Questa poesia, e la relativa traduzione, era rimasta sepolta nell' archivio (elettronico) di una mail che non
usavo da tempo. Non capisco perché: è di gran lunga la mia più bella traduzione, completamente aderente
all' originale, al suo ritmo lento e sognante.
Sicuramente un piccolo capolavoro di Diane di Prima, (Brooklyn, 1934), poetessa della beat generation, e secondo il giudizio di Allen Ginsberg " revolutionary activist of the 1960s Beat literary renaissance, heroic in life and poetics: a learned humorous bohemian, classically educated and twentieth-century radical, her writing, informed by Buddhist equanimity, is exemplary in imagist, political and mystical modes. A great woman poet in second half of American century, she broke barriers of race-class identity, delivered a major body of verse brilliant in its particularity."
Una immagine dal sito personale di Diane di Prima |
I saw you in green velvet, wide full sleeves
seated in front of a fireplace, our house
made somehow more gracious, and you said
“There are stars in your hair”— it was truth I
brought down with me
to this sullen and dingy place that we must make golden
make precious and mythical somehow, it is our nature,
and it is truth, that we came here, I told you,
from other planets
where we were lords, we were sent here,
for some purpose
the golden mask I had seen before, that fitted
so beautifully over your face, did not return
nor did that face of a bull you had acquired
amid northern peoples, nomads, the Gobi desert
I did not see those tents again, nor the wagons
infinitely slow on the infinitely windy plains,
so cold, every star in the sky was a different color
the sky itself a tangled tapestry, glowing
but almost, I could see the planet from which we had come
I could not remember (then) what our purpose was
but remembered the name Mahakala, in the dawn
in the dawn confronted Shiva, the cold light
revealed the “mindborn” worlds, as simply that,
I watched them propagated, flowing out,
or, more simply, one mirror reflecting another.
then broke the mirrors, you were no longer in sight
nor any purpose, stared at this new blackness
the mindborn worlds fled, and the mind turned off:
a madness, or a beginning?
Diane di Prima, “Buddhist New Year Song” from Pieces of a Song.
Ti vedevo nel tuo vestito di velluto verde, le ampie maniche
a sbuffo seduto di fronte al caminetto, la nostra casa
in qualche modo resa più attraente, ed hai detto
“Ci sono stelle nei tuoi capelli”- era vero
Le avevo portate con me
a sbuffo seduto di fronte al caminetto, la nostra casa
in qualche modo resa più attraente, ed hai detto
“Ci sono stelle nei tuoi capelli”- era vero
Le avevo portate con me
In questo posto tetro e squallido che dobbiamo rendere d’oro
rendere prezioso e in qualche modo mitico, è la nostra natura,
ed è vero, che noi giungemmo qui, te lo dissi
da altri pianeti
dove eravamo dei, noi fummo inviati qui
per qualche ragione
rendere prezioso e in qualche modo mitico, è la nostra natura,
ed è vero, che noi giungemmo qui, te lo dissi
da altri pianeti
dove eravamo dei, noi fummo inviati qui
per qualche ragione
la maschera d’ oro che avevo visto prima, che calzava
così bene sul tuo viso, è scomparsa
e così anche quella statuetta di toro che avevi comprato
tra i popoli del nord, i nomadi, il deserto del Gobi.
Io non ho visto mai più quelle tende , e neppure i carri
infinitamente lenti sulla pianura infinitamente ventosa,
così fredda, ogni stella nel cielo di un diverso colore
il cielo stesso un tappeto aggrovigliato, ardente quasi,
e potevo vedere il pianeta da cui eravamo arrivati
così bene sul tuo viso, è scomparsa
e così anche quella statuetta di toro che avevi comprato
tra i popoli del nord, i nomadi, il deserto del Gobi.
Io non ho visto mai più quelle tende , e neppure i carri
infinitamente lenti sulla pianura infinitamente ventosa,
così fredda, ogni stella nel cielo di un diverso colore
il cielo stesso un tappeto aggrovigliato, ardente quasi,
e potevo vedere il pianeta da cui eravamo arrivati
Non potevo ricordare ( allora) quale fosse il nostro scopo
Però ricordavo il nome Mahakala, nell’ alba
Nell’ alba di fronte a Shiva, la luce fredda
Che svelava i mondi Degli spiriti eterei, così semplicemente
li vedevo propagarsi, rifluendo,
o ancora più semplicemente, uno specchio riflettendone un altro
una volta rotti gli specchi , tu non eri più in vista
neanche lo scopo, fissavo questa nuova oscurità
i mondi degli spiriti eterei svanirono, e la mente svanì.
Però ricordavo il nome Mahakala, nell’ alba
Nell’ alba di fronte a Shiva, la luce fredda
Che svelava i mondi Degli spiriti eterei, così semplicemente
li vedevo propagarsi, rifluendo,
o ancora più semplicemente, uno specchio riflettendone un altro
una volta rotti gli specchi , tu non eri più in vista
neanche lo scopo, fissavo questa nuova oscurità
i mondi degli spiriti eterei svanirono, e la mente svanì.
Una follia, od un inizio?
Invidio molto questa vostra capacità di tradurre.
RispondiEliminaIo faccio una fatica non indifferente a trovare il termine giusto.
E' una poesia interessante. Sinceramente conoscevo molto poco questo autore. Nella tua traduzione ho trovato stimoli a cercare sonorità diverse in qualche passaggio e ne farò un post, prossimamente. Adesso, fatta la mia, vado a vedere se ne esistono altre versioni.
Grazie Jago, prezioso, come sempre (ma che te lo ripeto a fare??).
Carla
Ci sono alcune poesie che , assai misteriosamente,
RispondiEliminasi traducono "da sole".
Anche il ritrovamento della traduzione che ne avevo fatto, dimenticata in un "polveroso" file, ha qualche cosa di eterico...