Con la riproposizione di " I AM A POET", da CARPATHIAN PIECES vogliamo dedicare questa
prima settimana di ottobre al poeta e scrittore inglese Peter Riley.
Peter Riley |
I AM A POET
Risiedevamo a Szàrhegy, nei pressi di Gheorgheni, nella casa di una coppia di pensionati ungheresi che ci colmavano di attenzioni nel modo più piacevole, completamente dominati dagli impulsi di "ospitalità contadina", sebbene vivessero in una cittadina ora solo in parte rurale. Lui era un direttore dei lavori in pensione, in attesa della pensione statale che doveva ancora arrivare da tre anni. Nella loro cucina-salotto ci veniva servita una splendida cena con un delizioso rosè demi-sec fatto in casa, e dopo ce ne uscivamo per una passeggiata tra le strade del paese.
La strada dove abitavano: lunga, dritta, non asfaltata ma uniformemente livellata, le altre strade la tagliavano perpendicolarmente, come una griglia. Le case tutte ad un solo piano, tutte abbastanza simili, si ergevano tra gli orti con alberi da frutto e pozzi, le recinzioni in legno tutt' intorno. Tutte decorate individualmente, molte anche con i tubi delle grondaie con inserti floreali in metallo - tutte più o meno simili l'una all'altra.
Alla fine della loro strada girammo per una strada appena più importante che portava verso il centro città. Superammo sulla destra uno di quei palazzi lunghi e bassi che avevamo già visto in altri posti, probabilmente reliquie del comunismo, di cui sembra che ci sia qualche difficoltà a trovare un nuovo uso. Una fila di finestre piuttosto piccole ed oblunghe in uno sporco muro bianco lungo la strada, porte ad ogni estremità, e nessun segno di vita alle finestre. Ma l'ultima finestra con la sua porta, quella qualcuno era riuscito a trasformarla in un bar: il muro bianco riverniciato di fresco e più luminoso per gli ultimi dieci metri, le luci accese, fuori sul marciapiede un paio di tavoli con qualche sedia, pochi uomini seduti. Era stata una giornata afosa e faceva ancora caldo nella fievole luce di un pallido cielo privo di nuvole.
Come ci passammo davanti, un uomo si alzò dai tavoli, attraversò la strada e ci venne incontro. Era basso, sui quaranta, con dei baffi spioventi, folti capelli lunghi sino alle orecchie, e soprattutto due grandi occhi tristi sotto le folte sopracciglia. Mi afferrò la mano e continuò a stringerla delicatamente, dapprima non dicendo nulla, forse indeciso su che lingua usare. Poi, ancora stringendomi stretta la mano tra le sue ma senza nessuna pressione, disse in rumeno, " Sono un poeta. Ma l'alcool mi ha distrutto il cervello." Ed i suoi grandi occhi addolorati guardarono fisso nei miei mentre noi annuivamo con comprensione e aspettavamo ciò che sarebbe accaduto dopo. Rimase così ancora un po', poi senza fare altro mi lasciò andare la mano e ritornò al bar dall'altra parte della strada.
About the author
Peter Riley was born in 1940 near Manchester in an environment of working people and entered higher education through post-war socialistic education policies. He studied at the universities of Cambridge and Keele and taught for a few years at the University of Odense Denmark. He was involved in the 1960s in a loose association of Cambridge poets seeking new ways of writing through verbally centred approaches, and edited its organ, The English Intelligencer. Since 1975 he has lived as a freelance writer, teacher and bookseller until he retired from everything in 2005. He lived for ten years in the Peak District of central England, then in Cambridge from 1985, where he ran a small press and collaborated in organising international poetry events. Some of his recent writings have resulted from his travels, principally to Transylvania in search of music. In March 2013 he moved to Hebden Bridge, West Yorkshire.
He is the author of some twenty books and pamphlets, mostly of poetry but including one of travel sketches in Transylvania. Most of his poetry is concerned with being at particular places on the earth. He reviews poetry regularly for the website FORTNIGHTLY REVIEW and his own website is here April Eye.
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