giovedì 30 ottobre 2014

Evgenij Baratynskij, da LIRICHE, NON VOLERE DA ME TENEREZZE INSINCERE



Притворной нежности не требуй от меня:
Я сердца моего не скрою хлад печальный.
Ты права, в нем уж нет прекрасного огня

Моей любви первоначальной.
Напрасно я себе на память приводил
И милый образ и прежние мечтанья






Non volere da me tenerezze insincere.
io non nascondo il gelo amaro che ho nel cuore.
Tu hai ragione, più non vi brucia la fiamma
             meravigliosa del mio primo amore.
             Richiamai inutilmente alla memoria
e la tua cara immagine e i sogni del passato:
              i miei ricordi sono senza vita,
              era troppo arduo il giuramento fatto.

              Non mi irretisce un'altra bella donna,
respingi dal tuo cuore gelose fantasie;
ma sono passati lunghi anni di lontananza,
nelle prove del vivere l'anima si è dispersa.
Già tu esistevi in lei come un'ombra fallace;
già ricorrevo a te raramente, forzatovi,
               e la fiamma, scemando poco a poco,
               si è spenta nel mio petto da se stessa.
Credimi, da compiangere son io soltanto. L'anima
               chiede amore, ma più non amerò,
non mi abbandonerò di nuovo: sino in fondo
                ci inebria unicamente il primo amore.

Vivo questa tristezza, che pure passerà
segnando la completa vittoria su di me
della sorte; e - chissà - mi adeguerò alla massa;
chissà, mi sceglierò senza amore una sposa.
In meditate nozze la condurrò per mano,
                sarò nel tempio accanto a lei, innocente,
                abbandonata, forse, alle illusioni
                più tenere, e mia la chiamerò.
Te ne verrà notizia, non invidiarci allora:
non ci sarà fra noi commercio di segreti
pensieri, non daremo agli slanci dell'anima
                libertà: le corone nuziali
                uniranno i destini, non i cuori.
Addio! A lungo andammo per un'unica strada;
io ne ho scelta una nuova, scegline una anche tu;
con la ragione tempera un dolore infruttuoso
e, ti prego, non scendere con me in vana lite.
                Impotenti noi siamo su noi stessi
                e pronunciamo in anni giovanili
                precipitosi giuramenti: quelli
a cui può darsi, un fato onniveggente irride.




                                                                                   Traduzione di Michele Colucci





domenica 26 ottobre 2014

Alfonso Gatto, CORSO



         

                                          CORSO

         
            Al crepuscolo la città s'incava nel cielo vuoto, ha
            una sua luce fredda ed incisiva in cui pesa reale e
            deserte: sembra che si affronti e si domini silenziosa.
            Ma repentinamente si disarticola nelle sue luci,
            s'apre a gridi nelle strade: perde la sua solitudine
            ed il cielo.
            Si delude la speranza: al crepuscolo sentivo di di-
            nire inanimato ed eterno, con la città giunto al
            silenzio, e liberato nel mio profilo come le mon-
            tagne.
            Ora, ripreso dal movimento, vivo: e senza distacco
            non mi posso vedere ed escludere. Perdo lo spazio
            nei luoghi, ed il silenzio e il suo infinito nelle oc-
            casioni del tempo: io stesso casuale in brevi sguardi
            di cose vere, in ascolto di voci. E sicuro di dubbi
            senza attenderli immanenti ed assoluti in un unico
            divieto. Sempre giungo al punto di risolvermi in un
            volto sereno e di temerlo: ricordo l'elezione per-
            duta come una nascita in cui finalmente dovrò
            morire.
     

sabato 25 ottobre 2014

"I See the Boys of Summer" by Dylan Thomas (read by Tom O'Bedlam)





Bella lettura de I See the Boys Of Summer. Per la traduzione ne sto ancora cercando una degna di nota.

Buon ascolto.


Impressioni d'ottobre- October Impressions

E mentre tutto intorno a me si sfalda,
l'armadio chiede il cambio di stagione.
Riusciranno le questioni ordinarie
a tenermi lontano dal dolore?

Poesia di Alexandra


And as  around me all is flaking off
the wardrobe's asking me the cleaning off.
Will succeed the ordinary matters
in saving me from everyday torment?

Poem by Alexandra

mercoledì 22 ottobre 2014

Alfonso Gatto, STAZIONE








STAZIONE

           Bambini goffi soffiano il fumo; al cappotto del padre
              si stringono in sonno. Ad ore. Cadenza del giorno
              pallido alle ampie vetrate in cui la città dilegua perdendo
              suono ed anima.
              Treni fermi nell'umido verde, odorano di campagna.
              Ai confini della nebbia s'illumina nebbia, giungo a vedere
              la leggerezza inanimata dell'aria nel fioco umore in cui si
              dissipa.
              Continuamente. la terra ha un suo fioco esalare in cui si
              accalda. Gli uomini vedono il loro fiato.
                      

lunedì 20 ottobre 2014

Alfonso Gatto, SAN LIBERATORE, trad. inglese James Waldeen




Dalla nostra casa si vedeva il mare, nel golfo delle montagne.
Il paese saliva con le sue scale verdi, tra gli alberi rugginosi ed incatenati, ad un gran terrapieno a picco sulla valle. Lievito d'acque, a sera, tra le canne ed il fogliame: odore d'erbe, aspro e rapido nel vento.
A petto largo si fiutava lo spazio come un mare. Si capitava così nella notte: gli uomini lenti appendevano i lumi alle case, ed il paese rimaneva approdato ai banchi umidi. Letto di ferro: nella stanza nuda, odore di sorbe. Travi grosse al soffitto, dal balcone aperto il vasto soffio della terra. Intirizzivo nella mia carne, dormivo ridente ed intero.


From our house you could see the sea in the gulf of  the mountains.
The village grew with its green staircases, among the rusty and chained trees, to a large embankment abruptly over the valley. Yeast of waters, at night, among  canes and  foliage:  the smell, sour and fast in the wind, of  herbs.  Sticking our chests out ,we sniffed the space as sea. So it happened in the night: slow men hung the lights at the houses, and the village remained  landed to the wet benches. An iron bed: in the bare room, smell of sorb. Large beams to the ceiling, from the open balcony the wide breath of the earth. I grew numb in my flesh, I slept smiling and intact.




domenica 19 ottobre 2014


  Lo sconfinato pessimismo del Belli ( anche in una quanto mai improbabile traduzione inglese opera di un certo Allen Andrews, The people of Rome in 100 sonnetts, Barbi Editore,Roma 1984, ISBN 88-85699-00-6):

 La vita dell’Omo

Nove mesi a la puzza: poi in fassciola
tra sbasciucchi, lattime e llagrimoni:
poi p’er laccio, in ner crino, e in vesticciola,
cor torcolo e l’imbraghe pe ccarzoni.

Poi comincia er tormento de la scola,
l’abbeccè, le frustate, li ggeloni,
la rosalía, la cacca a la ssediola,
e un po’ de scarlattina e vvormijjoni.

Poi viè ll’arte, er diggiuno, la fatica,
la piggione, le carcere, er governo,
lo spedale, li debbiti, la fica,

er zol d’istate, la neve d’inverno...
E pper urtimo, Iddio sce bbenedica,
viè la Morte, e ffinissce co l’inferno. »


The life of Man

Nine months in stench, then helpless in the medley
Of overpowering kisses, suckling,crying:
The the spine-brace, the walking frame, the rompers,
The head-pd, and no trousers - only nappies.

Then there begins the agony of schooling,
The alphabet, the whippings and the chilblains,
With German measles, shitting in the high-chair,
A dash of scarlete fever and of smallpox

Then follows work, and hunger, and exhaustion,
And rent and prison, nd the Government,
And hospital, and creditors, and cunt...

The sun in summer and the snow in winter...
And at the last, God save bless us all,
There's Death, and all comes to an end with Hell.


Un altra traduzione, questa di Mike Stoks:



Nine months in a bog, then swaddling clothes
and sloppy kisses, rashes, big round tears,
a baby harness, baby walker, bows,
short trousers and a cap for several years,

and then begin the agonies of school,
the ABC, the pox, the six of the best,
the poo-poo in the pants, the ridicule,
the chilblains, measles, fevers on the chest;

then work arrives, the daily slog, the rent,
the fasts, the stretch inside, the government,
the hospitals, the debts to pay, the fucks…

The chaser to it all, on God’s say-so,
(after summer’s sun and winter’s snow)
is death, and after death comes hell – life sucks.



sabato 18 ottobre 2014

Ottantanovenuvolepiùuna: LI MORTACCI SUA... BODY WORLDS IN MOSTRA A ROMA...

In occasione della nuova mostra BODY WORLDS a Roma ci sembra d'uopo riproporre, anche  a livello scaramantico, un vecchio post:

LI MORTACCI SUA






Ottantanovenuvolepiùuna: LI MORTACCI SUA... BODY WORLDS IN MOSTRA A ROMA...:                                                   BODY WORLDS A ROMA Ce mancava in effetti a Roma na' mostra de cadraveri  scuoiati...

CASA DELLE TRADUZIONI - ROMA



Paola Splendore - Tradurre poesie. Una pratica impoetica.









Casa delle Traduzioni - martedì 21 ottobre, h. 17:30

In occasione della pubblicazione dell'antologia poetica dell’anglo-pakistana Moniza Alvi, Un mondo diviso (Donzelli, 2014), la curatrice discuterà di problemi collegati con la traduzione di poesia.
Una pratica essenzialmente artigianale, umile e coraggiosa insieme, che senza farsi  soggiogare dal testo di partenza vuole proporre soluzioni che non tradiscano il timbro e il ritmo dell'originale.

Paola Splendore, studiosa del Novecento, di letteratura postcoloniale e delle migrazioni, ha insegnato letteratura inglese all'Università Orientale di Napoli e all'Università di Roma Tre. Collabora a Lo straniero e l’Indice. Tra i principali lavori di traduzione: i saggi critici di J.M.Coetzee, Spiagge straniere (2006), Lavori di scavo (2010) e Doppiare il capo  (2011), pubblicati da Einaudi;  le antologie poetiche: Sujata Bhatt, Il colore della solitudine  (Donzelli, 2005),  Ingrid de Kok, Mappe del corpo (Donzelli, 2008), Passaggi a ovest. Poesia femminile anglofona della migrazione  (Palomar, 2008);   Isole galleggianti. Poesia femminile sudafricana  (Le Lettere, 2011); Karen Press, Pietre per le mie tasche (Donzelli, 2012)  e Moniza Alvi, Un mondo diviso (Donzelli, 2014

lunedì 13 ottobre 2014

Questa poesia non sembra scritta da un uomo.This poem doesn't seem to be written by a man.







Last night
Michael Broder

I dreamt of making sense,
parts of speech caught up in sheets
and blankets, long strips of fabric
wrapped loosely around shoulders,
goblets, urns, cups with unmatched saucers.

You were there, and the past seemed important,
what was said, what was done,
feelings felt  but maybe not expressed,
signs randomly connected
yet vital to what comes next,
to a coming season,
next year's trip to Nauset Beach.

I woke up wanting to read a poem by that name,
and I found one with a lifeguard's chair,
a broken shell, gulls watching egrets,
home an ocean away.

La scorsa notte

Sognai di produrre significato,
parti di discorso catturate tra lenzuola
e coperte, lunghe strisce di stoffa
avviluppate blandamente sulle spalle,
calici, teiere, tazze con piattini spaiati.

Tu eri lì, e il passato sembrava importante,
ciò che fu detto, ciò che fu fatto,
sentimenti provati ma forse non espressi,
segni a caso connessi
e pur tuttavia agli eventi futuri necessari,
ad una stagione nuova,
al viaggio dell'anno prossimo a Nauset Beach.

Mi svegliai desiderando leggere uno scritto siffatto,
e ne trovai uno con una sedia da bagnino,
un guscio rotto, gabbiani che guardano aironi,
un oceano intero da casa lontani.


Traduzione di Ipazia

domenica 12 ottobre 2014

JULIO ROMERO de TORRES...


Avrei voluto scrivere un ponderoso saggio su Julio Romero de Torres, pittore spagnolo della seconda metà dell'ottocento, ma ho poi trovato su You Tube questo piccolo video...












Nato a Cordova il 9 novembre del 1874 ,nell’edificio che adesso ospita il Museo Provinciale delle Belle Arti, Julio Romero de Torres era il figlio di un pittore dal nome Rafael Romero Barros, del quale seguí le orme sin da bambino.
Visse intensamente la vita culturale e intellettuale della città. Venne influenzato da molte tendenze non solo pittoriche, ma anche letterarie ed artistiche in genere fino a raggiungere una proprio modo di espressione attraverso l’arte plastica. Divenne professore della Scuola d’Arte e dei Mestieri di Cordova e collaborò nel restauro del soffitto a cassettoni della cappella maggiore della Moschea/Cattedrale di Cordova.
Il 10 maggio 1930, Julio Romero de Torres morí nella sua casa della Plaza del Potro. Dopo la sua morte, la vedova e i figli donarono molti quadri e mobili del pittore alla popolazione cordovana con l’idea di creare un museo in suo onore. Solo un anno dopo, il 23 novembre 1931 tale museo venne inaugurato.
L’edificio in cui si trova il Museo Julio Romero de Torres fa parte dell’antico osdpedale della Carità, che venne finanziato dai Re Cattolici alla fine del XV secolo.

tratto da http://www.cordoba24.info/italiano/html/museo_julio_romero_torres.html

Interessante anche questo link, ( in spagnolo, ma è abbastanza comprensibile)
 http://ermundodemanue.blogspot.it/2011/10/julio-romero-de-torres-biografia-obras.html


giovedì 9 ottobre 2014

Paul Verlaine, da CLAIRE DE LUNE, CHIARO DI LUNA, trad.Mario Pasi




                                                     ...
Toun en chantant sur le mode mineur
l'amour vainqueur et la vie opportune
ils n'ont pas l'air de croire à leur bonheur
et leur chanson se mêle au claire de lune

Cantando in modo minore
l'amore che vince e la vita opportuna
non paiono credere alla loro felicità
e la loro canzone si mischia al chiaro di luna.


CLAIRE DE LUNE -Foto Gabriele Panciroli




sabato 4 ottobre 2014

Una Roma ventosa e solitaria ..., di James Waldeen, trad. A Panciroli


  

Una Roma ventosa e solitaria è l'occasione per tornare a scriverti di nuovo, dopo così  tanto tempo, scriverti di come, in questi giorni mi si fissino, coagulino quasi, in certi particolari momenti, i sentimenti più disparati: niente ripensamenti, niente ricordi, piuttosto il senso di una continuità che ci prende nel suo inarrestabile corso.
 E allora mi scorrono davanti giorni pieni di amore e speranza, altri vuoti e senza vita, e mille domande affollano le mie vene ed urgono di risposte che già so introvabili. Talvolta sembra che tutto debba una chiarificazione esplosiva ed illuminante, e che la mia via e la mia vita siano segnate in modo finalmente sicuro e pieno, ma ecco, naturalmente, che ogni segno, ogni traccia svaniscono nei dubbi e nei sogni incompiuti...


Una rara immagine di J. Waldeen
Foto dell'autore

Mi ritrovo in preda ai soliti amletici interrogativi. Solo una cosa è certa e sicura: la nostra amicizia, che va affrontando, è inevitabile, ostacoli ed avversità, ed è sofferta ma generosa, contorta e guizzante, e luci ed ombre ne coprono e ne svelano i segreti e le menzogne, le verità folgoranti, le tentazioni; peccati e tradimenti la umiliano, e slanci ed amore la innalzano; ed è così disperatamente umana e  tenera, così fragile ed invincibile, quasi fuori dal tempo, sembra  viva come una cosa a sé indipendente da noi e dagli altri e dalle innumerevoli traversie della vita.




 NdT:James Waldeen, nato a Chattanooga ( Tennessee) nel 1945 è un poeta relativamente poco conosciuto; praticamente introvabili i suoi versi in Italia, d' altronde ormai rari anche negli Stati Uniti. Anche sul Web è difficilissimo, se non impossibile, reperire sue notizie. Su Google si trova sempre nelle ultime pagine , a volte neanche in quelle. Unica raccolta conosciuta " The Man Who Watched Trains Go By" .

CATULLO,Vivamus, mea Lesbia, atque amemus..., nella traduzione di Guido Ceronetti






Vivamus, mea Lesbia, atque amemus,
rumoresque senum severiorum
omnes unius aestimemus assis.
Soles occidere et redire possunt:
nobis cum semel occidit brevis lux,
nox est perpetua una dormienda.
Da mi basia mille, deinde centum,
dein mille altera, dein secunda centum,
deinde usque altera mille, deinde centum,
Dein, cum milia multa fecerimus,
conturbabimus illa, ne sciamus,
aut ne quis malus invidere possit,
cum tantum sciat esse basiorum.



Vita e amore a noi due Lesbia mia
E ogni acida censura di vecchi
Come un soldo bucato gettiamo via.
Il sole che muore rinascerà
Ma questa luce nostra fuggitiva
Una volta caduta, noi saremo
Premuti da una notte senza fine.
Dammi baci cento baci mille baci
E ancora baci cento baci mille baci!
Le miriad dei nostri baci
Tante saranno che dovremo poi
Per non cadere nelle malìe
Di un invidioso che sappia troppo,
Perderne il conto scordare tutto.

giovedì 2 ottobre 2014

Federico Garcia Lorca, PRECIOSA Y EL AIRE, da Romancero Gitano









PRECIOSA Y EL AIRE



Su luna de pergamino
Preciosa tocando viene
Por un anfibio sendero
De cristales y laureles

Su luna de pergamino
Preciosa tocando viene
Por un anfibio sendero
De cristales y laureles







El silencio sin estrellas
Huyendo del sonsonete
Cae donde el mar bate y canta
Su noche llena de peces

¡Preciosa, corre, preciosa
Que te coge el viento verde!
¡Preciosa, corre, preciosa!
¡Míralo por dónde viene!
¡Preciosa, corre, preciosa!
¡Míralo por dónde viene!
Y los gitanos del agua
Levantan por distraerse
Glorietas de caracolas
Y ramas de pino verde
Glorietas de caracolas
Y ramas de pino verde

¡Preciosa, corre, preciosa!
¡Míralo por dónde viene!

Su luna de pergamino
Preciosa tocando viene
Al verla se ha levantado
El viento que nunca duerme

Su luna de pergamino
Preciosa tocando viene
Al verla se ha levantado
El viento que nunca duerme

El silencio sin estrellas
Huyendo del sonsonete
Cae donde el mar bate y canta
Su noche llena de peces

¡Preciosa, corre, preciosa
Que te coge el viento verde!
¡Preciosa, corre, preciosa!
¡Míralo por dónde viene!
¡Preciosa, corre, preciosa!
¡Míralo por dónde viene!

Su luna de pergamino
Preciosa tocando viene.
Al verla se ha levantado
El viento que nunca duerme

Su luna de pergamino
Preciosa tocando viene
Al verla se ha levantado
El viento que nunca duerme








La sua luna di pergamena
bella suonando viene,
per un anfibio sentiero
di cristalli e d'allori.
Il silenzio senza stelle,
fuggendo la cantilena
cade dove il mare batte e canta
la sua notte piena di pesci.
Sulle cime della sierra
dormono i carabinieri
vigilando le bianche torri
dove vivono gl'inglesi.
E i gitani dall'acqua
alzano per divertirsi
pergolati di conchiglie
e rami di verde pino.


La sua luna di pergamena

bella suonando viene.
Si è levato vedendola
il vento che mai non dorme.
San Cristobalòn nudo,
pieno di lingue celesti,
guarda la bambina che suona
una dolce piva assente.
Ragazza, lascia che alzi
il tuo vestito per vederti.
Apri alle mie dita vecchie
la rosa azzurra del tuo ventre.


Bella getta il tamburello

e corre senza fermarsi.
Il vento maschio l'insegue
con una spada bollente


Il mare aggrinza il suo rumore.

Gli olivi impallidiscono.
Cantano i flauti di penombra
e il liscio gong della neve.
Bella, corri, Bella!
che ti prende il vento satiro!
Bella, corri, Bella!
Guardalo da dove viene!
Satiro di stelle basse
con le sue lingue lucenti.


Bella, piena di paura,

entra nella casa che ha,
più in alto oltre i pini,
il console degli inglesi.


Allarmati dalle grida

tre carabinieri vengono,
chiusi nei loro mantelli neri
e i berretti sulle tempie.


L'inglese dà alla gitana

una tazza di tiepido latte,
e un bicchiere di gin
che Bella non beve.


E mentre piangendo racconta

la sua avventura a quella gente,
sulle tegole d'ardesia
il vento, furioso, morde.