E' giunta in redazione ( a casa mia!) una , ovviamente, diversa traduzione a cura di Carla Natali , titolare del blog POESIE ed ALTRO, che volentieri pubblichiamo:
Ti vidi vestito in velluto verde, le ampie maniche
a sbuffo seduto di fronte al caminetto, la nostra casa
in qualche modo resa più graziosa, e dicesti
Ci sono stelle nei tuoi capelli”- ed era vero
le avevo portate con me
In questo posto tetro e squallido che dobbiamo fare dorato
rendere prezioso e mitico in qualche modo, è la nostra natura,
ed è vero, che noi giungemmo qui, te lo dissi,
da altri pianeti
dove eravamo dei, noi fummo mandati qui
per qualche ragione
la maschera d’oro che avevo visto prima, che calzava
così bene sul tuo viso, è scomparsa
così come quella statua di toro che avevi comprato
dalla gente, nomade, del nord, nel deserto del Gobi.
Non ho mai più visto quelle tende, né i carri
infinitamente lenti sull'infinitamente ventosa pianura,
così fredda, ogni stella nel cielo era di un diverso colore
ed il cielo stesso un tappeto aggrovigliato ed ardente
ma potevo anche vedere il pianeta da cui eravamo arrivati
Non potevo ricordare ( allora) quale fosse il nostro scopo
Però ricordavo il nome Mahakala, nell'alba
Nell ' alba di fronte a Shiva, la luce fredda
svelava i nostri mondi inventati, così semplicemente
li vedevo propagarsi, rifluendo,
o, più semplicemente , uno specchio ne rifletteva un altro.
una volta rotti gli specchi, tu non eri più visibile
e neppure lo scopo, fissavo questa nuova oscurità
i nostri mondi inventati svanirono, e la mente si spense.
Una follia, od un inizio?
La versione in lingua originale:
La versione in lingua originale:
I saw you in green velvet, wide full sleeves
seated in front of a fireplace, our house
made somehow more gracious, and you said
“There are stars in your hair”— it was truth I
brought down with me
to this sullen and dingy place that we must make golden
make precious and mythical somehow, it is our nature,
and it is truth, that we came here, I told you,
from other planets
where we were lords, we were sent here,
for some purpose
the golden mask I had seen before, that fitted
so beautifully over your face, did not return
nor did that face of a bull you had acquired
amid northern peoples, nomads, the Gobi desert
I did not see those tents again, nor the wagons
infinitely slow on the infinitely windy plains,
so cold, every star in the sky was a different color
the sky itself a tangled tapestry, glowing
but almost, I could see the planet from which we had come
I could not remember (then) what our purpose was
but remembered the name Mahakala, in the dawn
in the dawn confronted Shiva, the cold light
revealed the “mindborn” worlds, as simply that,
I watched them propagated, flowing out,
or, more simply, one mirror reflecting another.
then broke the mirrors, you were no longer in sight
nor any purpose, stared at this new blackness
the mindborn worlds fled, and the mind turned off:
a madness, or a beginning?
Mi aspettavo che mi contestassi la traduzione, per quei termini per i quali hai storto un pò il naso....
RispondiEliminaPosso comunque dirti che è stata una bella esperienza. Mi sono messa in gioco e sono riuscita a restarci fino all'ultimo verso.
Tutto merito tuo, peraltro. Ma questo non deve impedirti di dirmi cosa non va.
Carla
Per il lettore:la "querelle" tra me Carla è sorta sulla traduzione di "more gracious", al terzo rigo della prima strofa:
RispondiElimina" I saw you in green velvet, wide full sleeves
seated in front of a fireplace, our house
made somehow more gracious, ..."
Io rendo con "più attraente", Carla con "più graziosa".
"Graziosa", e lo dissi a Carla, mi dava un senso di salotto buono, piccolo borghese, e Diane di Prima era a suo modo una rivoluzionaria. Insomma, per me, stonava con l' immagine che avevo in mente di una poetessa così anticonformista.
Però, rileggendo a distanza di tempo la poesia, il mio "più attraente" mi suona stonato e troppo freddo e distante rispetto all' atmosfera calda ed accogliente della casa.
E allora vada per "graziosa" della Carla.
Solo fino alla prossima traduzione...