, Ipaz, non era per te, o, almeno, non solo per te...
RispondiEliminaA te dedico invece quella di Asclepiade:
Φειδη παρθενιης΄
Jago, e perchè mai ti hanno detto di no?
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