venerdì 31 luglio 2015

Da UNA NOTTE D' INVERNO UN VIAGGIATORE, DI Italo Calvino







Libri Che Non Hai Letto, Libri Che Puoi Fare A Meno Di Leggere, Libri Fatti Per Altri Usi Che La Lettura, Libri Già Letti Senza Nemmeno Bisogno D' Aprirli In Quanto Appartenenti Alla Categoria Del Già Letto Prima Ancora D' Essere Stato Scritto, Libri Che Se Tu Avessi Più Vite Da Vivere Certamente Anche Questi Li Leggeresti Volentieri Ma Purtroppo I Giorni Da Vivere Sono Quelli Che SonoLibri Che Hai Intenzione Di Leggere Ma Prima Ne Dovresti Leggere Degli Altri, Libri Troppo Cari Che Potresti Aspettare  A Comprarli  Quando Saranno Rivenduti A Metà Prezzo dei Libri Idem Come Sopra Quando Verranno Ristampati Nei Tascabili, dei Libri Che Potresti Domandare A Qualcuno Se Te Li Presta, dei Libri Che Tutti Hanno Letto Dunque E' Quasi Come Se Li Avessi Letti Anche Tu.

i Libri Che Da Tanto Tempo  Hai In Programma Di Leggere,
i Libri Che Anni Cercavi Senza Trovarli,
i Libri Che Riguardano Qualcosa  Di Cui Ti Occupi In Questo Momento,
I Libri Che Vuoi Avere  Per Tenerli A Portata Di Mano In Ogni Evenienza,
i Libri Che Potresti Mettere Da Parte  Per Leggerli Magari Questa Estate,
i Libri Che Ti Mancano Per Affiancarli Ad Altri Libri Nel Tuo Scaffale,
i Libri Che Ti Ispirano Una Curiosità Improvvisa, Frenetica E Non Chiaramente Giustificabile.
o ancora Libri Letti Tanto Tempo Fa Che Sarebbe Ora Di Rileggerli e dei Libri Che Hai Sempre Fatto Finta D' Averli Letti Mentre Sarebbe Ora Ti Decidessi A Leggerli Davvero.  


giovedì 30 luglio 2015

THE SCHOONER FLIGHT, di Derek Walcott, trad A. Panciroli








Visto l'interesse dimostrato dei nostri lettori per Derek Walcott...:









In viaggio sullo schooner Flight tra le mille isole dei Caraibi, in compagnia del poeta Derek Walcott, tra gabbiani, palme, negri, mulatti, donne misteriose, scogli a fior d'acqua, albe e tramonti, notti oscure, notti stellate, chiar di luna, tempeste, uragani...

L'imbarco è a Carenage, piccola cittadina portuale sull'isola di Trinidad e Tobago.


Adios Carenage


In idle August, while the sea soft,
and leaves of brown islands stick to the rim
of this Caribbean, I blow out the light
by the dreamless face of Maria Concepcion
to ship as a seaman on the schooner Flight.
Out in the yard turning gray in the dawn...

Nel pigro Agosto, quando il mare è calmo
e le foglie di isole marroni si incollano al bordo
di questo Caribe, spengo  la luce
sul viso senza sogni di Maria Concepcion,
da marinaio mi imbarco sullo schooner Flight.
Nel cortile qua fuori già l'alba s'ingrigia,
ero come impietrito , e null'altro si muove
tranne il mare freddo che s'increspa come un tetto ondulato
ed i buchi delle stelle inchiodati sul tetto del cielo,
finchè il vento si alza e s'intreccia tra i rami.
Passo davanti alla vicina noiosa che spazza il cortile
mentre io me ne vado, e a momenti le dico:
" Fai piano, tu, strega, potresti svegliarla, il suo sonno è leggero"
ma la stronza mi guarda attaverso come  fossi già morto.
Le luci accese, un auto a noleggio m'accosta,
Il tassista squadra il bagaglio con un largo sorriso:
"Stavolta, Shabine, ce l'hai quasi fatta"
Non rispondo al cretino, mi sprofondo del tutto
nel sedile di dietro a guardare il cielo che brucia
su Laventille, rosa come la sottoveste
che la mia donna indossava ,e mentre dormiva io l'ho lasciata,
e mentre guardo nello specchietto vedo un uomo
identico a me, e l'uomo piangeva , piangeva
per le case, la strada , per quel cazzo di isola che abbandonava.

sabato 25 luglio 2015

Fernando Pessoa, HORIZONTE,








Ó mar anterior a nós, teus medos
Tinham coral e praias e arvoredos.
Desvendadas a noite e a cerração,
As tormentas passadas e o mistério,
Abria em flor o Longe, e o Sul sidério
'Splendia sobre as naus da iniciação.

Linha severa da longínqua costa -
Quando a nau se aproxima ergue-se a encosta
Em árvores onde o Longe nada tinha;
Mais perto, abre-se a terra em sons e cores:
E, no desembarcar, há aves, flores,
Onde era só, de longe a abstracta linha.

O sonho é ver as formas invisíveis
Da distância imprecisa, e, com sensíveis
Movimentos da esp´rança e da vontade,
Buscar na linha fria do horizonte
A árvore, a praia, a flor, a ave, a fonte -
Os beijos merecidos da Verdade.


Oh mare anteriore a noi, le tue paure
avevano corallo e spiagge e boschi.
Dissolte la notte e la nebbia,
passate le tempeste  e il mistero,
sbocciava in fiore il Lungi , e il Sud sidereo
risplendeva sulle navi dell'iniziazione.

Linea severa della riva lontana -
quando la nave si avvicina la costa si alza
in alberi deve il Lungi  nulla aveva;
da più vicino , la terra s'apre in suoni e colori;
e sbarcando, ci sono uccelli, fiori,
dove, da lontano, vi era solo una linea astratta.

Sognare è vedere le forme invisibili
della distanza imprecisa, e , con sensibili
impulsi di speranza e volontà,
cercare nella fredda linea dell'orizzonte
l'albero, la spiaggia, il fiore, l'uccello, la fonte -
i baci dovuti dalla Verità.



venerdì 24 luglio 2015

A LEUCONOE, Quinto Orazio Flacco, trad. Alessandro Panciroli



              Tu ne quaesieris, scire nefas, quem mihi, quem tibi
             finem di dederint, Leuconoe, nec Babylonios
             temptaris numeros. Ut melius, quidquid erit, pati,
             seu plures hiemes, seu tribuit Iuppiter ultimam,


             quae nunc oppositis debilitat pumicibus mare
            Tyrrhenum: sapias, vina liques, et spatio brevi
            spem longam reseces. Dum loquimur, fugerit invida
           aetas: carpe diem, quam minimum credula postero








Non domandare - non è lecito sapere - 
quale sorte gli Dei per noi abbiano in serbo, e non
interrogare gli oroscopi babilonesi. Sopporta al meglio quel che sarà,
sia che ancora ti conceda Giove molti inverni 

 o che questo sia l'ultimo inverno che frange il mare Tirreno
 sugli scogli : sii saggia, versati  del vino e lascia
 ogni speranza. Parliamo e già il tempo  sfugge
 invidioso: cogli  l'attimo, non rimane poi molto ancora.

















lunedì 20 luglio 2015

Gent da la Grava (Spilumberc), Gente della Grava (Spilimbergo), di Novella Cantarutti, a cura di Giacomo Sartori




Gent da la Grava (Spilumberc)

Li’ gravi’ a’ bévin

il sarègn da l’aga

tal Tilimìnt,

e ta li’ pièri strachi’

dal cjscjel

al duàr un altri timp.

Gent da la Grava

ingenoglada in Domo,

là che i arcs

a’ son ali’ di ànzai granc’

e i sans flurîs in coru

intôr l’altâr

a’ vèglin

tuna lûs verda di aga.


Gente della Grava (Spilimbergo).

 Le ghiaie bevono / il sereno dell’acqua / nel Tagliamento,/ e nelle pietre stanche / del castello / dorme un altro tempo./ Gente della Grava,/ inginocchiata in Duomo,/ dove gli archi / sono ali grandi d’angelo / e i santi fioriti in coro / intorno all’altare, / vegliano / in una luce verde d’acqua

Novella Cantarutti (poeti friulani # 3)

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Novella Cantarutti (Spilimberc, ai 26 di Avost dal 1920 - Udin, ai 20 di Setembar dal 2009), e fo une des plui impuartantis poetessis furlanis dal Nûfcent.

La vite
Nassude a Spilimberc, e passà la sô infanzie a Navarons di Midun, paîs di dulà che e vignive sô mari, lis sôs composizions a doprin simpri il furlan di chest paîs; il pari al jere stât l'ultin sindic socialist di Spilimberc prime de vignude dal Fassisim tal 1922. Novella e studià a Udin, tal “Collegio delle Zitelle”, dulà che e cjatà insegnants impuartants come par esempli Josef Marchet pal latin. Po si iscrivè ae Universitât Catoliche di Milan, ancje se dopo doi agns e scugnì bandonâ par vie dai bombardaments, tornant cussì a cjase; tornade a cjapâ su i studiis ae fin de vuere mondiâl, e cjape la lauree tal 1952 a Rome in Letaris. Za in chel periodi e veve scomençât a colaborâ e a scrivi su cualchi riviste (par esempli sul Ce fâstu? tal 1942); tal 1945 Pieri Pauli Pasolini la invidà a fâ part de Academiuta da lenga furlana, e Novella Cantarutti acete, pûr cence mai sintîsi part di une socie o di un sodalizi, par no scugnî adatâ lis sôs ideis a chês dai altris. E devente amie di Pasolini, restant in rapuarts cun lui fin ae so muart, tal 1975. Tal 1953 e scomence la cariere tal insegnament, prime inte scuele medie di Spilimberc, po dal 1957 al Istitût tecnic Malignani di Udin, dulà che e restarà par 25 agns.

Oparis
Novella Cantarutti e je famose sedi pai siei lavôrs in prose che in poesie, componûts fin dai agns de Academiuta e pôc dopo, dilunc la esperience di Risultive, sei pes sôs ricercjis su lis tradizions furlanis, metint dongje racueltis di proverbis, contis, preieris; il sô scandai e fo fat sei tai lûcs natîfs, di là da l'aghe, sei in Cjargne, a Dieç, sei intes zonis venetofonis dal Friûl ocidentâl.




domenica 19 luglio 2015

Dimenticare Caronte:COME PIOVEVA..., E QUANTO PIOVEVA, QUANDO PIOVEVA


Come pioveva 

(Armando Gill – Arturo Testa)






C’eravamo tanto amati
per un anno e forse più,
c’eravamo poi lasciati
non ricordo come fu.



Ma una sera c’incontrammo
per fatal combinazion,
perchè insieme riparammo,
per la pioggia, in un porton.





Elegante nel suo velo,
con un bianco cappellin,
dolci gli occhi suoi di cielo,
sempre mesto il suo visin.






Ed io pensavo ad un sogno lontano,
a una stanzetta d’un ultimo piano,
quando d’inverno al mio cuor si stringeva.
Come pioveva, come pioveva!







Come stai?” le chiesi a un tratto.
“Bene, grazie”, disse, “e tu?”.
“Non c’e’ male” e poi distratto:
“Guarda che acqua viene giù!






Che m’importa se mi bagno,
tanto a casa io debbo andar”.
“Ho l’ombrello, t’accompagno”.
“Grazie, non ti disturbar”.







Passa in tempo una vettura,
io la chiamo, lei fa: “oh no!”,
dico: “Eh via, senza paura,
su montiamo!”, e lei montò.

Così pian piano io le presi la mano
mentre il pensiero vagava lontano,
quando d’inverno al mio cuor si stringeva.
Come pioveva, come pioveva!

Ma il ricordo del passato
fu per lei il più gran dolor,
perchè al mondo aveva dato
la bellezza ed il candor.

Così quando al suo portone
un sorriso mi abbozzò,
nei begli occhi di passione
una lagrima spuntò.


Io non l’ho più riveduta,
se è felice chi lo sa!
Ma se è ricca, o se è perduta,
ella ognor rimpiangerà:

Quando una sera in un sogno lontano
nella vettura io le presi la mano,
quando salvare ella ancor si poteva!

Come pioveva…così piangeva!










mercoledì 15 luglio 2015

AND IF

Risultati immagini per vacanza

AND IF

And if I could fill up
my vacation
with all good things on earth:
the lemons' scent, the moon on sea
a day with no grief
or anxiety
no news on TV
my dog who's frisking
my son who's coming
my coffee I'm drinking
my book I'm reading
with no love missing
an ice-cream melting
no DNA imprinting
my sofa me waiting
a summer apology
with words in armies.

Poem by Ipazia

domenica 12 luglio 2015

Bertolt Brecht, DER ERSTE BLICK, LA PRIMA OCCHIATA. trad.Franco Fortini






Der erste Blick aus dem Fenster am Morgen
Das wiedergefundene alte Buch
Begeisterte Gesichter
Schnee, der Wechsel der Jahreszeiten
Die Zeitung
Der Hund
Die Dialektik
Duschen, Schwimmen
Alte Musik
Bequeme Schuhe
Begreifen
Neue Musik
Schreiben, Pflanzen
Reisen
Singen
Freundlich sein




La prima occhiata dalla finestra al mattino
il vecchio libro ritrovato
visi entusiasti
neve, il mutamento delle stagioni
il giornale
il cane
la dialettica
docce, nuotare
vecchia musica
scarpe comode
comprendere
nuova musica
scriver, piantare
viaggiare, cantare
esser cortesi



sabato 11 luglio 2015

da "Un attrattore strano, uno strano attrattore": ER GRAN POETA... MORTO



ER GRAN POETA... MORTO

Tu nun ce’ crederai... 'na cosa straordinaria:
Che proppio qui accanto della tomba mia
Ce sta’ uno che se crede d’esse ‘n gran poeta,
Solo che , dice, quann’ era vivo nun se n’ era accorto,
Insomma che l’ ha capito solo doppo morto!
Scrive versi tipo “ Sai non ti ci vedo in questo cimitero
Suburbano…” oppuro “ stente siepi di mortella…

Er problema ,dice lui , è che quann' è morto
Lui se sentiva ancora ‘nnamorato
De quella che raramente viene sulla tomba a salutallo.
Che poi me sembra una normale
Come dì niente de specjale

Certo però che quanno je sorride, se ràvvia li capelli,
glie parla sottovoce e le lagrime bagneno quell’ occhi così belli
Allora  un po’ lo capisco sto morto disgraziato
Brutta cosa davero  morì ancora ‘nnamorato!








venerdì 10 luglio 2015

THE GOLD LIGHT







THERE IS A GOLD LIGHT IN CERTAIN OLD PAINTINGS
BY DONALD JUSTICE

There is a gold light in certain old paintings
That represents a diffusion of sunlight.
It is like happiness, when we are happy.
It comes from everywhere and from nowhere at once, this light,
               And the poor soldiers sprawled at the foot of the cross
               Share in its charity equally with the cross.

C'è una luce dorata in certi vecchi dipinti
Che rappresenta il sole che si diffonde.
E' come la felicità, quando siamo felici.
Viene da ogni luogo e da nessun luogo, questa luce,
               E i poveri soldati sparsi ai piedi della croce
               Con lei equamente condividono la sua carità.


Orpheus hesitated beside the black river,
With so much to look forward to he looked back.
We think he sang then, but the song is lost.
At least he had seen once more the beloved back.
               I say the song went this way: O prolong 
               Now the sorrow if that is all there is to prolong.

Orfeo esitò lungo il nero fiume.
Con così tanto da guardare in avanti egli guardò indietro.
Noi pensiamo che egli cantò allora, ma la canzone è perduta.
Almeno vide la sua amata ancora una volta.
               Io dico che la canzone faceva così: O prolunga
               Ora il dolore se questo è ciò che è da prolungare.

The world is very dusty, uncle. Let us work.
One day the sickness shall pass from the earth for good.
The orchard will bloom; someone will play the guitar.
Our work will be seen as strong and clean and good.
               And all that we suffered through having existed
               Shall be forgotten as though it had never existed.

Il mondo è molto polveroso, amico. Diamoci da fare.
Un giorno la malattia del mondo cambierà in meglio.
Il frutteto fiorirà; qualcuno suonerà la chitarra.
Il nostro lavoro sarà visto come forte e pulito e giusto.
                E tutto ciò che abbiamo sofferto essendo esistiti
                Sarà dimenticato come se non fosse mai accaduto.

Traduzione di Ipazia


lunedì 6 luglio 2015

Néstor Perlongher y sus cadáveres: del neobarroso a la necropoética

             
Ezequiel  Zaiderwerb






                           Néstor Perlongher y sus cadáveres: del neobarroso a la necropoética


SOBRE EL AUTOR
Ezequiel Zaidenwerg
New York University
Estados Unidos

Candidato doctoral, Departamento de Español y Portugués, New York University. Magíster en escritura creativa, área poesía, New York University. Es autor de los poemarios Doxa (Vox, 2007), La lírica está muerta (Vox, 2011).

ZAIDENWERG, E.. Néstor Perlongher y sus cadáveres: del neobarroso a la necropoética. Cuadernos de Literatura, Norteamérica, 19, jul. 2015. Disponible en: . Fecha de acceso: 05 jul. 2015.


abstract

This article explores the politics
of the poetic form in the works of
Nestor Perlongher, in the context
of the last military dictatorship
in Argentina. First of all, we
analyze the appropriation and
adaptation operations that the
Argentinian poet, anthropologist,
and militant performed on
the Cuban neo-baroque of
Lezama and Sarduy when it
comes to imposing in Rio de la
Plata a poetics that Perlongher
would call “neobarrosa”.
Then, we study the fascination
of Perlongher with national
corpses, from Eva Peron to the
disappeared, and postulate that,
faced with the militant option,
the Argentinian inclines for
necropoetics. In this way, forms
and traditions that were left for
dead raise as zombies and, in this
emphasis on the corporality of
language, Perlongher not only

gives them a political body, but
returns the material quality to the
faded bodies of the disappeared.

Mark Strand, “Quasi invisibile”

Mark Strand, “Quasi invisibile”




sabato 4 luglio 2015

Jabberwocky BY LEWIS CARROLL


DA UN BELL'ARTICOLO  DI CORRADO PREMUDA SU NAZIONE INDIANA







Questo è il punto del libro che amavamo maggiormente. È nel primo capitolo della seconda parte: nella Casa dello Specchio tutto funziona al contrario, anche la  poesia che Alice sbircia nel libro è scritta con le lettere poste in modo speculare.
Nell’adattamento italiano di Alessandra Schiaffonati (autrice della traduzione integrale del testo di Carroll per le Edizioni Accademia, 1976), i neologismi sincratici di questa celebre poesia sono evocativi e spiritosi e io li trovavo, da bambino, proprio avvincenti. «Cosa vuol dire seratinava?», domandavo a mio padre. «Cosa sono i pipistrani e i baffigiani?» Lui rispondeva con calma, mescolando le informazioni che aveva letto nel romanzo con delle deduzioni logiche: «Seratinava significa che stava scendendo la sera. I pipistrani sono dei pipistrelli strani, i patti assomigliano ai tassi, mentre i baffigiani sono uccelli molto magri, col becco all’incontrario e grandi baffi. Sfarfagliare vuol dire volteggiare come una farfalla e sbufulare invece è sbuffare ululando…»

La parola che in assoluto piaceva di più a mio padre era Giabbervocco (il mitico Jabberwock nell’originale). Carroll, quando lo fa descrivere ad Alice alla presenza del saccente Humpty Dumpty, ne parla come di “una specie di drago al giulebbe con l’aggiunta di un po’ di mucca maschio”. Quel mostro ridicolo, che nel corso della poesia viene vinto e ucciso, colpiva a tal punto la fantasia di mio padre che, complice la sua autoironia, “Giabbervocco” era il soprannome che si era scelto. Parlare di sé come di un drago sfortunato lo divertiva molto, e per me lui era diventato, a quei tempi, il Giabbervocco.







Twas brillig, and the slithy toves
  Did gyre and gimble in the wabe:
All mimsy were the borogoves,
  And the mome raths outgrab
"Beware the Jabberwock, my son!
  The jaws that bite, the claws that catch!




Seratinava e patti e pipistrani
sfarfagliando succhievano i tresetti,
sbufulavano tutti i baffigiani,
e stralunavan druci fra vottetti.
«Guardati, figlio mio, dal Giabbervocco,
che t’azzanna e t’artiglia atrocemente! …»