domenica 30 novembre 2014

MARK STRAND,Mark Strand - Poems, Biography, Quotes: The End, El Final, La Fine. Mark Strand, Ezequiel ...



Mark Strand, prize-winning poet, dies in NYC at 80






MARK STRAND,Mark Strand - Poems, Biography, Quotes: The End, El Final, La Fine. Mark Strand, Ezequiel ...:     The End  Not every man knows what he shall sing at the end, Watching the pier as the ship sails away, or what it will seem like When he’...




Non ogni uomo sa cosa canterà alla fine,
guardando il molo mentra la nave salpa, o cosa sentirà
quando sarà afferrato dal ruggito del mare, immoto là alla fine.
O cosa spererà quando sarà chiaro che non tornerà.

MARK STRAND E' MORTO ---- LA SUA ULTIMA INTERVISTA



  MARK STRAND ,  poeta e critico americano, ottanta anni compiuti lo scorso aprile, è morto ieri a Brooklyn.







 Un nostro amico, Ezequiel Zaidenwerg, poeta e traduttore argentino,  aveva appena pubblicato quella che può essere considerata la sua ultima intervista:


http://www.letraslibres.com/revista/entrevista/entrevista-mark-strand?page=0,0


 Intervista è pubblicata grazie alla gentile concessione di Ezequiel Zaidenwerg

sabato 22 novembre 2014

Alfonso Gatto, OBLIO



                       OBLIO




Il tuo chiamare accanto alla tua voce,
ultima libertà  senza paese,
fu desolato amore che distese
in te solo caduto la sembianza

Ascolto, all'eco della lontananza
mare morto nel mare alla sua foce

Tutto si calma di memoria e resta
il confine più dolce della terra,
una lontana cupola di festa.



Alfonso Gatto

giovedì 20 novembre 2014

Godetevi questa antinomia...

Sorrowful present

Il presente è un tempo
eterno e immorale
spesso gravoso da portare
su spalle troppo tese
e inarcate a prevedere
quando possa cessare
il presente ti chiede
d'esser sempre presente
ma non sempre possiamo
o vogliamo
oblio scordar dimenticar
dal presente affrancar le nostre ore.

Wonderful present

Il presente è un tempo
eterno e immortale
spesso esaltante a pesare
su spalle troppo tese
e inarcate a prevedere
quanto possa durare
il presente ti chiede
di non cambiare
ma non sempre possiamo
o vogliamo
gioia fissar, ricordar
al presente ancorar le nostre ore.

Poesie di Ipazia

sabato 15 novembre 2014

MONIZA ALVI, Shoes and Socks (Scarpe e calzini) trad.Paola Splendore



Moniza Alvi è nata nel 1954 a Lahore, in Pakistan, da padre pakistano e madre inglese. Cresciuta in Inghilterra, ha studiato nelle Università di York e di Londra.
 La poesia è tratta da "UN MONDO DIVISO", a cura di Paola Splendore, Donzelli Editore, ISBN 978-88-6843-079-5












In the vast forecourt of the Badshahi Mosque
my cousin pulls off his trainers.
I've never seen so many holes in socks!

The exhibits here are shoes and socks
temporarily abandoned by their owners,
a little hope tied in the laces -

Ali Baba sandals, business shoes
all precious to the shoe-keeper.
Azam's socks have gaping holes,

one for each of his teenage years?
And through them slip his studies,
political career, his rebellion,

his dutiful laying of the table.
Religion rumbles through the holes,
the insistent cry of the muezzin,

fears of what will happen to him if
he sleeps with a girl before marriage
and is discovered...

Those who desire to fulfil their desires,
or wish to free themselves of desire,
leave their footwear paraded on the steps,

each shoe a small vessel for prayer.
Trainers for the new world, the old world.
In sight of the towering gateway -

the earthbound shoes and socks.



Sull'ampia spianata della Moschea  Badshahi
mio cugino si toglie le scarpe da ginnastica.
Non ho mai visto tanti buchi nei calzini!

Qui sono in mostra scarpe e calzini
provvisoriamente abbandonati dai proprietari,
un po' di speranza annodata ai lacci -

sandali di Alì Babà, scarpe da lavoro
tutte preziose per il custode,
I calzini di Azam sono pieni di buchi,

uno per ciascuno dei suoi giovani anni?
e dai buchi scivolano fuori studi,
carriera politica, ribellione,

e lui obbediente che apparecchia a tavola.
La religione tuona da quei buchi,
il grido insistente del muezzin,

la paura di ciò che gli accadrebbe se
andasse a letto con una ragazza prima di spossarsi
e fosse scoperto...

Quelli che desiderano realizzare i propri desideri
o voglioni liberarsi dal desiderio,
lasciano le scarpe in mostra sui gradini,

ogni scarpa un piccolo vaso di preghiera.
Scarpe per il nuovo mondo, il vecchio mondo.
Davanti all'entrata imponente -

scarpe e calzini costretti a terra.






domenica 9 novembre 2014

RISCOPRIRE...Papini, Giovanni


  Occasione. del tutto fortuita e forse per questo non casuale, della "riscoperta" di Giovanni Papini è stato l'acquisto dalla bancarella di libri usati dell'ormai famoso "indianino"  di Piazza Esedra del libro IL MITO DELLA GRANDE GUERRA, Mario Isnenghi, Editori Laterza, Bari 1970.
 A pag 85 del citato libro si trova una spietata e quanto mai attuale  analisi della politica italiana, tratta dall'articolo " FREGHIAMOCI DELLA POLITICA", in Lacerba, I,19,1913:

Il deputato compra i voti dei suoi elettori o a contanti o con piccoli favori personali o con grossi favori locali a paesi, a società, a classi; il ministro compra i voti dei deputati concedendo a questi i mezzi necessari per comprare gli elettori (croci, impieghi, lavori pubblici ecc.) o con favori diretti; gli affaristi comprano i voti dei deputati cointeressandoli nei loro affari o dando loro qualche canonicato segreto; comprano i pareri dei ministri minacciandoli di rappresaglie o promettendo benefizi; comprano i cervelli della gente minuta dando loro per un soldo otto pagine di politica, di telegrammi, di opinioni, di letteratura, d'incisioni e di varietà. (il corsivo è mio).
Gli altri poteri già nominativi ( e che spesso  stringono accordi col potere massimo di cui tutti hanno bisogno) si servono degli stessi mezzi, cosicché la famosa democrazia si riduce unicamente ai discorsi che si fanno nei comizi, nei consigli comunali, nei giornali, a Montecitorio, i quali cambiano ben poco la reale essenza delle cose - cioè il fatto di una nazione di lavoratori e consumatori spadroneggiata da poche centinaia di ricchi astuti e attivi e da qualche migliaio di chiacchieroni loro  dipendenti. ( il corsivo è di nuovo mio).

                                    
                             _____________________________________



Papini, Giovanni. - Scrittore italiano (Firenze 1881 - ivi 1956). P. fu parte viva del movimento letterario, filosofico e politico, che ai primi del Novecento promosse da Firenze lo svecchiamento della cultura e della vita italiana. Tra i fondatori delle riviste Leonardo (1903) e Lacerba (1913), concepì la letteratura come «azione» e diede ai suoi scritti un tono oratorio e dissacrante. Tra le opere più note si ricordano: l'autobiografia Un uomo finito, il saggio Stroncature, le prose liriche Giorni di festa (1918).

martedì 4 novembre 2014

I wanted to be the wolf





SELF-PORTRAIT
BY CYNTHIA CRUZ

I did not want my body
Spackled in the world's
Black beads and broke
Diamonds. What the world

Wanted, I did not. Of the things
It wanted. The body of Sunday
Morning, the warm wine and
The blood. The dripping fox

Furs dragged through the black New
York snowthe parked car, the pearls,
To the first pew—the funders,
The trustees, the bloat, the red weight of

The world. Their faces. I wanted not
That. I wanted Saint Francis, the love of
His animals. The wolf, broken and bleeding
That was me.


AUTORITRATTO

Non volevo il mio corpo
Imbalsamato tra le perle nere
E i rotti diamanti
Del mondo. Ciò che il mondo 

Voleva, io non volevo. Delle cose
Che voleva. Il corpo della Domenica
Mattina, il caldo vino e
Il sangue. La gocciolante pelliccia

Della volpe trascinata attraverso la nera
Neve di New Yorkl'auto parcheggiata, le perle,
Al primo bancoi finanziatori,
I fiduciari, il rigonfiarsi, il rosso peso
Del mondo. I loro volti. Io non volevo
Quello. Io volevo San Francesco, l'amore
Dei suoi animali. Il lupo, ferito e sanguinante
Ero io.

Traduzione di Ipazia








sabato 1 novembre 2014

Evgenij Baratynskij, da LIRICHE, Естъ грот наяла там...,C'è una grotta, una naiade...



Естъ грот наяла там....



Adolphe Lalyre - La Madeleine





C'è una grotta: una naiade, nell'ora del meriggio,
vi abbandona al torpore la sua bellezza stanca.
E spesso io vedo quella giovane ninfa, come
giace sopra il suo letto fatto di foglie, nuda,
reclinando sul braccio candido, al mormorio
di una fonte, la fronte coronata di carice.