sabato 29 giugno 2019

E la tua veste è bianca.... SALVATORE QUASIMODO






Piegato hai il capo e mi guardi;
e la tua veste è bianca,
e un seno affiora dalla trina
sciolta sull'omero sinistro.

Mi supera la luce; trema,
e tocca le tue braccia nude.Ti rivedo. Parole
avevi chiuse e rapide,
che mettevano cuore
nel peso d’una vita
che sapeva di circo.Profonda la strada
su cui scendeva il vento
certe notti di marzo,
e ci svegliava ignoti
come la prima volta.


Salvatore Quasimodo
da “Ed è subito sera”, A. Mondadori Editore, Milano, 1942


martedì 25 giugno 2019

Haiku



Risultati immagini per tempio giapponese



La campana del tempio tace,
ma il suono continua
ad uscire dai fiori.

Matsuo Basho
(1644-1694)

sabato 22 giugno 2019

Tu guidi i miei passi nella danza....,あなたはダンスの私のステップを導きます,





,あなたはダンスの私のステップを導きます,








Su suggerimento del mio  amico Roberto Valentini, grande appassionato del Giappone , una tenera poesia ....




Tu guidi i miei passi nella danza

E mi si sciolgono le chiome

Nel tuo abbraccio intravedo le pene

D'un fuggevole amore

Eppure son turbata ed insieme felice.







Traduzione ( in progress) di
Roberto Valentini






lunedì 17 giugno 2019

I sottili sottintesi della traduzione: SEND IN THE CLOWNS..... di Alessandro Pancirolli


I sottili sottintesi della traduzione


Send in the Clowns ( Che] Entrino i Pagliacci) è una canzone di Stephen Sondheim del musical del 1973 A Little Night Music, adattamento musical del film di Ingmar Bergman Sorrisi di una notte d'estate.
Qui tutta la storia su WIKIPEDIA /Send_in_the_Clowns.
Fin qui nulla di particolare: un bel musical di successo, una bella canzone, ripresa da moltissimi cantanti ( Frank Sinatra, Barbra Streisand, Shiley Bassey, etc.) e da molti jazzisti, grazie ai quali è diventata un vero cult.
Il problema sorge con la traduzione  in italiano, per quel che ci riguarda, ma che si ripropone anche in altre lingue, da quello che ho potuto controllare sul web: se la canzone parla di una storia d'amore cosa mai c'entrano i clowns , i pagliacci?
Invero in lingua inglese "Send in the clowns", significa letteralmente " che entrino i pagliacci", riferendosi alla usanza circense di fare entrare "send in " i pagliacci "the clowns" in scena, al verificarsi di un contrattempo, più o meno grave,  durante lo spettacolo circense; che so, un leone azzanna il domatore, Send in the clowns!, un trapezista manca la presa e precipita , Send in the clowns!!. ( il doppio punto esclamativo potrebbe significare che il trapezista si è fatto veramente male, Nota di Jago), così da distrarre gli spettatori.
Per traslato  la frase è venuta  poi a significare, fuori dal campo circense ( ma la vita in fondo non è un gran circo Barnum?), se capita qualcosa di brutto, distraiti, non ci fare caso, che entrino i pagliacci.
E allora, Send in the clowns!


Isn't it rich?
Are we a pair?
Me here at last on the ground
You in mid-air
Send in the clowns

Isn't it bliss?
Don't you approve?
One who keeps tearing around
One who can't move
But where are the clowns?
Send in the clowns

Just when I stopped
Opening doors
Finally knowing
The one that I wanted was yours
Making my entrance again with my usual flair

Sure of my lines
No one is there

Don't you love farce?
My fault, I fear
I thought that you'd want what I want-
Sorry my dear
But where are the clowns?
Quick, send in the clowns
Don't bother they're here

Isn't it rich?
Isn't it queer?
Losing my timing this late
In my career?
And where are the clowns?
There ought to be clowns
Well, maybe next year...
        
   
Qui la versione originale




 qui il grande Frank

                                    


una versione jazz, stupenda,
di NIls Landgrenche è poi
quella da cui è partito
questo viaggio nella musica
e nella traduizione




























giovedì 13 giugno 2019

MARK STRAND, Anywhere Could Be Somewhere, Trad. A. Panciroli



Photo A.Pancirolli




Anywhere Could Be Somewhere



I might have come from the high country, or maybe the low country, I don’t recall which. I might have come from the city, but what city in what country is beyond me. I might have come from the outskirts of a city from which others have come or maybe a city from which only I have come. Who’s to know? Who’s to decide if it rained or the sun was out? Who’s to remember? They say things are happening at the border,which border is anyone’s guess. They mention a hotel where it doesn’t matter if you’ve forgotten your suitcase; there’ll be another one waiting, big enough, and just for you.




Forse sono arrivato dalle colline, o forse dalla pianura, davvero non ricordo. Forse sono arrivato dalla città, ma da quale città in quale nazione non so.  Forse sono arrivato dai sobborghi di una città da cui altri sono venuti oppure da una città da cui solo io sono arrivato. Chi può dirlo?  Chi deciderà se è piovuto o se c'è stato il sole? Chi se ne ricorderà? Dicono che al confine sta succedendo qualcosa, ma nessuno sa su quale confine.. Parlano di un albergo dove non importa se hai dimenticato la valigia; ce ne sarà un altra che ti aspetta, grande abbastanza, ed è solo per te.



MARK STRAND su WIKIPEDIA


sabato 8 giugno 2019

EPITAFFI GRECI, la Spoon River ellenica di W.Peek, trad. Franco Mosino,



Ultimo arrivato nella vasta biblioteca di casa Pancirolli:

EPITAFFI GRECI
La Spoon River ellenica di W.Peek
Traduzione di Franco Mosino
A cura di Emanuele Lelli    Prefazione di Giulio Guidorizzi

BOMPIANI EDITORE
ISBN 9 788845 298943





Nel 1955 l'epigrafista tedesco Werner Peek pubblicò la più importante raccolta, a tutt'oggi, di epigrammi sepolcrali greci, dall'età arcaica all'epoca cristiana. In oltre dieci anni di lavoro Franco Mosino, grecista e linguista, scomparso nel 2015, tradusse e commentò, unico al mondo, la raccolta di Peek. Emanuele Lelli, in collaborazione con un gruppo di studenti del Liceo Tasso di Roma, ne ha curato la revisione, l'aggiornamento e l'introduzione.
Testi reali,composti da poeti sconosciuti, per uomini e donne che hanno lasciato in tal modo il loro ricordo nei secoli: anziani che hanno concluso  la vita con una vecchiaia serena e giovani  morti prematuramente; naufraghi sfortunati e soldati gloriosi; fanciulle appena sposate che Ade ha strappato agli affetti e medici che, dopo aver curato altri,  non hanno potuto curare se stessi.

Dalla prima di copertina 










giovedì 6 giugno 2019

Nicholas Moore, LACRIMAE RERUM, Melismata, XII, trad. A.Panciroli



But there you are. Real as a figment of my imagination. My
                                                                                       Muse,.....





Ecco sei qui. Reale come un frutto della mia fantasia. Mia
                                                                                    Musa,
sorridente.Vera.Reale.
E qualsiasi cosa sento di dire, posso dirtela.
E tu sarai d'accordo. E mi parlerai.

E le parole. Le parole che dici
saranno quelle che stavo cercando (o
alcune di esse) e mi piaceranno
e non ci servirà una Intelligenza Guida. Siamo l'Umanità
ed eccoci qui. Ed è bene essere umani;
ed è bello essere un uomo buono ( difficile da trovare) ed una donna
                                                                                                  buona;
ed anche dopo tutte queste dolcissime parole, dove la lode è dovuta.
Noi non siamo macchine. Io sono io. Tu sei tu.

Alle mie spalle gelidi colonnati, me ne vado
verso un pensiero appassionato, verso un amore senza passione.


lunedì 3 giugno 2019

Nicholas Moore, LACRIMAE RERUM, Lacrimae rerum, II, trad.A.Panciroli



II


Penso alla signora Lewis in primavera
quando gli asfodeli fioriscono e
sulle isole greche appaiono i primi germogli,
spuntano i crochi, i capelli crisantini
di Anne o di Susan. Intanto si sente un ronzio
e nessuno sa, se di api o di maiali,
l'iterazione o il placido grugnito
e nessuno sa se è di nuovo in primo piano,
questo nostro mondo o sottosopra o cosa,
la leggenda di Alice o la grotta degli elfi,

e per ogni dove girovaghiamo stupiti
di quei corrotti calcoli e della loro strana
ubriaca frenesia nell'atmosfera che
neanche le feste di primavera riescono a spiegare;

e neppure perché lacrime di pietra cadono selvaggiamente a terra:
perché non vediamo il Minotauro?



III

Naturalmente,Picasso lo vide: E' evidente.
Lo vide come simbolo di tutto l'amore,
di tutta la distruzione, di tutta la disperazione dell'età
ormai incapace  di affrontare
la giovinezza o di gioire nella danza
i suo trombettisti suonano ora, suonano quel jazz.

No, alla fine il vecchio è una testa
in una natura morta, barbuta, bella,
che non riesce a vedere la ragazza di fronte, pietra,
una morta testa  posta di fianco a un vaso.

Non riesce a vedere la ragazza, i suoi capelli biondi,
o il patetico bambino in equilibrio su di una palla.
Nell'altro dipinto lo specchio lo tiene lontano,
lui indietreggia e si fa piccolo di fronte all'amore.

domenica 2 giugno 2019

Nicholas Moore,LACRIMAE RERUM, Melismata, IV. LOVE. The water lapping...., trad. A:Panciroli







Love. The water lapping my feet,
.The tide seemed to be rising;
I hurried along among the broken
Shards, tripping up among the tweeds
That grew from the crevices, the smashed boats,

The long pieces of wood.
There was no-one there. No one to greet
Or encourage me, nothing but the hair-rising
Rising of the water, the need
To hurry and the impedimenta,
I in the centre

Of a decaying world, as always
In dreams trying
to get away, to escape,
Bur where to, there was nothing there.




Amore. L'acqua che mi lambisce i piedi,
la marea sembrava montare;
mi affrettai tra  i cocci rotti, 
inciampando nelle alghe
che crescevano dagli scogli, tra le barche  frantumate,

tra lunghi pezzi di legno.
Non c'era nessuno. Nessuno che mi accogliesse
o incoraggiasse, nulla tranne il terrificante
salire dell'acqua, il dover
scappare e il non poterlo fare
Io nel centro

di un mondo  in decomposizione, come sempre
nei sogni tentavo
di fuggire, di scappare,
ma dove, non c'era niente lì.