mercoledì 26 giugno 2013
Ho faticato molto a tradurre questa poesia! Per ottenere un buon risultato ho dovuto togliere piuttosto che mettere! Vi giustappongo le strofe cosicchè possiate verificarlo!
A Color of the Sky by Tony Hoagland
Windy today and I feel less than brilliant,
driving over the hills from work.
There are the dark parts on the road
when you pass through clumps of wood
and the bright spots where you have a view of the ocean,
but that doesn't make the road an allegory.
Ventoso oggi e non mi sento brillante,
mentre guido sulle colline tornando a casa.
Ci sono le parti scure sulla strada
quando passi attraverso mucchi di legni
e le parti chiare dove hai una vista sull'oceano,
ma questo non fa di una strada un'allegoria.
I should call Marie and apologize
for being so boring at dinner last night,
but can I really promise not to be that way again?
And anyway, I'd rather watch the trees, tossing
in what certainly looks like sexual arousal.
Dovrei chiamare Marie e scusarmi
per esser stato così noioso a cena l'altra sera,
ma posso realmente promettere di non esserlo più?
E comunque, dovrei piuttosto guardare gli alberi,
che si agitano con sessuali richiami.
Otherwise it's spring, and everything looks frail;
the sky is baby blue, and the just unfurling leaves
are full of infant chlorophyll,
the very tint of inexperience.
E comunque è primavera, ed ogni cosa sembra fragile;
il cielo è di un blu commovente, e le foglie or ora nascenti
traboccano di nuova clorofilla,
la tinta stessa dell'inesperienza.
Last summer's song is making a comeback on the radio,
and on the highway overpass,
the only metaphysical vandal in America has written
MEMORY LOVES TIME
in big black spraypaint letters,
which makes us wonder if Times loves Memory back.
La canzone della scorsa estate torna in radio,
e sul cavalcavia dell'autostrada,
l'unico vandalo metafisico d'America ha scritto
LA MEMORIA AMA IL TEMPO
in grandi lettere spruzzate di nero,
il che ci fa domandare se il Tempo ama, riamato, la Memoria.
Last night I dreamed of X again.
She's like a stain on my subconscious sheets.
Years ago she penetrated me
but though I scrubbed and scrubbed and scrubbed,
I never got her out,
but now I'm glad.
La scorsa notte ho sognato X di nuovo.
Lei è come una macchia sulle lenzuola del mio subconscio.
Anni fa mi penetrò
ma sebbene io sfregassi e sfregassi e sfregassi,
non riuscii a farla venir via,
ma ora sono contento.
What I thought was an end turned out to be a middle.
What I thought was a brick wall turned out to be a tunnel.
What I thought was an injustice
turned out to be a color of the sky.
Ciò a cui pensavo era una fine mutata in un centro.
Ciò a cui pensavo era un muro mutato in un tunnel.
Ciò a cui pensavo era un'ingiustizia
mutata in un colore del cielo.
Outside the youth center, between the liquor store
and the police station,
a little dogwood tree is losing its mind;
Fuori dal centro giovanile, tra il negozio di liquori
e la stazione di polizia,
un piccolo albero di sanguinella perde la testa;
overflowing with blossom foam,
like a sudsy mug of beer;
like a bride ripping off her clothes,
traboccando di spuma fiorita,
come uno schiumoso boccale di birra;
come una sposa che si liberi dei suoi vestiti,
dropping snow white petals to the ground in clouds,
deponendo a terra bianche nuvole di petali di neve,
so Nature's wastefulness seems quietly obscene.
It's been doin that all week:
making beauty,
and throwing it away,
and making more.
così lo sperpero della Natura sembra quietamente osceno.
Ha continuato a far questo per tutta la settimana:
creare bellezza,
e buttarla via in giro,
e poi crearne ancora di più.
Traduzione di Ipazia
sabato 22 giugno 2013
All Day I Hear the Noise of Waters, by James Joyce. Music by Jan Steele
All day I hear the noise of waters
Making moan,
Sad as the sea-bird is when, going
Forth alone,
He hears the winds cry to the water's
Monotone.
The grey winds, the cold winds are blowing
Where I go.
I hear the noise of many waters
Far below.
All day, all night, I hear them flowing
To and fro.
James Joyce
domenica 16 giugno 2013
For poetry'sake. The landays
I call. You're stone.
One day you'll look and find I'm gone.
You sold me to an old man, father.
May God destroy your home, I was your daughter.
Making love to an old man
is like fucking a shriveled cornstalk blackened by mold.
Your eyes aren't eyes, They're bees.
I can find no cure for their sting.
Thanks to Eliza Griswold who risked her life for poetry's sake. She went to Afghanistan, dressed in burqa, and sat and listened to these poems recited and sung by Afghan women.
Nella
cultura afghana la poesia è venerata, in particolare, le forme letterarie che
derivano dal Persiano o dall’Arabo. Ma il poema qui sopra è un distico popolare
– un landay – un
orale e spesso anonimo piccolo verso tratto da una canzone creata da e per le
persone analfabete: le più di venti milioni di donne Pashtun che valicano
incessantemente il confine tra Afghanistan e Pakistan. Tradizionalmente, i
landays sono cantati ad alta voce, spesso accompagnati dal suono di un tamburo,
che, insieme ad altri tipi di musica, fu bandito dai Talebani dal 1996 al 2001
e che, in alcuni luoghi, lo è ancora.
Un landay
ha soltanto alcune caratteristiche formali. Ciascuno di essi ha ventidue
sillabe: nove nel primo verso, tredici nel secondo. Esso termina con il suono
“ma” o “na”. Alcune volte il componimento è in rima ma il più delle volte non
lo è. In Pashto, esso è cadenzato internamente di parola in parola in una sorta
di ninnananna a due versi che cela la
crudezza del contenuto, che si distingue non soltanto per la sua bellezza, oscenità
e arguzia, ma anche per la particolare capacità di articolare verità comuni
circa guerra, separazioni, patria, dolore o amore. All’interno di questi cinque
argomenti, i distici esprimono una furia collettiva, un lamento, una leggerezza
faceta, un desiderio per la fine della separazione, una chiamata alle armi, che
frustrano qualsiasi facile immagine di donna pashtun come nient’altro che un
muto fantasma sepolto in un burqa blu.
I landays
ebbero la loro origine tra nomadi e contadini. Essi erano cantati attorno ad un
fuoco, dopo un giorno tra i campi oppure ad un matrimonio. Più di tre
decenni di guerra hanno indebolito una
cultura e sparpagliato milioni di persone che non possono far ritorno ai loro
villaggi. Il conflitto ha anche contribuito alla globalizzazione. Ora le
persone condividono i landays virtualmente via Internet, Facebook, messaggi di
testo e radio. Non sono soltanto gli
argomenti a renderli rischiosi. Essi sono, per la maggior parte, cantati e
cantare è strettamente collegato alla licenziosità nella coscienza afghana. Le
donne che cantano sono vedute come prostitute. Le donne rimediano a questo
cantando in segreto, soltanto al cospetto dei parenti più stretti o di una
donna straniera che non sembri pericolosa. Di solito in un villaggio o in una
famiglia c’è sempre una donna che sia più brava delle altre nel cantare i
landays ma gli uomini non hanno alcuna idea di chi essa sia.
Al giorno
d’oggi, per le donne afghane, i programmi di poesia in radio sono una delle
forme d’accesso consentite al mondo esterno. Questo fu il caso di Rahila Muska,
che apprese dell’esistenza di un gruppo letterario femminile chiamato Mirman
Baheer dalla radio. Il gruppo si riunisce a Kabul ogni sabato pomeriggio e conduce, inoltre, un
programma telefonico per le ragazze delle province, come Muska, che chiamano
per parlare con le altre poetesse o per declamare al telefono loro
componimenti. Muska, che significa sorridi
in Pashto, chiamava così frequentemente ed era così talentuosa che divenne la
beniamina del gruppo.
Un
giorno, nella primavera del 2010, Muska telefonò alle sue amiche poetesse da un
letto d’ospedale nella città di Kandahar per dir loro che si era data alle
fiamme per protesta. I suoi fratelli l’avevano selvaggiamente picchiata dopo
aver scoperto i suoi componimenti poetici. La poesia, specialmente quella
d’amore, è vietata alle donne afghane: essa presuppone disonore e libero
arbitrio.
Subito
dopo, Muska morì.
Dopo aver saputo della morte di Muska, Elisa Griswold andò in Afghanistan accompagnata dal fotografo Seamus Murphy dietro incarico del New York Times Magazine al fine di recuperare più notizie possibili sulla breve vita di Muska.
Trovare la sua famiglia sembrava un compito quasi impossibile - una poetessa adolescente che scriveva sotto pseudonimo in una zona di guerra - ma alla fine, con l'aiuto di una organizzazione Pashtun molto efficiente chiamata wadan (Welfare Association for the Development of Afghanistan) Elisa e Seamus riuscirono a trovare il suo villaggio ed i suoi genitori.
Essi scoprirono che il suo vero nome era Zarmina e che la sua storia non era legata soltanto alla poesia. Essa era una storia d'amore finita male.
Promessa fin da bambina a suo cugino, le era stato proibito di sposarlo, poichè, in seguito alla morte del padre, egli non poteva affrontare il volver, il prezzo da pagare per poterla sposare. Il suo amore era maledetto ed il suo futuro incerto.
La morte divenne l'unico controllo che essa potesse esercitare sulla sua vita.
Spero tanto che per tutte queste piccole donne si apra presto una stagione di speranza nel futuro e che non sia più soltanto la morte il controllo che esse possono esercitare sulla loro vita.
giovedì 13 giugno 2013
da THE SCHOONER FLIGHT, di Derek Walcott, " The Flight Anchors in Castries Harbor"
StarS over Harbor / Kenneth Turner MDA Art Collection |
7 The Flight Anchors in Castries Harbor
When the stars self were young over Castries,
I loved you alone and I loved the whole world.
What does it matter that our lives are different?
Burdened with the loves of our different children?
When I think of your young face washed by the wind
and your voice that chuckles in the slap of the sea?
The lights are out on La Toc promontory,
except for the hospital. Across at Vigie
the marina arcs keep vigil. I have kept my own
promise, to leave you the one thing I own,
you whom I loved first: my poetry.
We here for one night. Tomorrow, the Flight will be gone.
Quando su Castries erano giovani anche le stelle
amavo solo te ed amavo il mondo intero
Cosa importa se le nostre vite sono così diverse?
Oppresse dall'amore di figli così diversi?
Quando penso al tuo viso giovane lavato dal vento
e alla tua voce che ride sommessa nel fragore del mare?
Le luci si sono spente sul promontorio di La Toc
tranne che nell' Ospedale. Di fronte a Vigie
le arcate del porticciolo fanno la guardia. Ho mantenuto
la mia promessa , a te che per prima ho amato, lascio
la sola cosa che possiedo: la mia poesia.
Stanotte staremo qui. Domani la Flight partirà.
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domenica 9 giugno 2013
Ecco a che cosa serve la letteratura...
Hanno questo di proprio le opere di genio, che quando anche rappresentino al vivo la nullità delle cose, quando anche dimostrino evidentemente e facciano sentire l'inevitabile infelicità della vita, quando anche esprimano le più terribili disperazioni, tuttavia ad un'anima grande che si trovi anche in uno stato di estremo abbattimento, disinganno, nullità, noia e scoraggimento della vita, o nelle più acerbe e mortifere disgrazie (sia che appartengano alle più alte e forti passioni, sia a qualunque altra cosa); servono sempre di consolazione, raccendono l'entusiasmo, e non trattando nè rappresentando altro che la morte, le rendono, almeno momentaneamente, quella vita che aveva perduta.
Leopardi
Giovanni Giudici , da UNA SERA COME TANTE (An evening like so many others)
...Ma che si viva o si muoia è indifferente,
se private persone senza storia
siamo, lettori di giornali, spettatori
televisivi, utenti di servizi:
dovremmo essere in molti, sbagliare in molti,
in compagnia di molti sommare i nostri vizi,
non questa grigia innocenza che inermi ci tiene
qui, dove il male è facile e inarrivabile il bene.
È nostalgia di un futuro che mi estenua,
ma poi d’un sorriso si appaga o di un come-se-fosse!
Da quanti anni non vedo un fiume in piena?
Da quanto in questa viltà ci assicura
la nostra disciplina senza percosse?
Da quanto ha nome bontà la paura?
Una sera come tante, ed è la mia vecchia impostura
che dice: domani, domani… pur sapendo
che il nostro domani era già ieri da sempre.
La verità chiedeva assai più semplici tempre.
Ride il tranquillo despota che lo sa:
mi numera fra i suoi lungo la strada che scendo.
C’è più onore in tradire che in essere fedeli a metà.
But it makes no difference wheter we live or die,
if we are private citizens without a history,
readers of newspapers, TV viewers,
customer of the public utilities:
there ought to be a lot of us, a lot of us to go wrong,
to reckon up our vices all together,
not this gray innocence that keep us
defenseless here
where evil is easy and good unreachable.
It's nostalgia for the future that exhausts me
but then contents itself with a smile or an.it.were!
How many years since I've seen a river at the full?
For how long , in oue cowardice, have we been
reassured by
a discipline that comes without blows?
An evening like so many others, and it's my old fraud
that says, Tomorrow, tomorrow...even if it knows
that our tomorrow was already yesterday always.
Truth required a much simpler temperament.
The tranquil despot who knows it laughs:
he counts me one of his own, along the roas
I descend.
There is more honor in betrayal than in being faithful
by halves.
English translation by Karl Kirchwey
Karl Kirchwey is a prize–winning American poet who has lived in both Europe and the United States and whose work is strongly influenced by the Greek and Roman past. He often looks to the classical world for inspiration with themes which have included loss, loneliness, nostalgia and modern atrocities, and how the past relates to the present. While he is best known for his poems, he also is a book reviewer, award-winning teacher of creative writing, translator, arts administrator, literary curator, and advocate for writers and writing. He was director of the Unterberg Poetry Center of the 92nd Street Y for thirteen years and is currently a professor at Bryn Mawr College and from 2000–2010 directed its creative writing program. From 2010–2013 Kirchwey is serving as the Andrew Heiskell Arts Director at the American Academy in Rome.
sabato 1 giugno 2013
THE SCHOONER FLIGHT di Derek Walcott, nella mia traduzione!!
Il traduttore de THE SCHOONER FLIGHT A.Panciroli. |
Non soddisfatto della traduzione, a volte veramente insoddisfacente, della traduzione de The Schooner Flight , ad opera di Roberto Mussapi per Adelphi Editore, ho deciso di tradurmela per conto mio!
In questo mio blog
la mia nuova , fiammeggiante,traduzione della emozionante poesia di Derek Walcott.
Non è ancora completa, ma dateci un'occhiata!
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