giovedì 7 aprile 2011


PRIMO, IPAZIA NON E’ MORALISTA. SECONDO, C’E’ UNA BELLA DIFFERENZA TRA LO SPOT DELLA GOLDENLADY, IRONICO E GENTILE NEI CONFRONTI DELLE DONNE, E IL POST PRECEDENTE IN CUI C’ERA SOLO UN’IMMAGINE CHE MI HA DATO FASTIDIO. E, SE MI HA DATO FASTIDIO, VUOL DIRE CHE ERA SBAGLIATA.

Per secoli le donne hanno avuto la funzione di specchi dal potere magico e delizioso di riflettere la figura dell’uomo ingrandita fino a due volte le sue dimensioni normali. Senza quel potere la terra forse sarebbe ancora tutta giungla e paludi. Le glorie di tutte le nostre guerre sarebbero sconosciute. Staremmo ancora a graffiare la sagoma di un cervo sui resti di ossa di montone e a barattare selci con pelli di pecora o con qualsiasi semplice ornamento attraesse il nostro gusto non sofisticato. Non sarebbero mai esistiti Superuomini o Figli del Destino. Lo Zar o il Kaiser non avrebbero mai portato corone sul capo né le avrebbero perdute. Quale che sia l’uso che se ne fa nelle società civili, gli specchi sono indispensabili ad ogni azione violenta od eroica. E’ questa la ragione per la quale sia Napoleone che Mussolini insistono con tanta enfasi sulla inferiorità delle donne, perché, se queste non fossero inferiori, verrebbe meno la loro capacità di ingrandire. Ciò serve a spiegare in parte la necessità che tanto spesso gli uomini hanno delle donne. E serve anche a spiegare perché gli uomini diventano così inquieti quando vengono criticati da una donna; e come sia impossibile per una donna dire loro questo libro è brutto, questo dipinto è debole, o qualunque altra cosa, senza procurargli molto più dolore e suscitare molta più rabbia di quanta non ne susciterebbe un uomo che facesse la stessa critica. Perché se lei comincia a dire la verità, la figura nello specchio si rimpicciolisce; la capacità maschile di adattarsi alla vita viene sminuita. Come farebbe lui a continuare ad emettere giudizi, a civilizzare indigeni, a promulgare leggi, a scrivere libri, a vestirsi elegante e pronunciare discorsi nei banchetti, se non fosse più in grado di vedere se stesso, a colazione e a cena, ingrandito almeno due volte la stessa taglia? A questo pensavo, mentre riducevo il pane in briciole e giravo il caffè e di tanto in tanto guardavo la gente che passava per strada.

VIRGINIA WOOLF, Una stanza tutta per sé (Saggio basato su due conferenze tenute dall’autrice presso la Arts Society di Newnham e la Odtaa di Girton nell’ottobre del 1928)



5 commenti :

  1. Deliziosa Ipa, se l' ira non ti avesse accecato, ti saresti accorta che, appena sotto il grazioso spot della Golden Lady, riportavo la notizia che trecento lavoratrici rischiano di perdere il posto di lavoro perchè una delle fabbriche del gruppo delocalizza e si trasferisce in Ungheria...

    E che la modella dello spot ha le gambe troppo magre.

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  2. omunque, buone notizie: la fabbrica non trasloca in Ungheria.

    Trasloca in Serbia.

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  3. Bellissime parole quelle di Virginia, con le quali concordo pienamente.

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  4. Ciao, Ipazia! Prima o poi mi piacerebbe postare questo stralcio di discorso di Virginia da me.
    Pensi che potrei?

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