martedì 17 aprile 2012

Il delizioso re del qui


Sono come il T. S. Eliot di nuove terre desolate;
Fertile, ma impotente, giovane, ma con le mani legate;
Che disprezza la meschinità in coloro che gli insegnano.
Annoiato da questa razza di ratti, i barboncini non possono raggiungermi,
I mici non mi fanno sentir bene, né quegli stupidi uccelli;
Né poeti morenti elemosinanti da me nuove parole.
Le acute ma grottesche nuove canzoni di Bob Dylan
Non possono distogliermi dal pensiero malato dei miei torti.
Il mio copriletto, fiorito di iris, è una tomba.
Le mie innamorate – per cui tutti i poeti sono prodi –
Non possono spogliarmi dalle piume corrotte abbastanza
Da spezzare un sorriso in questa giovane ruvida tomba.
Le riviste del fine settimana, o la BBC, che pagano
Non possono allontanare la colpa del lurido oro.
Né possono farlo le sanguinarie lotte dei vecchi giorni
Che scaldano i nostri professori di potere in nuovi modi
Fustigare il cadavere della poesia: poiché essa era
Cresciuta salmastra in vecchi porti accanto a Cher.
                                             
                                                                  Traduzione di Ipazia


LE ROY DELYCIEUX DE L’ICI

Don’t let your mind go gaga,
Don’t let your eyes go goo-ga,
Don’t let yourself get hotcha,
Don’t let your love go wrong.”
—Ovie Alston (singing with
Claude Hopkins’ band, mid-’30s:)
Don’t Let rour Love Go Wrong
(for Pierre Emmanuel)


I am like the T. S. Eliot of new wastelands;
Fertile, but powerless; young, but with tied hands;
Despising pettiness in those who teach me.
Bored with this rat-race, poodle-love can’t reach me,
Pussies don’t make me feel good, nor dumb birds;
Nor dying poets begging me for words.
Bob Dylan’s witty, but grotesque new songs
Can’t tear me from the sick thought of my wrongs.
My bedspread, flowered with iris, is a grave’s.
My sweeties—for whom all such poets are braves—
Can’t dream up feathers half depraved enough
To crack a smile from this young boneyard tough.
The week-end mags. or BBC, who pay,
Can’t charm the guilt of filthy gold away.
Nor can the bloody struggles of old days
That warm our power-professors in new ways
Whip up the corpse of poetry: as it were
Grown brackish in green inlets by the Cher.

Nicholas Moore,
Trinity College,
Cambridge

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