venerdì 30 dicembre 2011

ROSA, DIVINA ROSA... Alfonsina Storni

Roses, flowers, carnations di Jan van Huysum


Rosa, divina rosa che ti culli al vento, ancora aspersa della minuta pioggia notturna. Felice sei nella tua placidità, sopra la turgida freschezza del tuo stelo, sotto il dolce cielo primaverile. Ma non quanto me. Tu non lo puoi guardare, io sì... Se le sue mani si posassero sulla tua carne, non le riconosceresti, come me, al semplice tatto. Se udissi, accanto a te, il suo cuore palpitare, non sapresti che è il suo, come me, da un solo battito.

                                                                                 Alfonsina Storni


Alfosina Storni su Cervantes ( in spagnolo)


Non me ne voglia l ' amica Ipazia per l' inopinato ( che parola, eh!)  mio intervento  sul suo post:  la poesia proposta non mi ha entusiasmato ad una prima lettura, però mi ha incuriosito, ed una rapida ricerca sul Web  mi ha permesso di conoscere questa per me sconosciuta poetessa.
 Mi ha impressionato sopratutto questa sua poesia, considerando che Alfonsina Storni si uccise entrando in mare e dirigendosi verso il largo finchè...
                                                                                                                                   Jago


En el fondo del mar
hay una casa de cristal.
A una avenida
de madréporas
da.
Un gran pez de oro,
a las cinco,
me viene a saludar.
Me trae
un rojo ramo
de flores de coral.
Duermo en una cama
un poco más azul
que el mar.
Un pulpo
me hace guiños
a través del cristal.
En el bosque verde
que me circunda
-din don... din dan-
se balancean y cantan
las sirenas
de nácar verdemar. 

Y sobre mi cabeza
arden, en le crepùsculo,
las erizadas puntas del
mar




Alfonsina Storni





mercoledì 28 dicembre 2011

Charles Simic - That little something, trad. A.Pancirolli



That little something,




The likelihood of ever finding is small.
It's like being accosted by a woman
And asked to help her look for a pearl
She lost right here in the street.

She could be making it all up,
Even her tears, you say to yourself
As you search under your feet,
Thinking, not in a million years...

It's one of those summer afternoons
When one needs a good excuse
To step out of a cool shade.
In the meantime, what ever became of her?

And why, years later, do you still,
Off and on, cast your eyes to the ground
As you hurry to some appointment
Where you are now certain to arrive late.











Quella piccola cosa



La probabilità di ritrovarla è minima.
E' come essere avvicinati da una donna
che ci chiede di aiutarla a cercare una perla
persa proprio qui per strada.

Potrebbe essersi inventata tutto,
anche le sue lacrime, ti dici,
mentre cerchi sotto i piedi,
e pensi, non in un milione di anni...

E' uno di quei pomeriggi estivi
quando abbiamo bisogno di una buona scusa
per uscire dal fresco dell' ombra.
Intanto, cosa ne è stato di lei?

E perchè, anni dopo, tu
ogni tanto getti un' occhiata a terra
mentre ti affretti per un appuntamento
dove adesso sei sicuro di arrivare in ritardo.

lunedì 26 dicembre 2011

Voyage to Cythera, Charles Simic, trad. A. Pancirolli






Me ne andrò sull' isola di Cythera
a piedi, naturalmente.
Partirò una qualche sera di maggio,
leggero come una piuma,
per là dove narrano  la dea sia sorta
nuda dal mare.

E invece, salterò lo steccato del parco
dove i lillà fioriscono
e gli alberi sono febbrili di nuove foglie
.L'altalena che ho visto una volta in un
quadro,si trova di sicuro qua intorno,

e la donna nel suo elegante vestito bianco,
con gli occhi bendati
mentre brancola per la mia strada lungo un sentiero tortuoso
tra compagni mascherati
che indossano  nere mantelle e  portano coltelli.

E' solo la storia di un amore non corrisposto,
lo dirò loro, dopo che mi avranno svuotate le tasche.
Oh amore, che fuggi con il mio portafoglio
ed una lanterna cinese
nel buio della sera.



QUELLE EST CETTE ILE TRISTE ET NOIRE? - C' EST CYTHERE...
 WHAT IS THIS BLACK, GLOOMY ISLAND?- IT'S CYTHERA
WHAT IS THAT SAD, BLACK ISLAND LIKE A PALL WHY CYTHEREA..

 WHAT IS THAT SOMBER ISLAND? WHAT DREARY PORT OF CALL?
CYTHERA..
 Charles Baudelaire,
traduzioni di William Aggeler, Roy Cambpell, George Dillon

venerdì 23 dicembre 2011

Oh ragazzi, questa poesia mi è piaciuta un sacco Ehi guys, I like this poem very much

EYES ONLY
by Linda Pastan

Caro perduto condivisore
di silenzi,
ti manderò una lettera
nel modo in cui l'albero manda messaggi
atttraverso le foglie,
o il cielo con esclamazioni
di pura nuvola.

Quindi scrivo
in questo blu
inchiostro, colore
di segrete vene
ed arterie.
Qui è mattino.
Già il postino percorre

le strade innocenti,
pericoloso come Eolo
con la sua borsa di venti,
o come Ermes, il messaggero,
dio del sonno e dei sogni
che traccia la mia immagine
su questo francobollo.

Negli edifici pubblici
le lettere vengono pesate
e classificate come carne;
nelle stazioni ferroviarie
pesanti sacchi di posta
vengono nascosti come il bottino del ladro
dietro porte di vagoni merci.

E in un'altra città
il prestigiatore
terrà un ventaglio di lettere
davanti alla tua mano tesa-
"Prendi una carta..."
Tu devi rompere la busta
così come romperesti il pane.

Solo allora scuri fiumi
d'inchiostro fonderanno
e scorreranno
sotto tutti i ponti
che non costruimmo
tra noi.

EYES ONLY

Dear lost sharer
of silences,
I would send a letter
the way the tree sends messages
in leaves,
or the sky in exclamations
of pure cloud.

Therefore I write
in this blue
ink, color
of secret veins
and arteries.
It is morning here.
Already the postman walks

the innocent streets,
dangerous as Aeolus
with his bag of winds,
or Hermes, the messenger,
god of sleep and dreams
who traces my image
upon this stamp.

In public buildings
letters are weighed
and sorted like meat;
in railway stations
huge sacks of mail
are hidden like robbers' booty
behind freight-car doors.

And in another city
the conjurer
will hold a fan of letters
before your outstreched hand-
"Pick any card..."
You must tear the envelope
as you would tear bread.

Only then dark rivers
of ink will thaw
and flow
under the bridges
we have failed
to build
between us.

On Christmas


"Santa Claus is a good symbolization for Christmas: Department stores, shopping, the coming of the New Year. Christmas means better business in the stores."


Leon Gabor, one of The Three Christs Of Ypsilanti  , by Milton Rokeach, 




Sì, come dice il buon Leon, Babbo Natale ( Santa Claus) è veramente un magnifico simbolo per il "nostro" Natale: Grandi magazzini,shopping, l' arrivo del Nuovo Anno.
Natale significa grandi affari per tutti ( o quasi)...
Comnque vediamo cosa porterà Babbo Natale ai nostri lettori:

 sicuramente altre poesie di Simic, una lunga, lunghissima poesia di Strand ( vorrei tradurla tipo work in progress con Ipa),  un pizzico di Nordbrandt...

lunedì 19 dicembre 2011

Charles Simic, The Partial Explanation, trad A. Pancirolli , revisione Lia Aricò





Sembra sia passato molto tempo
da quando il cameriere ha preso l' ordinazione.
Sporca piccola  luncheonette,
e fuori nevica.


Sembra sia diventato più buio
da quando da ultimo ho sentito  la porta della cucina
alle mie spalle
Da quando da ultimo ho notato
qualcuno  che camminava per la strada.

Un bicchiere d' acqua ghiacciata
mi fa compagnia
a questo tavolo che ho scelto 
appena entrato.

Ed un desiderio,
un incredibile desiderio
di ascoltare di nascosto
i discorsi
dei cuochi.






Seems like a long time
Since the waiter took my order.
Grimy little luncheonette,
The snow falling outside.

Seems like it has grown darker
Since I last heard the kitchen door
Behind my back
Since I last noticed
Anyone pass on the street.

A glass of ice-water
Keeps me company
At this table I chose myself
Upon entering.

And a longing,
Incredible longing
To eavesdrop
On the conversation
Of cooks. 

domenica 18 dicembre 2011

Buon Natale, nonostante... Merry Christmas, after all...



NATALE

di Giuseppe Ungaretti



Non ho voglia

di tuffarmi

in un gomitolo

di strade


Ho tanta

stanchezza

sulle spalle


Lasciatemi così

come una

cosa

posata

in un

angolo

e dimenticata


Qui

non si sente

altro

che il caldo buono


Sto

con le quattro

capriole

di fumo

del focolare


Napoli, il 26 dicembre 1916

venerdì 16 dicembre 2011

Charles Simic, da Tre Fotografie... traduzione A. Molesini


***   ***   ***

Avrei potuto essere quel ragazzo 
in quella vecchia foto del liceo
che ho trovato da un rigattiere,
la faccia schietta cerchiata di nero.
















lunedì 12 dicembre 2011

Due poesie di Charles Simic: Read Your Fate e A Book Full of Pictures, trad. A. Pancirolli

Read Your Fate


Un mondo che scompare.
Piccola strada,
Tu eri troppo angusta,
troppo già all'ombra.

Avevi solamente un cane,
un ragazzo solitario.
Tu nascondevi  lo specchio più grande,
i tuoi amanti svestiti.

Qualcuno  li ha portati via
in un furgone aperto.
Erano ancora nudi,  viaggiavano
sul loro divano

per una pianura che si rabbuiava ,
un qualche sconosciuto Kansas o Nebraska
e il temporale era in arrivo.
La donna che apriva un ombrello rosso

nel furgone. Il ragazzo
ed il cane  che gli correvano dietro,
come dietro ad un gallo
con la testa mozzata.



A world's disappearing.
Little street,
You were too narrow,
Too much in the shade already.

You had only one dog,
One lone child.
You hid your biggest mirror,
Your undressed lovers.

Someone carted them off
In an open truck.
They were still naked, travelling
On their sofa

Over a darkening plain,
Some unknown Kansas or Nebraska
With a storm brewing.
The woman opening a red umbrella

In the truck. The boy
And the dog running after them,
As if after a rooster
With its head chopped of.
 
 
 
 
 
 
 
 
A Book Full of Pictures 
 
Mio padre studiava teologia per posta
ed era giunto il momento degli esami.
Mia madre sferruzzava. Io sedevo in silenzio con un libro
pieno di figure. Cadde la notte.
Le mani mi diventavano fredde sfiorando i volti
di re e regine morti.
C'era un impermeabile nero
al piano di sopra
che pendeva dal soffitto.
Ma cosa ci faceva là?
Mia madre faceva rapida croci all' uncinetto
Erano nere
come l' interno della mia testa proprio in quel momento
Le pagine che giravo risuonavano come ali
" L' anima è un rondine", disse una volta.
Nel mio libro pieno di figure
infuriava una battaglia: lance e spade
creavano una specie di foresta gelida
col mio cuore trafitto e sanguinante tra i rami.
 
 
 
 
 
  Father studied theology through the mail
And this was exam time.
Mother knitted. I sat quietly with a book
Full of pictures. Night fell.
My hands grew cold touching the faces
Of dead kings and queens.

There was a black raincoat
      in the upstairs bedroom
Swaying from the ceiling,
But what was it doing there?
Mother's long needles made quick crosses.
They were black
Like the inside of my head just then.

The pages I turned sounded like wings.
"The soul is a bird," he once said.
In my book full of pictures
A battle raged: lances and swords
Made a kind of wintry forest
With my hearth spiked and bleeding in its branches.

domenica 11 dicembre 2011

The White Room, di Charles Simic, trad. A. Pancirolli

L' ovvio è difficile
da dimostrare. Molti preferiscono
ciò che è oscuro. Anche io.
Io ascoltavo gli alberi.

Avevano un segreto.
che stavano quasi
per svelarmi. Ma
poi non lo fecero.

Venne l' estate. Ogni albero
della mia strada aveva la sua
Sherazade. Le mie notti
erano parte del loro impetuoso

 racconto. Noi
entravamo in case buie,
case sempre più buie
sileziose e abbandonate.

C' era qualcuno con gli occhi chiusi
ai piani superiori,
il pensiero di questo, e lo stupore,
mi tenevano sveglio.

La verità è nuda e fredda
disse la donna
che vestiva sempre di bianco.
Non usciva spesso dalla sua stanza.

Il sole indicava uno o due
cose che erano sopravvisute
intatte alla lunga notte.
Le cose più semplici

difficili nella loro evidenza.
Non facevano rumore.
Era quel genere di giorno
che potremo definire "perfetto".

Dei che si camuffano
da nere forcine per capelli? O da specchietto?
O da pettine con un dente rotto?
 No! Non era questo.

Soltanto le cose come sono.            
Impassibili,  giacciono mute
in quella luce chiara,
E gli alberi che attendono la notte.



to prove. Many prefer
the hidden. I did, too.
I listened to the trees.


Una diversa traduzione in http://www.rossovenexiano.com/blog/la-camera-biancathe-white-room-di-charles-simic

giovedì 8 dicembre 2011

Submission Etiquette / Galateo per la proposta di pubblicazione di opere letterarie

 Un post di Adele Kenny molto utile per chi voglia sottoporre le proprie poesie a giornali e riviste.





Qua sotto un breve riassunto dei suoi consigli:

 Ogni giornale ha le proprie linee guida per la presentazione delle opere e gli editors si aspettano che vengano seguite.
Esistono comunque norme generali di comportamento che andrebbero rispettate   
Per iniziare occorre comprendere quali siano le riviste od i siti che potrebbero essere interessati.

Potrebbe essere utile comprare alcune riviste letterarie. E' ovvio che una buona ricerca sul WEB è molto utile oltre che più economica, anche se può farvi perdere molto tempo. Una volta individuate le riviste  a cui spedire le proprie opere,  attenetevi alle linee guida per la  presentazione e seguitele scrupolosamente.!

Presentate sempre le vostre poesie in dattiloscritto, (mai manoscritti), usando font semplici come Arial, Times New Roman o Courier.  Non usate font troppo particolari, agli editors non interessano affatto. Al contrario potrebbero dare l' impressione che siate dei novizi ( e voi lo siete!).

Conservate una o più copie di quello che spedite. Molti editors ricevono centinaia di presentazioni ed è sempre possibile che qualcuna si perda. Tenete traccia delle poesie che avete spedito,  a quale rivista, il giorno di spedizione, e... l'esito finale.

Usate una semplice busta per la spedizione, e inserite anche una busta precompilata e preaffrancata con i vostri dati, per la risposta dell' editor. ( in inglese si chiama self-addressed, stamped envelope s.a.s.e)  .  Questa è una norma di cortesia, inoltre molti editors non rispondono se la s.a.s.e non è compresa!

Sia che inviate un copia dattiloscritta o una mail, scrivete una poesia a pagina, se non avete ricevuto istruzioni differenti. Per i dattiloscritti è meglio usare un' attache invece di spillare i fogli, renderete più facile il lavoro dei redattori.

Se includete una lettera di presentazione, è meglio che sia breve, includendo solo in vostro nome, il vostro recapito, ed il titolo dell' opera che state sottoponendo. In genere i redattori non vogliono conoscere i vostri hobby,  la storia della vostra vita o il vostro stato civile.

Non è necessario includere una biografia, se non specificato. Alla maggior parte degli editors non interessano le critiche alle vostre precedenti pubblicazioni e giudicano le vostre presentazioni per quello che valgono. Non invitate mai un editor a visitare il vostro sito Web o il vostro blog: gli editors non hanno  tempo per questo genere di cose.


Assicurarsi che ogni poesia abbia il vostro nome e indirizzo , poichè le note di copertina possono e vengono separati dal materiale inviato. A meno che le linee guida delle rivista specifichino diversamente , il vostro nome, indirizzo, numero di telefono e indirizzo e-mail dovrebbero apparire nell'angolo in alto a sinistra o a destra.

Astenetevi dall' usare simboli per il copyright, questo potrebbe offendere i redattori ( non vogliono rubare il vostro lavoro)

Non inviate troppo presentazioni. In genere i redattori sono più dispiaciuti che soddisfatti quando ricevono un grande numero di poesie da un unico poeta. Non spedite più poesie di quanto prescritto dalle linee guida, in genere non più di cinque.

Molte riviste stampate non accettano presentazioni via e-mail, per svariati motivi . Alcune tuttavia le accettano, in questo caso seguite scrupolosamente le indicazioni per la presentazione elettronica.

Un tempo era considerato scorretto inviare la proposta di pubblicazione a diverse riviste; ora, visto che l' elevato numero di proposte in arrivo provoca molto ritardo nelle risposte , si possono inviare le proprie opera simultaneamente a varie riviste.

Non chiedete agli editors notizie sulla vostra proposta. Gli editors lavorano più velocemente possibile, ma l' arrivo di centinaia di proposte editoriali significa che dovrete comunque attendervi una lunga attesa. Non inviate raccomandate con ricevuta di ritorno, significa altro tempo da perdere per gli editors e di solito non ne hanno molto.

Non dovreste aspettarvi risposte individuali per le vostre poesie, accettate o meno. Gli editors non sono critici letterari, leggono centinaia di poesia e non hanno tempo di fare commenti singoli.

Un consiglio: se una rivista ha un periodo limitato per inviare opere, mandatele prima possibile. Una poesia arrivata prima potrebbe essere pubblicata anche se la vostra magari è migliore, ma è arrivata dopo.

Molti editors lavorano molto e non guadagnano niente per i loro sforzi. Qualche volta  sovvenzionano le  riviste con il proprio denaro.  La maggior parte lo fa per lo stesso motivo per cui i poeti inviano le proprie opere : l' amore per l' arte. Allora, per favore, rispettate gli editors a cui avete inviato la vostre 
poesie. Quest non significa che gli editors siano i giudici finali delle vostre opere. La selezione è spesso un processo soggettivo. Se le vostre poesie non sono state accettate, non prendetela come un fatto personale. Cambiate. Mandate le vostre opere da qualche altra parte. E' normale che le opere vengano rigettate da molte riviste prima di trovare casa. Siate pazienti,e perseverate.

Fate attenzione a chi vi chiede di essere pagato per pubblicare le vostre opere.  Ci sono persone poco oneste pronte  a spennarvi se siete così disperati da voler essere pubblicati ad ogni costo. Non siate sciocchi. Se dovete pagare per la pubblicazione, pensateci due volte.  Il caso è diverso per  la tassa  di iscrizione per la partecipazione ad un premio. Non solo  è  credibile ma spesso è necessario per finanziare il premio.


Purtroppo solo per chi comprende bene l' inglese   Six-Red-Flags-That-Scream-Rip-Off

Un attrattore strano, uno strano attrattore: The last time that I saw you. JAMES WALDEEN

 THE LAST TIME I SAW YOU




I wanted just a kiss at toothpaste...




Un attrattore strano, uno strano attrattore: The last time that I saw you. JAMES WALDEEN: Hello! Of all that happened to us one thing I regret, that you gave me not that kiss more, do you remember? I knocked on your room, you open, y...

Autumn Sky, By Charles Simic, trad. Alessando Pancirolli

Autumn Sky

In my great grandmother's time,   
All one needed was a broom   
To get to see places   
And give the geese a chase in the sky.   

               •

The stars know everything,   
So we try to read their minds.   
As distant as they are,   
We choose to whisper in their presence.   

               •

 Oh Cynthia,   
Take a clock that has lost its hands   
For a ride.   
Get me a room at Hotel Eternity   
Where Time likes to stop now and then.   

               •

Come, lovers of dark corners,   
The sky says,   
And sit in one of my dark corners.   
There are tasty little zeroes   
In the peanut dish tonight.

Source: Poetry (October 2002). 


 ***    ***   ***    



Ai tempi della mia bisnonna
Tutto quello che ci serviva era una scopa
Per arrivare a vedere luoghi
E inseguire le oche nel cielo.

Le stelle conoscono tutto
E allora cerchiamo di leggere nella loro mente
Per quanto così distanti
Scegliamo di sussurrare  alla loro presenza-

Oh Cynthia,
prendi un orologio  che ha perso le lancette
per un giro.
Prenotami una stanza all’ Hotel Eternità
Dove  al Tempo piace fermarsi ogni tanto.

Venite, amanti degli angoli oscuri
dice il cielo,
e sedetevi in uno dei mei angoli oscuri.
Ci sono stuzzichini molto leggeri
nel piatto delle noccioline stasera.






mercoledì 7 dicembre 2011

Sempre alto il gradimento del post LE VISIONI di Ipazia

"If the doors of perception were cleansed, every thing would appear to man as it is, infinite. 

  “ Se le porte della percezione venissero sgombrate, tutto apparirebbe all'uomo come in effetti è, infinito. 

“Pity,” colour print finished in pen and watercolour by William Blake, 1795
 Il post   LE VISIONI è in assoluto il più visitato del blog: complimenti ad IPA!

http://ottantanovenuvole.blogspot.com/2011/05/ma-insomma-sul-post-le-visioni-ci-ho.html 


http://ottantanovenuvole.blogspot.com/2011/01/le-visioni-visions-william-blake-londra_25.html 

martedì 6 dicembre 2011

The Friends of Heraclitus, Charles Simic, trad. A: Pancirolli


The Friends of Heraclitus



By Charles Simic


Your friend has died, with whom
You roamed the streets,
At all hours, talking philosophy.
So, today you went alone,
Stopping often to change places
With your imaginary companion,
And argue back against yourself
On the subject of appearances:
The world we see in our heads
And the world we see daily,
So difficult to tell apart
When grief and sorrow bow us over.


You two often got so carried away
You found yourselves in strange neighborhoods
Lost among unfriendly folk,
Having to ask for directions
While on the verge of a supreme insight,
Repeating your question
To an old woman or a child
Both of whom may have been deaf and dumb.


What was that fragment of Heraclitus
You were trying to remember
As you stepped on the butcher’s cat?
Meantime, you yourself were lost
Between someone’s new black shoe
Left on the sidewalk
And the sudden terror and exhilaration
At the sight of a girl
Dressed up for a night of dancing
Speeding by on roller skates.






Il tuo amico è morto, quello con cui
vagavi per le strade,
a tutte le ore, discutendo di filosofia.
Così, oggi te ne sei andato da solo,
fermandoti spesso per scambiarti di posto
con il tuo compagno immaginario,
e litigare e discutere con lui
sull' argomento delle apparenze:
il mondo che vediamo nella mente
ed il mondo che vediamo tutti i giorni,
così difficili da distinguere
quando il dolore e la tristezza ci piegano .




Voi due spesso così presi da perdere il controllo
vi trovavate in quartieri sconosciuti
persi tra gente ostile,
a dover chiedere la strada
sebbene sull' orlo di una visione suprema,
a ripetere la vostra domanda
ad una vecchia o ad un ragazzo
entrambi i quali possono essere stati sordi o muti.




Qual era quel frammento di Eraclito
che tentavi di ricordare
mentra calpestavi il gatto del macellaio?
Intanto, vi eravate persi
tra una nuova scarpa nera di qualcuno
lasciata sul marciapiede
ed il terrore improvviso e l 'euforia
alla vista di una ragazza
vestita per una notte in discoteca,
veloce sui suoi pattini a rotelle.

UNA SFORTUNATA COINCIDENZA

Il Bacio di Francesco Hayez


UNFORTUNATE COINCIDENCE



By the time you swear you're his,

Shivering and sighing,

And he vows his passion is

Infinite, undying -

Lady, make a note of this:

One of you is lying.


Dorothy Parker



Non appena giurerai che sei sua,

Tremando e singhiozzando,

Ed egli giurerà che è suo l'amore

Infinito, impossibile a morire -

Signora, a questo bada bene:

Uno di voi due dice bugie.


Traduzione di Ipazia

lunedì 5 dicembre 2011

Estratto da un editoriale di Enrico Bellone, da LE SCIENZE, n.353 , anno 1998,

CONTRO IL PORTAR LA TOGA




" Nel lontano 1453 apparve un trattato rivoluzionario di anatomia. L' autore si chiamava Andrea Vesalio, usava un linguaggio chiaro e suggeriva di risollevare la conoscenza " dagli inferi" in cui era precipitata... Cosa semplice a farsi. Bastava rendersi conto del fatto che l' insegnamento era spesso affidato a persone ignoranti.

Vesalio non aveva peli sulla lingua. Dichiarava che troppi docenti erano "cornacchie" che vaneggiavano " gracchiando dall' alto della cattedra con rara presunzione". Cornacchie che non facevano ricerche ma che parlottavano, con arroganza, di banalità " imparate a memoria dai libri degli altri".

Qualche decennio dopo Galileo riprese l' argomento e lo elaborò scrivendo una lunga poesia intitolata "Contro il portar la toga". Consigliava di valutare i professori senza lasciarsi ingannare dalle loro toghe, perchè in generale, " gli uomini son fatti com' i fiaschi": la cosa importante, allora, è il contenuto, non l' etichetta.

Attenti, dunque. Molti accademici togati, quando se ne controlli il sapere," o son pieni di vento, o di belletti, o d'acque profumate, o son fiascacci da pisciarvi drento" ( la sottolineatura è mia).



Sono d' accordo ( non lo dico io, ma Bellone).

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Qui sotto la parte finale della poesia di Galileo ( sicuramente più bravo come scienziato che come poeta).

Che gli uomini son fatti com'i fiaschi.
Quando tu vai la state all'osteria,
Alle Bertuccie, al Porco, a Sant'Andrea,
Al Chiassolino o alla Malvagia,
Guarda que' fiaschi, innanzi che tu bea
Quel che v'è drento; io dico quel vin rosso,
Che fa vergogna al greco e alla verdea:
Tu gli vedrai che non han tanto in dosso,
Che 'l ferravecchio ne dessi un quattrino;
Mostran la carne nuda in sino all'osso:
E poi son pien di sì eccellente vino,
Che miracol non è se le brigate
Gli dan del glorioso e del divino.
Gli altri, ch'han quelle veste delicate,
Se tu gli tasti, o son pieni di vento,
O di belletti o d'acque profumate,
O son fiascacci da pisciarvi drento.


Il link alla poesia intera su http://www.ousia.it/SitoOusia/SitoOusia/TestiDiFilosofia/TestiPDF/Galilei/ControToga.pdf




giovedì 1 dicembre 2011

FREE WILL(Y)






L' orca , Willy, non c' entra. C' entra invece il libero arbitrio , free will.
Se ne parla in un libro veramente stimolante : Siamo davvero liberi? Le neuroscienze e il mistero del libero arbitrio, a cura di De Caro, Lavazza, Sartori, Codice Edizioni.

" Eccovi qua, a leggere della volontà cosciente. Com' è potuto accadere? Un modo per spiegarlo sarebbe quello di esaminare le cause del vostro comportamento. Una squadra di scienziati potrebbe studiare i pensieri, le emozioni, e le motivazioni che voi riferite, la vostra dotazione genetica e la vostra storia fatta di apprendimento, esperienza e sviluppo, la condizione sociale e culturale, i ricordi e i tempi di reazione, la fisiologia e la neuroanatomia, e molti altri elementi ancora. Se quegli scienziati riuscissero ad avere accesso a tutte le informazioni necessarie, l' assunto della psicologia è che potrebbero individuare i meccanismi responsabili dell' intero vostro comportamento e, dunque, spiegare il motivo per cui state leggendo queste parole in questo preciso momento.
Tuttavia, un altro modo di dare conto del fatto che state leggendo queste righe è semplicemente dire che avete deciso di cominciare a leggere. Avete consapevolmente voluto ciò che state facendo."

di Daniel M. Weguer.

Avrei voluto aggiungere qualche cosa anche io, ma mi è venuta solo in mente una poesia di Edgar Lee Master, da Spoon River:



ROGER HESTON

Quante volte Ernest Hyde
e io abbiamo discusso del libero arbitrio!
La mia metafora preferita era la vacca di Prickett
legata al pascolo, e libera si sa
quant'era lunga la cavezza.
Un giorno che stavamo discutendo, guardando la vacca
che tirava la corda per spingersi oltre il cerchio d'erba
ormai tutto mangiucchiato,
la stanga si sfilò, a testa alta,
quella ci caricò.
"E questo, è libero arbitrio oppure no?" disse Ernest scappando.
Io caddi e quella m'incornò a morte.











 
OH many times did Ernest Hyde and I
Argue about the freedom of the will.
My favorite metaphor was Prickett’s cow
Roped out to grass, and free you know as far
As the length of the rope.         5
One day while arguing so, watching the cow
Pull at the rope to get beyond the circle
Which she had eaten bare,
Out came the stake, and tossing up her head,
She ran for us.  10
“What’s that, free-will or what?” said Ernest, running.
I fell just as she gored me to my death.