domenica 27 marzo 2016
sabato 26 marzo 2016
El Patio de Mi Casa by Orlando Ricardo Menes : Poetry Magazine
El Patio de Mi Casa by Orlando Ricardo Menes : Poetry Magazine: /
My patio was once a schoolyard, or maybe a barracoon, perhaps both, & the ghosts of children nest under the pink sink, mouths agape for flakes of rust, or they creep to the ceiling, sucking on the five taps of blue water, their little lips abuzz like cicadas. In the moonlight I see them bounce on my feather bed, bowed like an old donkey’s back, or ...
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s.
My patio was once a schoolyard, or maybe a barracoon, perhaps both, & the ghosts of children nest under the pink sink, mouths agape for flakes of rust, or they creep to the ceiling, sucking on the five taps of blue water, their little lips abuzz like cicadas. In the moonlight I see them bounce on my feather bed, bowed like an old donkey’s back, or ...
Il mio patio una volta era il cortile di una scuola, o ,può darsi, un baraccamento, forse entrambi; i fantasmi dei bambini si annidavano sotto il lavabo rosa, le aperture spalancate dalle schegge di ruggine, o si arrampicavano fino al soffitto, ciucciando l'acqua azzurra dai cinque rubinetti, le piccole lingue animate come cicale. Con la luna piena li vedevo saltellare sul mio letto di piume, curvato come la schiena di un vecchio asino, oppure facevano l'altalena sulla mia poltrona di vimini rammendata con corde di iuta. Lasciali stare, dico a mia madre, che vuole ripulire la casa con il disinfettante, intrappolare nelle arnie le anime dei bambini, e poi appenderle a degli aquiloni affinchè potessero volare fino alla luna. Lasciali suonare il tamburo sulle nostre pentole ammaccate, lasciali urlare le loro felici filastrocche , lasciali danzare con gli speroni di stagno ai loro piedini. Madre, non m'importa se mangiucchiano le nostre foto di famiglia, o sporcano i tuoi vecchi merletti, o rubano quelle poche graniglie di riso ( più delle le formiche nere) di cui avevi fatto scorta nella dispensa rosa. Lasciamoli giocare a ripiglino con le ragnatele, lasciamoli rovistare nel tuo armadio di tarme, lasciamoli nascondere nel buio della tua ostilità & prenderti in giro e sbeffeggiarti. I fantasmi sono ribelli. liberi di essere capricciosi, non come me, la ragazza con le treccine che tu hai legato alla macchina da cucire nel capanno di legno vicino all'albero di mango, troppo vecchio per dare frutti. Lavoro e sudore ti renderanno libera, dicevi, proprio come diceva Fidel alla radio. Ritagliami da quelle foto color seppia sul muro, brucia quelle trecce da bambina che hai messo nel vaso di porcellana, butta a mare il mio vestito della prima comunione. Vorrei essere nata in una cucciolata di topi, pronta a crescere, pronta a generare, pronta a morire tra gli alberi di kapok.
Schoolyard Ghosts by pishchanska |
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s.
giovedì 24 marzo 2016
INNOCENCE
INNOCENCE
BY LINDA HOGAN
There is nothing more innocent
than the still-unformed creature I find beneath soil,
neither of us knowing what it will become
in the abundance of the planet.
It makes a living only by remaining still
in its niche.
One day it may struggle ou of its tender
pearl of blind skin
with a wing or with vision
leaving behind the transparent.
I cover it again, keep laboring,
hands in earth, myself a singular body.
Watching thing grow,
wondering how
a cut blade of grass knows
how to turn sharp again at the end.
This same growing must be myself,
not aware yet of what I will become
in my own fullness
inside this simple flesh.
Non c'è nulla di più innocente
che la creatura ancora informe che trovo nella terra,
nessuno di noi sapendo ciò che diventerà
nell'abbondanza del pianeta.
Essa si fa vita soltanto restando ferma
nella sua nicchia.
Un giorno lotterà uscendo fuori dalla sua tenera
perla di cieca pelle
con un'ala o una visione
lasciando dietro di sé l'invisibile.
Io la copro di nuovo, continuando a lavorare,
le mani nella terra, io stessa un bizzarro corpo.
Guardando cose crescere,
chiedendomi come
una foglia d'erba tagliata sappia
come rinascere infine.
Questo stesso germogliare devo essere io stessa,
non ancora consapevole di ciò che diventerò
nella mia pienezza
dentro questa semplice carne.
Traduzione di Ipazia
mercoledì 23 marzo 2016
The Cats Will Know by Cesare Pavese : The Poetry Foundation
The Cats Will Know by Cesare Pavese : The Poetry Foundation
BY CESARE PAVESE
Rain will fall again
on your smooth pavement,
a light rain like
a breath or a step.
The breeze and the dawn
will flourish again
when you return,
as if beneath your step.
Between flowers and sills
the cats will know.
There will be other days,
there will be other voices.
You will smile alone.
The cats will know.
You will hear words
old and spent and useless
like costumes left over
from yesterday’s parties.
You too will make gestures.
You’ll answer with words—
face of springtime,
you too will make gestures.
The cats will know,
face of springtime;
and the light rain
and the hyacinth dawn
that wrench the heart of him
who hopes no more for you—
they are the sad smile
you smile by yourself.
There will be other days,
other voices and renewals.
Face of springtime,
we will suffer at daybreak.
“The Cats Will Know” from Disaffections: Complete Poems 1930-1950 by Cesare Pavese. Published in 2002 by Copper Canyon Press.
Ancora cadrà la pioggia
sui tuoi dolci selciati,
una pioggia leggera
come un alito o un passo.
Ancora la brezza e l’alba
fioriranno leggere
come sotto il tuo passo,
quando tu rientrerai.
Tra fiori e davanzali
i gatti lo sapranno.
Ci saranno altri giorni,
ci saranno altre voci.
Sorriderai da sola.
I gatti lo sapranno.
Udrai parole antiche,
parole stanche e vane
come i costumi smessi
delle feste di ieri.
Farai gesti anche tu.
Risponderai parole-
viso di primavera;
farai gesti anche tu.
I gatti lo sapranno,
viso di primavera;
e la pioggia leggera,
l’alba color giacinto,
che dilaniano il cuore
di chi più non ti spera,
sono il triste sorriso
che sorridi da sola.
Ci saranno altri giorni,
altre voci e risvegli.
Soffriremo nell’alba,
viso di primavera.
The Cats Will Know
BY CESARE PAVESE
TRANSLATED BY GEOFFREY BROCK
Rain will fall again
on your smooth pavement,
a light rain like
a breath or a step.
The breeze and the dawn
will flourish again
when you return,
as if beneath your step.
Between flowers and sills
the cats will know.
There will be other days,
there will be other voices.
You will smile alone.
The cats will know.
You will hear words
old and spent and useless
like costumes left over
from yesterday’s parties.
You too will make gestures.
You’ll answer with words—
face of springtime,
you too will make gestures.
The cats will know,
face of springtime;
and the light rain
and the hyacinth dawn
that wrench the heart of him
who hopes no more for you—
they are the sad smile
you smile by yourself.
There will be other days,
other voices and renewals.
Face of springtime,
we will suffer at daybreak.
“The Cats Will Know” from Disaffections: Complete Poems 1930-1950 by Cesare Pavese. Published in 2002 by Copper Canyon Press.
Ancora cadrà la pioggia
sui tuoi dolci selciati,
una pioggia leggera
come un alito o un passo.
Ancora la brezza e l’alba
fioriranno leggere
come sotto il tuo passo,
quando tu rientrerai.
Tra fiori e davanzali
i gatti lo sapranno.
Ci saranno altri giorni,
ci saranno altre voci.
Sorriderai da sola.
I gatti lo sapranno.
Udrai parole antiche,
parole stanche e vane
come i costumi smessi
delle feste di ieri.
Farai gesti anche tu.
Risponderai parole-
viso di primavera;
farai gesti anche tu.
I gatti lo sapranno,
viso di primavera;
e la pioggia leggera,
l’alba color giacinto,
che dilaniano il cuore
di chi più non ti spera,
sono il triste sorriso
che sorridi da sola.
Ci saranno altri giorni,
altre voci e risvegli.
Soffriremo nell’alba,
viso di primavera.
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sabato 19 marzo 2016
Iosif Brodskij Odisseo a Telemaco, traduzione di Giovanni Buttafava)
Iosif Brodskij
Odisseo a Telemaco
Ulisse e Telemaco, Scuola Napoletana, fine del XVIII secolo, olio su tela |
Telemaco mio,
la guerra di Troia è finita.
Chi ha vinto non ricordo.
Probabilmente i greci: tanti morti
fuori di casa sanno spargere
i greci solamente. Ma la strada
di casa è risultata troppo lunga.
Dilatava lo spazio Poseidone
mentre laggiù noi perdevamo il tempo.
Non so dove mi trovo, ho innanzi un’isola
brutta, baracche, arbusti, porci e un parco
trasandato e dei sassi e una regina.
Le isole, se viaggi tanto a lungo,
si somigliano tutte, mio Telemaco:
si svia il cervello, contando le onde,
lacrima l’occhio – l’orizzonte è un bruscolo -,
la carne acquatica tura l’udito.
Com’è finita la guerra di Troia
io non so più e non so più la tua età.
Cresci Telemaco. Solo gli Dei
sanno se mai ci rivedremo ancora.
Ma certo non sei più quel pargoletto
davanti al quale io trattenni i buoi.
Vivremmo insieme, senza Palamede.
Ma forse ha fatto bene: senza me
dai tormenti di Edipo tu sei libero,
e sono puri i tuoi sogni, Telemaco.
(1972, traduzione di Giovanni Buttafava)
Tratta da https://lombradelleparole.wordpress.com/
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sabato 12 marzo 2016
Derek Walcott, da EGRETTE BIANCHE, In Italia, IV, trad.A. Panciroli
Da un poeta " caraibico" come Walcott una visione al tempo stesso classica ed originale dell' Italia...
Roads shouldered by enclosing walls with narrow
cobbled tracks for streets, those hill towns with their
stamp-sized squares and a sea pinned by the arrow
of a quivering horizon, with names that never wither
for centuries and shadows that are the dial of time. Light
older than wine and a cloud like a tablecloth
spread for lunch under the leaves. I have come this late
to Italy, but better now, perhaps, than in youth
that is never satisfied, whose joys are treacherous,
while my hair rhymes with those far crests, and the bells
of the hilltop towers number my errors,
because we are never where we are, but somewhere else,
even in Italy. This is the bearable truth
of old age; but count your benedictions—those fields
of sunflowers, the torn light on the hills, the haze
of the unheard Adriatic—while the day still hopes
for possibility, cloud shadows racing the slopes.
Le strade fiancheggiate da alte mura con gli stretti
vicoli acciotolati, e quei paesi sulle colline
con francobolli di piazze e un mare inchiodato dalla freccia
di un tremulo orizzonte, con nomi che non appassiscono
nei secoli e ombre che sono il quadrante del tempo. Una luce
più vecchia del vino e una nube come una tovaglia
stesa per pranzo sotto le foglie . Sono venuto tardi
in Italia, ma meglio ora, forse, che in gioventù ,
in quella età mai soddisfatta e dalle gioie traditrici,
mentre ora i miei capelli rimano con quelle creste distanti
e sulle colline le campane contano i miei errori
perchè non siamo mai dove siamo, ma altrove,
anche in Italia. Questa è la verità sopportabile
della vecchiaia; eppure sei stato un uomo fortunato: quei campi
di girasoli, la luce indecisa sulle colline, la foschia
dell' inudibile Adriatico, mentre il giorno spera ancora
in una possibilità,e ombre di nubi scorrono sui pendii.
domenica 6 marzo 2016
Pantoum by Randall Mann : The Poetry Foundation, trad. A. Panciroli
C' e è stato, in questi giorni, stante la discussione prima e l'approvazione poi della legge sui diritti civili, un gran parlare di politici ed esperti vari e a vario titolo di gay, omosessuali , uteri in affitto, placente più o meno previe...
Il livello del dibattito è stato infimo , il becerume l'ha avuta senza dubbio vinta tra l'analfabetismo
dei politici ( vedi Scilipoti ed altri... sic!) e la sicumera delle gerarchie vaticane.
Qui invece la tenera ironia di Randall Mann:
Randall Mann |
Pantoum by Randall Mann : The Poetry Foundation:
If there is a word in the lexicon of love,
it will not declare itself.
The nature of words is to fail
men who fall in love with men.
Se una parola esiste nel lessico d'amore,
non è poi così evidente.
La natura delle parole è di deludere
gli uomini che amano altri uomini.
Non è poi cosi evidente,
la parola perfetta. Fidanzato sembra ridicolo:
uomini che amano altri uomini
si meritano qualcosa un po' più formale.
La parola perfetta? Fidanzato ? Ridicolo.
Ma partner è...troppo serio -
ci meritiamo qualcosa di meno formale,
molto più innamorato dell'amore.
Ma se partner è troppo serio,
allora amante suggerisce soltanto amore,
è troppo innamorato dell'amore.
C'è vita anche fuori da una camera da letto,
e amante implica soltanto sesso.
Ci rimane compagno di stanza, oppure amico.
C'è vita, tranne che in camera da letto.
Amico mio e di rado parlo di un altro.
Mi resta compagno di stanza, amico mio.
Se una parola esiste nel lessico d'amore,
amico mio e di rado parlo di un altro.
La natura delle parole è di deludere.
§ § § §
Su questo blog , sempre di Randall Mann :Breakfast with Thom Gunn e The end of landscape
Il Pantoum è una forma poetica che deriva dal pantun, una forma di versificazione originaria della Malesia , ( Pantoum su Wikipedia , in inglese.)
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Randall Mann
giovedì 3 marzo 2016
Porcupines
Porcupines
by Marilyn Singer
Hugging you takes some practice.
So I'll start with a cactus.
Porcospini
Abbracciarti richiede una qualche pratica.
Così comincerò con un cactus.
from Twosomes (Alfred A. Knopf, 2011)
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