mercoledì 30 settembre 2015

PETER RILEY " I am a Poet", from CARPATHIAN PIECES, trad. A.Panciroli


 Con la riproposizione di " I AM A POET", da CARPATHIAN PIECES vogliamo dedicare  questa
 prima settimana di ottobre al poeta e scrittore inglese Peter Riley.


Peter Riley




I AM A POET



  Risiedevamo a Szàrhegy, nei pressi di Gheorgheni, nella casa di una coppia di pensionati ungheresi che ci colmavano di attenzioni nel modo più piacevole, completamente dominati dagli impulsi di "ospitalità contadina", sebbene vivessero in una cittadina ora solo in parte rurale. Lui era un direttore dei lavori in pensione, in attesa della pensione statale che doveva ancora arrivare da tre anni. Nella loro cucina-salotto ci veniva servita una splendida cena con un delizioso rosè demi-sec fatto in casa, e dopo  ce ne uscivamo per una passeggiata tra le strade del paese.
  La strada dove abitavano: lunga, dritta, non asfaltata ma uniformemente livellata, le altre strade la tagliavano perpendicolarmente, come una griglia. Le case tutte ad un solo piano,  tutte abbastanza simili, si ergevano tra gli orti  con alberi da frutto e pozzi, le recinzioni in legno tutt' intorno. Tutte decorate individualmente, molte anche con i tubi delle grondaie con inserti floreali in metallo -  tutte più o meno simili l'una all'altra.


 Alla fine della loro strada girammo per una strada appena più importante  che portava verso il centro città. Superammo sulla destra uno di quei palazzi lunghi e bassi che avevamo già visto in altri posti, probabilmente reliquie del comunismo,  di cui sembra che ci sia qualche difficoltà a trovare un nuovo uso. Una fila di finestre piuttosto piccole ed oblunghe in uno sporco muro bianco lungo la strada, porte ad ogni estremità, e nessun segno di vita alle finestre. Ma l'ultima finestra con la sua porta, quella qualcuno era riuscito a trasformarla in un bar: il muro bianco riverniciato di fresco e più luminoso per gli ultimi dieci metri, le luci accese,  fuori sul marciapiede un paio di tavoli  con qualche sedia, pochi uomini seduti. Era stata una giornata afosa e faceva ancora caldo nella fievole luce di un pallido cielo privo di nuvole.



Come ci passammo  davanti, un uomo si alzò dai tavoli, attraversò la strada e ci venne incontro. Era basso, sui quaranta, con dei baffi spioventi, folti capelli lunghi sino alle orecchie, e soprattutto due grandi occhi tristi sotto le folte sopracciglia. Mi afferrò la mano e continuò a stringerla delicatamente, dapprima non dicendo nulla, forse indeciso su che lingua usare. Poi, ancora stringendomi stretta la mano tra le sue ma senza nessuna pressione, disse in rumeno, " Sono un poeta. Ma l'alcool mi ha distrutto il cervello." Ed i suoi grandi occhi  addolorati guardarono fisso nei miei mentre noi annuivamo con comprensione e aspettavamo ciò che sarebbe accaduto dopo. Rimase così ancora un po', poi senza fare altro mi lasciò andare la mano e ritornò al bar dall'altra parte della strada.





About the author


Peter Riley was born in 1940 near Manchester in an environment of working people and entered higher education through post-war socialistic education policies. He studied at the universities of Cambridge and Keele and taught for a few years at the University of Odense Denmark. He was involved in the 1960s in a loose association of Cambridge poets seeking new ways of writing through verbally centred approaches, and edited its organ, The English Intelligencer. Since 1975 he has lived as a freelance writer, teacher and bookseller until he retired from everything in 2005. He lived for ten years in the Peak District of central England, then in Cambridge from 1985, where he ran a small press and collaborated in organising international poetry events. Some of his recent writings have resulted from his travels, principally to Transylvania in search of music. In March 2013 he moved to Hebden Bridge, West Yorkshire.

He is the author of some twenty books and pamphlets, mostly of poetry but including one of travel sketches in Transylvania. Most of his poetry is concerned with being at particular places on the earth. He reviews poetry regularly for the website FORTNIGHTLY REVIEW and his own website is here April Eye.







lunedì 28 settembre 2015

Nazım Hikmet - Don Kişot, Don Chisciotte, Trad. Joyce Lussu


  Ripropongo questa poesia del poeta turco Nazim Hikmet per due motivi: per prima cosa ho trovato la versione in lingua originale, poi la poesia è semplicemente bellissima...


Ölümsüz gençliğin şövalyesi,
Ellisinde uyup yüreğinde çarpan aklına
Bir Temmuz sabahı fethine çıktı
Güzelin, doğrunun ve haklının:
Önünde mağrur, aptal devleriyle dünya,
Altında mahzun ve kahraman Rosinant'ı.

Bilirim, hele bir düşmeye gör hasretin halisine,
Hele bir de tam okka dört yüz dirhemse yürek,
Yolu yok, Don Kişot'um benim, yolu yok,

Yel değirmenleriyle dövüşülecek.

Haklısın, elbette senin Dulsinya'ndır dünyanın en güzel Kadını,
Elbette sen haykıracaksın bunu

Bezirganların suratına,

Ve alaşağı edecekler seni

Bir temiz pataklayacaklar seni.

Fakat sen, yenilmez şövalyesi susuzluğumuzun,
Sen, bir alev gibi yanmakta devam edeceksin

Ağır, demir kabuğunun içinde

Ve Dulsinya bir kat daha güzelleşecek


Nazim Hikmet








Don Chisciotte

Il cavaliere dell’eterna gioventù
seguì, verso la cinquantina,
la legge che batteva nel suo cuore.
Partì un bel mattino di luglio
per conquistare il bello, il vero, il giusto.
Davanti a lui c’era il mondo
coi suoi giganti assurdi e abietti
sotto di lui Ronzinante
triste ed eroico.

Lo so
quando si è presi da questa passione
e il cuore ha un peso rispettabile
non c’è niente da fare, Don Chisciotte,
niente da fare
è necessario battersi
contro i mulini a vento.

Hai ragione tu, Dulcinea
è la donna più bella del mondo
certo
bisognava gridarlo in faccia
ai bottegai
certo
dovevano buttartisi addosso
e coprirti di botte
ma tu sei il cavaliere invincibile degli assetati
tu continuerai a vivere come una fiamma
nel tuo pesante guscio di ferro
e Dulcinea
sarà ogni giorno più bella.                        

                                                         Traduzione di Joyce Lussu






           






mercoledì 23 settembre 2015

AUTUMN SONG

Risultati immagini per foglie autunno vento

AUTUMN SONG
by Dante Gabriel Rossetti

Know'st thou not at the fall of the leaf
How the heart feels a languid grief
         Laid on it for a covering,
         And how sleep seems a goodly thing
In Autumn at the fall of the leaf?

And how the swift beat of the brain
Falters because it is in vain,
         In Autumn at the fall of the leaf
         Knowest thou not? and how the chief
Of joys seems- not to suffer pain?

Know'st thou not at the fall of the leaf
How the soul feels like a dried sheaf
         Bound up at lenght for harvesting,
         And how death seems a comely thing
In Autumn at the fall of the leaf?

AUTUMN SONG
Traduzione di Ipazia

Sapevi tu che quando la foglia cade
Il cuore sente un languido male
          Su di lui steso a protezione,
          E di come il sonno sembri una giusta evasione
In Autunno quando la foglia cade?

E come l'agile battito della mente
Proceda del tutto inutilmente,
          In Autunno quando la foglia affonda
          Non lo sapevi? e come l'alta onda
Della gioia sembri-non soffrir niente?

Sapevi tu che quando la foglia scende
L'anima come secco grano si sente
          Legato insieme per il raccolto,
          E come la morte sembri venirti incontro
In Autunno quando la foglia scende?



martedì 22 settembre 2015

PEDRO SALINAS, da Poética, " LE MALENTENDU..."


Mi poesía está explicada por mis poesías. 
Nunca he sabido explicármela de otra manera, ni lo he intentado.
                                   
                                                                                                     P. Salinas



  La poesia esiste o non esiste: questo è tutto. Se questo è vero, è vero con tale evidenza, con tanta imperiale e disillusa sicurezza, che mi pone al di sopra di ogni possibile e non necessaria difesa
La sua delicatezza,la sua somma levità, è la sua grande ed invincibile corporeità, la sua resistenza e la sua vittoria. Per questo considero la poesia come essenzialmente indifendibile. E, chiaramente, in giusta correlazione, essenzialmente inattaccabile. La poesia si spiega da se medesima, altrimenti non si spiega.

Ogni commento di una poesia si riferisce ad elementi che ad essa si riferiscono,stile, linguaggio, sentimenti, aspirazioni, non certo alla poesia stessa. La poesia è una avventura verso l' assoluto. Lo può raggiungere oppure no, può percorrere molta strada o poca, questo è tutto.Dobbiamo lasciar correre l'avventura, con tutta questa bellezza del rischio, della probabilità, di una giocata. "Un coup de dès jamais n'abolirà le hasard ".  Questo non vuole dire che la poesia non conosca quello che vuole; tutta la poesia sa, più o meno, quel che chiede; però non sa tanto quel che si fa. Si deve contare, in poesia più che in ogni altra cosa, con quella forza latente e misteriosa, accumulata dentro la parola, travestita da parola,contenuta, ma tuttavia esplosiva. Si deve contare soprattutto, con quella forma superiore di interpretazione che è le malentendu.

Quando una poesia è scritta è terminata, ma non finisce; comincia, cerca un'altra poesia in se stessa, nell'autore, nel lettore, nel silenzio. Molte volte una poesia si rivela a se stessa, scopre improvvisamente dentro di se una intenzione non sospettata. Illuminazione, sopratutto illuminazioni. Che non è la stessa cosa della chiarezza, quella chiarezza che desiderano tanti onorevoli lettori di poesie. Nella poesia stimo, soprattutto, l'autenticità. Poi, la bellezza. Infine, l'ingegno. Considero poeta ingegnoso, per esempio Walter Savage Landor. Considero un bel  poeta per esempio, Gòngora, Mallarmè. Considero un poeta autentico per eempio, San Juan de la Cruz, Goethe, Juan Ramòn Jèmenez. Considero completamente inutili tutte le discussioni circa il valore relativo della poesia e dei poeti. 
Tutta la poesia è incomparabile, unica, come il fulmine o il granello di sabbia. 


Pedro Salinas



 "La poesía existe o no existe; eso es todo. Si es, es con tal evidencia, con tan imperial y desafectada seguridad, que se me pone por encima de toda posible defensa, innecesaria. Su delicadeza, su delgadez suma, es su grande invencible corporeidad, su resistencia y su victoria. Por eso considero la poesía como algo esencialmente indefendible. Y, claro es, en justa correlación, esencialmente inatacable. La poesía se explica sola; si no, no se explica. Todo comentario a una poesía se refiere a elementos circundantes de ella, estilo, lenguaje, sentimientos, aspiración, pero no a la poesía misma. La poesía es una aventura hacia 1o absoluto. Se llega más o menos cerca, se recorre más o menos camino; eso es todo. Hay que dejar que corra la aventura, con toda esa belleza de riesgo, de probabilidad, de jugada. "Un coup de dés jamais n'abolira le hasard." No quiere decir eso que la poesía no sepa lo que quiere; toda poesía sabe, más o menos, lo que se quiere; pero no sabe tanto lo que se hace. Hay que contar, en poesía más que en nada, con esa fueza latente y misteriosa, acumulada en la palabra debajo, disfrazada de palabra, contenida, pero explosiva. Hay que contar, sobre todo, con esa forma superior de interpretación que es le malentendu. Cuando una poesía está escrita se termina, pero no acaba; empieza, busca otra en sí misma, en el autor, en el !ector, en el silencio. Muchas veces una poesía se revela a sí misma, se descubre de pronto dentro de sí una intención no sospechada. Iluminación, todo iluminaciones. Que no es lo mismo que claridad, esa claridad que desean tantos honrados lectores de poesías. Estimo en la poesía, sobre todo, la autenticidad. Luego, la belleza. Después, el ingenio. Llamo poeta ingenioso, por ejemplo, a Walter Savage Landor. Llamo poeta bello, por ejemplo, a Góngora, a Mallarmé. Llamo poeta auténtico, por ejemplo, a San Juan de la Cruz, a Goethe, a Juan Ramón Jiménez. Considero totalmente inútiles todas las discusiones sobre el valor relativo de la poesía y de los poetas. Toda poesía es incomparable, única, como el rayo o el grano de arena.

Tratto da G.Diego,Poesia Espanola Contemporanea ,Antologia ( 1901 - 1934), Taurus, Madrid 1959,1972, p.303.

sabato 19 settembre 2015





ARIA DI SETTEMBRE

di Alfonso Gatto


Mortale al suo bel volto,
come declina annoso
l’autunno e per ascolto
la chiama al suo riposo,

la sera spoglia il vento
dell’ultimo colore                                            
Alfonso Gatto
e spera che il suo lento
declino sia l’amore

nostalgico del fuoco.
Il freddo autunno rade
le foglie, strema un fioco
riverbero di strade.

E l’ombra reca odore
di bosco perché trami
la sera anche il chiarore
delebile dei rami.

Come una voce invita
nel canto dalle case
si rendono alla vita
convinte le persuase

dolcezze della luna.


mercoledì 16 settembre 2015

“Nuovi Argomenti”, PERSO IN TRADUZIONE, James Merril


Nel numero 71 di “Nuovi Argomenti”, da oggi in libreria, una scelta di traduzioni inedite dall’opera di James Merrill, a cura di Damiano Abeni e Moira Egan. 

Nuoviargomenti.net/poesie/perso-in-traduzione/

James Merrill”, scrisse Mark Strand nel 2000 a D.A., “ è con Ashbery il nostro più grande poeta della seconda metà del ’900”. Nato nel 1926 a New York, da The Black Swan (1946) a A Scattering of Salts (apparso poco dopo la sua morte nel 1995) ha pubblicato dodici raccolte di poesia, oltre al monumentale poema tripartito The Changing Light at Sandover (1982). 



...Lost, is it, buried? One more missing piece?

But nothing's lost. Or else: all is translation
And every bit of us is lost in it
(Or found – I wander through the ruin of S
Now and then, wondering at the peacefulness) 
And in that loss a self-effacing tree,
Color of context, imperceptibly
Rustling with its angel, turns the waste
To shade and fiber, milk and memory.




Perso, eh, sepolto? Un altro pezzo mancante?

Ma niente va perduto. Ovvero: tutto è traduzione
e ogni briciolo di noi vi è perso dentro
(o trovato—di tanto in tanto vago tra
le rovine di S, sorpreso da tanta serenità)
e in quel lutto un albero senza alcuna vanagloria,
colore del contesto, che impercettibilmente nella storia
stormisce col suo angelo, trasforma il deserto
in ombra e fibra, latte e memoria

domenica 13 settembre 2015

CORAL di Derek Walcott, trad. A. Panciroli


                                     CORAL di DEREK Walcott

                                              traduzione di Alessandro Panciroli










This coral's shape ecohes the hand
It hollowed. Its

Immediate absence is heavy. As pumice,
As your breast in my cupped palm.

Sea-cold, its nipple rasps like sand,
Its pores, like yours, shone with salt sweat.

Bodies in absence displace their weight,
And your smooth body, like none other,

Creates an exact absence like this stone
Set on a table with a whitening rack

Of souvenirs. It dares my hand
To claim what lovers' hands have never known:

The nature of the body of another.



La forma di questo corallo rievoca la mano
che lo ha scolpito. La sua

immediata assenza è pesante. Come pomice,
come il tuo seno nella coppa delle mie mani.

Freddo di mare, il suo capezzolo raspa come sabbia,
I suoi pori, come i tuoi, brillavano di sudore salato.

I corpi nell' assenza perdono peso
ed il tuo corpo levigato, come quello di nessun altra.

crea un' assenza esatta come questa pietra
posata sul tavolo insieme alla lunga fila

di ricordi che svaniscono. Ed essa  sfida la mia mano
a reclamare ciò che le mani degli amanti non hanno mai conosciuto:

la natura del corpo dell'altro.

venerdì 11 settembre 2015

BY THIS RIVER

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BY THIS RIVER
Brian Eno

Here we are
Stuck by this river
You and I
Underneath the sky that's ever falling down, down, down
Ever falling down

Through the day
As if on an ocean
Waiting here
Always failing to remember why we came, came, came
I wonder why we came

You talk to me
As if from a distance
And I reply
With impressions chosen from another time, time, time
From another time.
www.youtube.com/watch?v=SrZYP8SzlN8

lunedì 7 settembre 2015

domenica 6 settembre 2015

DEREK WALCOTT, Time, that gnaws at bronze lions and dolphins, trad, A.Panciroli


                     Time, that gnaws at bronze lions and dolphins




Time, that gnaws at bronze lions and dolphins.


























Time, that gnaws at bronze lions and dolphins
that shrivels fountains, had,exhausted him;
a cupola in Milan exhaled him like incense,
Abruzzi devoured him, Firenze spat him out,
Rome chewed his arm and flung it over her shoulder
for the rats in the catacombs; Rome took his empty eyes
from the sockets of the Colosseum. Italy ate him.
Its bats at vespers navigated her columns
with an ancient elation, a hand in San Marco’s font
aspersed him with foul canal water, then bells
tossed their heads like bulls, and their joy
rattled the campaniles, as innumerable pigeons
settled on the square of his forehead, his kidneys
were served in a modest hotel in Pescara,
a fish mimicked his skeleton in salty Amalfi
until after a while there was nothing left of him
except this: a name cut on a wall that soon
from the grime of indifference became indecipherable.




Il tempo, che corrode i leoni di  e i delfini di bronzo,
che prosciuga fontane, lo aveva esaurito;
una cupola a Milano lo esalò come incenso,
L'Abruzzo lo divorò, Firenze lo sputò fuori,
Roma gli morse il braccio e lo scagliò a capofitto
fra i ratti nelle catacombe; Roma strappò  i suoi occhi vuoti
dalle orbite del Colosseo. L'Italia se lo mangiò 
I suoi pipistrelli al vespro lo condussero  alle sue colonne
con un antico entusiasmo, una mano nel fonte di San Marco
lo asperse con l'  acqua nauseabonda di un canale , poi  le campane
scrollarono  le teste come tori, la loro gioia
scosse i campanili, mentre gli  innumerevoli piccioni
si posarono sulla piazza di fronte a lui,  i suoi reni
furono serviti in un modesto albergo  di Pescara,
un pesce imito  il suo scheletro nella salata Amalfi
fino a quando dopo un po' di lui non rimase più nulla
tranne questo: un nome scolpito su un muro che presto
la sporcizia dell'indifferenza rese indecifrabile.

giovedì 3 settembre 2015

Composed upon Westminster Bridge, September 3, 1802

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Composed upon Westminster Bridge, September 3, 1802
By William Wordsworth

Did you see it is very useful to date poems?
Avete notato quanto sia utile datare le poesie?

Earth has not anything to show more fair:
Dull would he be of soul who could pass by
A sight so touching in majesty:
This City now doth, like a garment, wear
The beauty of the morning; silent, bare,
Ships, towers, domes, theatres, and temples lie
Open unto the fields, and to the sky;
All bright and glittering in the smokeless air.
Never did sun more beautifully steep
In his first splendour, valley, rock, or hill;
Ne'er saw I, never felt, a calm so deep!
The river glideth at his own sweet will:
Dear God! the very houses seem asleep;
And all that mighty heart is lying still!

La terra non può mostrare nulla di più bello:
Sciocco sarebbe colui che ignorasse
Una vista così toccante nella sua grandezza:
Questa Città ora indossa, come un abito
La bellezza del mattino; silenti, nudi,
Navi, torri, cupole, teatri e templi giacciono
Dischiusi sui campi, e sotto il cielo;
Tutti chiari e scintillanti nell'aria tersa.
Giammai il sole immerse più magnificamente
Nel suo primo splendore, valli, rocce, o colline;
Giammai io vidi, nè sentii, una così profonda calma!
Il fiume scorre secondo la sua dolce volontà;
Mio Dio! le case stesse sembrano dormire;
E tutto quel possente cuore, calmo giace!

Traduzione di Ipazia