lunedì 31 maggio 2010

La poesia di Edoardo Sanguineti

Il 18 maggio 2010 è morto Edoardo Sanguineti.
Col gruppo di poeti con cui mi riunisco una volta a settimana abbiamo deciso di rendergli omaggio, leggendo suoi testi e cercando di parlare un po’ della sua poetica.
La qual cosa è assolutamente non facile data la grande complessità di quest’ultima.
Edoardo Sanguineti è nato a Genova il 9 dicembre 1930 ed è stato poeta, professore universitario, critico letterario, ideologo del linguaggio, incallito esegeta di Marx e teorico di una estetica marxista. Deputato del Pci poco prima che finisse il comunismo.
Egli è stato, inoltre, parte integrante del Gruppo ’63 che si proponeva di riformare il linguaggio poetico attraverso un nuovo sperimentalismo.
La sua prima pubblicazione, infatti, la raccolta Laborintus del 1956, si intitola così proprio perché utilizza uno schema labirintico.
Essa sembra, con la sua accentuata disgregazione dei linguaggi, rifarsi alle esperienze musicali di Luciano Berio o di John Cage e, nell’ambito pittorico, all’informale Jackson Pollock o Mark Rothko.
Ancora una volta poesia e pittura si incontrano e si danno una mano ad illuminarsi a vicenda!
Vi lascio alcune frasi di Edoardo Sanguineti più alcune sue poesie.


La poesia non è una cosa morta, ma vive una vita clandestina.

In cinquant'anni molte cose sono profondamente cambiate, la poesia è cambiata, ma non è cambiato il compito dei poeti, quello di disegnare il profilo ideologico di un'epoca.

Uno sguardo vergine sulla realtà: ecco ciò ch'io chiamo poesia.

Sarei tentato di dire che non esistono cattivi maestri, ma solo cattivi discepoli.


Ballata delle donne
Quando ci penso, che il tempo è passato,
le vecchie madri che ci hanno portato,
poi le ragazze, che furono amore,
e poi le mogli e le figlie e le nuore,
femmina penso, se penso una gioia:
pensarci il maschio, ci penso la noia.

Quando ci penso, che il tempo è venuto,
la partigiana che qui ha combattuto,
quella colpita, ferita una volta,
e quella morta, che abbiamo sepolta,
femmina penso, se penso la pace:
pensarci il maschio, pensare non piace.

Quando ci penso, che il tempo ritorna,
che arriva il giorno che il giorno raggiorna,
penso che è culla una pancia di donna,
e casa è pancia che tiene una gonna,
e pancia è cassa, che viene al finire,
che arriva il giorno che si va a dormire.

Perché la donna non è cielo,
è terracarne di terra che non vuole guerra:
è questa terra, che io fui seminato,
vita ho vissuto che dentro ho piantato,
qui cerco il caldo che il cuore ci sente,
la lunga notte che divento niente.

Femmina penso, se penso l'umano
la mia compagna, ti prendo per mano.


Quartina

ti trancio un tetrastico tetro,
due distici e un torpido metro:
così, un verso avanti, uno indietro,
li incido con schegge di vetro:


Questo è il cuore dei monti

questo è il cuore dei monti, che è il tuo cuore,
vinosa vena di fresco sapore:

vedi, un corno di luna è un paio di ali,
nodo è di nidi, in luci vendemmiali:

questo è un vecchio castello di tarocchi:
questo è il cuore del mondo, nei tuoi occhi:

bevendo bianca pace settembrina,
saltami in cerchio, bella furlanina:

2 commenti :

  1. Tremolo nel vento al Positivo -

    Tremolo a vento perso al Recitativo -

    Usignuolo

    Alex

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  2. Quartina è un piccolo diamante: c'è la rima, la verseggiatura, l' ironia, tutto incastonato
    a perfezione...

    GIOVANNI

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