Il 18 maggio 2010 è morto Edoardo Sanguineti.
Col gruppo di poeti con cui mi riunisco una volta a settimana abbiamo deciso di rendergli omaggio, leggendo suoi testi e cercando di parlare un po’ della sua poetica.
La qual cosa è assolutamente non facile data la grande complessità di quest’ultima.
Edoardo Sanguineti è nato a Genova il 9 dicembre 1930 ed è stato poeta, professore universitario, critico letterario, ideologo del linguaggio, incallito esegeta di Marx e teorico di una estetica marxista. Deputato del Pci poco prima che finisse il comunismo.
Egli è stato, inoltre, parte integrante del Gruppo ’63 che si proponeva di riformare il linguaggio poetico attraverso un nuovo sperimentalismo.
La sua prima pubblicazione, infatti, la raccolta Laborintus del 1956, si intitola così proprio perché utilizza uno schema labirintico.
Essa sembra, con la sua accentuata disgregazione dei linguaggi, rifarsi alle esperienze musicali di Luciano Berio o di John Cage e, nell’ambito pittorico, all’informale Jackson Pollock o Mark Rothko.
Ancora una volta poesia e pittura si incontrano e si danno una mano ad illuminarsi a vicenda!
Vi lascio alcune frasi di Edoardo Sanguineti più alcune sue poesie.
La poesia non è una cosa morta, ma vive una vita clandestina.
In cinquant'anni molte cose sono profondamente cambiate, la poesia è cambiata, ma non è cambiato il compito dei poeti, quello di disegnare il profilo ideologico di un'epoca.
Uno sguardo vergine sulla realtà: ecco ciò ch'io chiamo poesia.
Sarei tentato di dire che non esistono cattivi maestri, ma solo cattivi discepoli.
Ballata delle donne
Quando ci penso, che il tempo è passato,
le vecchie madri che ci hanno portato,
poi le ragazze, che furono amore,
e poi le mogli e le figlie e le nuore,
femmina penso, se penso una gioia:
pensarci il maschio, ci penso la noia.
Quando ci penso, che il tempo è venuto,
la partigiana che qui ha combattuto,
quella colpita, ferita una volta,
e quella morta, che abbiamo sepolta,
femmina penso, se penso la pace:
pensarci il maschio, pensare non piace.
Quando ci penso, che il tempo ritorna,
che arriva il giorno che il giorno raggiorna,
penso che è culla una pancia di donna,
e casa è pancia che tiene una gonna,
e pancia è cassa, che viene al finire,
che arriva il giorno che si va a dormire.
Perché la donna non è cielo,
è terracarne di terra che non vuole guerra:
è questa terra, che io fui seminato,
vita ho vissuto che dentro ho piantato,
qui cerco il caldo che il cuore ci sente,
la lunga notte che divento niente.
Femmina penso, se penso l'umano
la mia compagna, ti prendo per mano.
Quartina
ti trancio un tetrastico tetro,
due distici e un torpido metro:
così, un verso avanti, uno indietro,
li incido con schegge di vetro:
Questo è il cuore dei monti
questo è il cuore dei monti, che è il tuo cuore,
vinosa vena di fresco sapore:
vedi, un corno di luna è un paio di ali,
nodo è di nidi, in luci vendemmiali:
questo è un vecchio castello di tarocchi:
questo è il cuore del mondo, nei tuoi occhi:
bevendo bianca pace settembrina,
saltami in cerchio, bella furlanina:
lunedì 31 maggio 2010
domenica 30 maggio 2010
The Story of Our Lives 2
We are reading the story of our lives,
as though we were in it,
as though we had written it.
This comes up again and again.
In one of the chapters
I lean back and push the book aside
because the book says
it is what I am doing.
I lean back and begin to write about the book.
I write that I wish to move beyond the book.
Beyond my life into another life.
I put the pen down.
The book says: "He put the pen down
and turned and watched her reading
the part about herself falling in love."
The book is more accurate than we can imagine.
I lean back and watch you read
about the man across the street.
They built a house there,
and one day a man walked out of it.
You fell in love with him
because you knew that he would never visit you,
would never know you were waiting.
Night after night you would say
that he was like me.
I lean back and watch you grow older without me.
Sunlight falls on your silver hair.
The rugs, the furniture,
seem almost imaginary now.
"She continued to read.
She seemed to consider his absence
of no special importance,
as someone on a perfect day will consider
the weather a failure
because it did not change his mind."
You narrow your eyes.
You have the impulse to close the book
which describes my resistance:
how when I lean back I imagine
my life without you, imagine moving
into another life, another book.
It describes your dependence on desire,
how the momentary disclosures
of purpose make you afraid.
The book describes much more than it should.
Stiamo leggendo la storia delle nostre vite
come se ci fossimo dentro,
come se lo avessimo scritto
E' un tema ricorrente.
In uno dei capitoli
mi giro e metto il libro da parte
perhè il libro dice
che è questo ciò che faccio.
Mi giro ed inizio a scrivere del libro.
Scrivo che voglio andare oltre il libro.
Oltre la mia vita in un' altra vita.
Metto giù la penna.
Il libro dice: Mise giù la penna,
si girò e la guardò leggere
la parte in cui lei si innamora.
Il libro è più accurato di quanto possiamo immaginare.
Mi giro e ti vedo leggere
dell'uomo dall'altra parte della strada.
Hanno costruito una casa qui
e un giorno un uomo ne è uscito.
Ti sei innamorata di lui
perchè sapevi che ti non avrebbe mai vista,
non avrebbe mai saputo che lo stavi aspettando.
Notte dopo notte diresti
che egli è come me.
Mi giro e ti vedo invecchiare senza di me.
i raggi del sole sui tuoi capelli d'argento.
I tappeti, i mobili
sembrano ora quasi immaginari.
Lei continuò a leggere.
Sembrava considerare la sua assenza
non particolarmente importante
come chi in un giorno perfetto
considera il tempo un fastidio
perchè non ha cambiato i suoi pensieri.
Stringi gli occhi.
Vorresti chiudere il libro
che descrive la mia resistenza:
come quando girandomi immagino
la mia vita senza di te, la mia immagine muoversi
in un'altra vita, un altro libro.
Il libro descrive la tua dipendenza dal desiderio.
come le momentanee rivelazioni
dello scopo ti facciano paura.
Il libro descrive molto di più di quel che dovrebbe.
Vuole dividerci.
as though we were in it,
as though we had written it.
This comes up again and again.
In one of the chapters
I lean back and push the book aside
because the book says
it is what I am doing.
I lean back and begin to write about the book.
I write that I wish to move beyond the book.
Beyond my life into another life.
I put the pen down.
The book says: "He put the pen down
and turned and watched her reading
the part about herself falling in love."
The book is more accurate than we can imagine.
I lean back and watch you read
about the man across the street.
They built a house there,
and one day a man walked out of it.
You fell in love with him
because you knew that he would never visit you,
would never know you were waiting.
Night after night you would say
that he was like me.
I lean back and watch you grow older without me.
Sunlight falls on your silver hair.
The rugs, the furniture,
seem almost imaginary now.
"She continued to read.
She seemed to consider his absence
of no special importance,
as someone on a perfect day will consider
the weather a failure
because it did not change his mind."
You narrow your eyes.
You have the impulse to close the book
which describes my resistance:
how when I lean back I imagine
my life without you, imagine moving
into another life, another book.
It describes your dependence on desire,
how the momentary disclosures
of purpose make you afraid.
The book describes much more than it should.
It wants to divide us.
Stiamo leggendo la storia delle nostre vite
come se ci fossimo dentro,
come se lo avessimo scritto
E' un tema ricorrente.
In uno dei capitoli
mi giro e metto il libro da parte
perhè il libro dice
che è questo ciò che faccio.
Mi giro ed inizio a scrivere del libro.
Scrivo che voglio andare oltre il libro.
Oltre la mia vita in un' altra vita.
Metto giù la penna.
Il libro dice: Mise giù la penna,
si girò e la guardò leggere
la parte in cui lei si innamora.
Il libro è più accurato di quanto possiamo immaginare.
Mi giro e ti vedo leggere
dell'uomo dall'altra parte della strada.
Hanno costruito una casa qui
e un giorno un uomo ne è uscito.
Ti sei innamorata di lui
perchè sapevi che ti non avrebbe mai vista,
non avrebbe mai saputo che lo stavi aspettando.
Notte dopo notte diresti
che egli è come me.
Mi giro e ti vedo invecchiare senza di me.
i raggi del sole sui tuoi capelli d'argento.
I tappeti, i mobili
sembrano ora quasi immaginari.
Lei continuò a leggere.
Sembrava considerare la sua assenza
non particolarmente importante
come chi in un giorno perfetto
considera il tempo un fastidio
perchè non ha cambiato i suoi pensieri.
Stringi gli occhi.
Vorresti chiudere il libro
che descrive la mia resistenza:
come quando girandomi immagino
la mia vita senza di te, la mia immagine muoversi
in un'altra vita, un altro libro.
Il libro descrive la tua dipendenza dal desiderio.
come le momentanee rivelazioni
dello scopo ti facciano paura.
Il libro descrive molto di più di quel che dovrebbe.
Vuole dividerci.
traduzione di Alessandro Pancirolli, cfr. quella di Damiano Abeni.
Sembra incredibile, ma la frase più difficile, per me, da tradurre è quel I lean back, che letteralmente significa mi appoggio allo schienale, ma "poeticamente" mi disturba. Come ho tradotto io ," mi giro", è un errore ed una forzatura ma .....
ROMA NASCOSTA Scorci di Roma - IL FORO BOARIO
Grazie alla cortesia di Giuliano Petrelli ,( su You tube anche con altri filmati come EremoII), cui appartiene il filmato, possiamo vedere luoghi di Roma, sconosciuti anche ai romani stessi...
Questa settimana potremo farlo anche di persona, vedi link
http://www.060608.it/it/content/itemEvent/area/eventi_e_spettacoli/itm/52676
Un altro link su tutto ciò che riguarda le risorse idriche a Roma, semplice ed graficamente perfetto: http://www3.iath.virginia.edu/waters/timeline/
sabato 29 maggio 2010
SOLO FORMICHE...? The Three Christ of Ypsilanti
Siamo solo formiche nella grande scalata della conoscenza...
Già, libri, perchè? Libri che mi hanno sorpreso, irritato, libri fuori dai grandi circuiti della "cultura", libri che guardano la vita da angoli diversi , da mutevoli prospettive ; libri nuovi, usati, scartati, ripresi, offesi.
Inauguriamo ( nastro tricolore, madrina, champagne)
questa "rubrica" con : The Three Christ of Ypsilanti,
di Milton Rokeach , New York : Alfred A. Knopf, 1964.
Il mio primo libro trovato ed ordinato by Internet, nel 1999,
quando la rete era ancora un piccolo cursore lampeggiante , senza fronzoli
e senza troppa pubblicità, sullo schermo, tuttaltro che piatto , di un computer troppo rumoroso.
Da qualche tempo lo stavo cercando , incuriosito dalla segnalazione sulla bibliografia di un altro incredibile libro : Gödel, Escher, Bach: un'eterna ghirlanda brillante, di Douglas Hofstader.
Grazie al Web e all' Advanced Book Exchange, riuscii a trovarlo presso una libreria di Winnipeg, la Highbrow Books, 304 Notre Dame Avenue, Mb, Canada ( grazie a Dio esiste ancora, ho appena controllato sul Web). Contattato il libraio e spedito l' assegno, unico mezzo di pagamento allora, ( ho ancora
la matrice :Assegno in Dollari Usa tratto sulla filiale di New York della Banca Commerciale Italiana,
no. 0377192776, 49 dollari USA al cambio di 1.860,18 lire, controvalore 91.140 lire...
Nel 1964 il rispetto per il lettore era tale che in fondo al libro, peraltro stampato su una carta molto pesante, quasi un cartoncino, troviamo :
A NOTE ON THE TYPE
This book is set in Electra, a Lynotipe face designed
by W. A. Dwiggins ( 1880- 1956). This face cannot
be classified as either modern, or old-style. It is not
based on any historical model, nor does it echo any
particular period or style. It avoids the extreme contrast
between thick and thin elements that mark most
modern faces, and attemps to give a feeling of fluidity
power, and speed.
Composed, printed, and bound by
The Haddon Craftsmen, Inc., Scranton, Pa.
Typography and binding design by
V I N C E N T T O R R E
Il libro racconta la storia dello strano " esperimento" effettuato dall' autore Milton Rokeach, psicologo e ricercatore, che riunisce nel Mental State Hospital di Ypsilanti, nello stato del Michigan, tre pazienti "schizofrenici", Clyde Benson, Joseph Cassel, Leon Gabor, ognuno dei quali si crede Gesù Cristo...
Mi sono sempre chiesto se il più insano di mente non fosse in realtà lo psicologo (dalla mia personale esperienza credo di sì): solo che lui aveva il diritto di decidere della e sulla vita degli altri tre poveri ... Cristi!
Comunque il libro,in inglese, non credo sia stato tradotto, è veramente pieno di citazioni particolari, della poetry of madness, la poesia della follia: " Signore,- dice Leon- accade così che sul mio certificato di nascita sia scritto che io sia Dr. Domino Dominorum et Rex Rexarum, Simplis Christianus Pueris Mentalis Doktor" ( questo è tutto il latino che Leon conosce: Signore dei Signori, e Re dei Re, Psichiatra del semplice Ragazzo Cristiano); oppure sul significato del Natale: " Santa Claus è un ottimo simbolo per il Natale- dice Joseph- " Grandi magazzini, shopping, il Nuovo Anno in arrivo. Natale significa ottimi affari per i negozi". Per finire ancora Joseph: " Tutte le domeniche, speri che qualcuno venga a trovarti e nessuno viene. Sono stramaledettamente felice che oggi sia lunedì."
between thick and thin elements that mark most
modern faces, and attemps to give a feeling of fluidity
power, and speed.
Composed, printed, and bound by
The Haddon Craftsmen, Inc., Scranton, Pa.
Typography and binding design by
V I N C E N T T O R R E
Il libro racconta la storia dello strano " esperimento" effettuato dall' autore Milton Rokeach, psicologo e ricercatore, che riunisce nel Mental State Hospital di Ypsilanti, nello stato del Michigan, tre pazienti "schizofrenici", Clyde Benson, Joseph Cassel, Leon Gabor, ognuno dei quali si crede Gesù Cristo...
Mi sono sempre chiesto se il più insano di mente non fosse in realtà lo psicologo (dalla mia personale esperienza credo di sì): solo che lui aveva il diritto di decidere della e sulla vita degli altri tre poveri ... Cristi!
Comunque il libro,in inglese, non credo sia stato tradotto, è veramente pieno di citazioni particolari, della poetry of madness, la poesia della follia: " Signore,- dice Leon- accade così che sul mio certificato di nascita sia scritto che io sia Dr. Domino Dominorum et Rex Rexarum, Simplis Christianus Pueris Mentalis Doktor" ( questo è tutto il latino che Leon conosce: Signore dei Signori, e Re dei Re, Psichiatra del semplice Ragazzo Cristiano); oppure sul significato del Natale: " Santa Claus è un ottimo simbolo per il Natale- dice Joseph- " Grandi magazzini, shopping, il Nuovo Anno in arrivo. Natale significa ottimi affari per i negozi". Per finire ancora Joseph: " Tutte le domeniche, speri che qualcuno venga a trovarti e nessuno viene. Sono stramaledettamente felice che oggi sia lunedì."
Da questo bellissimo sito ( almeno per me):
http://www.opacity.us/site102_ypsilanti_state_hospital.htm
venerdì 28 maggio 2010
Mark Strand commenta Edward Hopper
Naturalmente Strand non può non
"ribattere" a Hopper: "...E' una scena di calma domestica, in cui un uomo e una donna si trovano assorti nei propri pensieri...E' uno di quei momenti di transizione che sono più frequenti e più caratteristici delle nostre esistenze di quanto non ci rendiamo conto.
...Il nostro sguardo non si fissa su una figura nè sull' altra ma passa dritto nello spazio tre loro, dritto fino alla porta, che resta chiusa non per l' uno o per l' altra, ma per i due insieme."
FORZA STRAND! ( nuova classifica)
Mi ricollego a quanto detto da Megalexandros sul poeta che può “leggere” un quadro e vi inserisco, qui di seguito, una poesia di Billy Collins, “ispirato” da un autoritratto di Goya:
Candle Hat, Questions About Angels, 1991
In most self-portraits it is the face that dominates:
Cezanne is a pair of eyes swimming in brushstrokes,
Van Gogh stares out of a halo of swirling darkness,
Rembrandt looks relieved as if he were taking a breather
from painting The Blinding of Samson.
But in this one Goya stands well back from the mirror
and is seen posed in the clutter of his studio
addressing a canvas tilted back on a tall easel.
He appears to be smiling out at us as if he knew
we would be amused by the extraordinary hat on his head
which is fitted around the brim with candle holders,
a device that allowed him to work into the night.
You can only wonder what it would be like
to be wearing such a chandelier on your head
as if you were a walking dining room or concert hall.
But once you see this hat there is no need to read
any biography of Goya or to memorize his dates.
To understand Goya you only have to imagine him
lighting the candles one by one, then placing
the hat on his head, ready for a night of work.
Imagine him surprising his wife with his new invention,
then laughing like a birthday cake when she saw the glow.
Imagine him flickering through the rooms of his house
with all the shadows flying across the walls.
Imagine a lost traveler knocking on his door
one dark night in the hill country of Spain.
"Come in," he would say, "I was just painting myself, "
as he stood in the doorway holding up the wand of a brush
illuminated in the blaze of his famous candle hat.
***Francisco Goya, Self-Portrait, 1790-95
Candle hat
In molti autoritratti è il viso che prevale
Cezanne è un paio d’occhi che nuotano tra le pennellate,
Van Gogh ci fissa dall’alone di un vortice di buio,
Rembrandt sembra sollevato come se prendesse fiato
dopo aver dipinto Sansone accecato dai Filistei.
Ma in questo, Goya è in piedi ben lontano dallo specchio
e si vede in posa nel disordine dello studio
rivolto ad una tela inclinata sull’alto cavalletto.
Sembra che ci sorrida come se lo sapesse
che saremmo divertiti dallo straordinario cappello che ha in testa
provvisto tutto intorno di portacandele,
un trucco che gli permetteva di lavorare di notte.
Tu puoi solo immaginare che effetto farebbe
indossare un candeliere simile sulla testa
come se fossi una sala da pranzo o una sala da concerti semovente.
Ma non appena vedi quel cappello non c’è bisogno di leggere
biografie di Goya o memorizzare le sue date.
Per capire Goya devi solo immaginartelo
mentre accende le candele una ad una , poi si sistema
il cappello sulla testa, pronto per una notte di lavoro.
Immaginalo mentre sorprende la moglie con la sua nuova invenzione
e lei ride come davanti ad una torta di compleanno nel suo bagliore.
Immaginalo mentre balugina tra le stanze della casa
con le ombre che svolazzano sui muri.
Immagina un viaggiatore sperduto che bussa alla sua porta
in una notte oscura sulle colline della Spagna.
“Entri pure”, direbbe, “stavo solo facendomi il ritratto”,
fermo sulla porta mentre regge il pennello,
illuminato dal bagliore del suo famoso cappello.
Traduzione di Ipazia
Non trovate fantastici sia il quadro che la poesia?
Candle Hat, Questions About Angels, 1991
In most self-portraits it is the face that dominates:
Cezanne is a pair of eyes swimming in brushstrokes,
Van Gogh stares out of a halo of swirling darkness,
Rembrandt looks relieved as if he were taking a breather
from painting The Blinding of Samson.
But in this one Goya stands well back from the mirror
and is seen posed in the clutter of his studio
addressing a canvas tilted back on a tall easel.
He appears to be smiling out at us as if he knew
we would be amused by the extraordinary hat on his head
which is fitted around the brim with candle holders,
a device that allowed him to work into the night.
You can only wonder what it would be like
to be wearing such a chandelier on your head
as if you were a walking dining room or concert hall.
But once you see this hat there is no need to read
any biography of Goya or to memorize his dates.
To understand Goya you only have to imagine him
lighting the candles one by one, then placing
the hat on his head, ready for a night of work.
Imagine him surprising his wife with his new invention,
then laughing like a birthday cake when she saw the glow.
Imagine him flickering through the rooms of his house
with all the shadows flying across the walls.
Imagine a lost traveler knocking on his door
one dark night in the hill country of Spain.
"Come in," he would say, "I was just painting myself, "
as he stood in the doorway holding up the wand of a brush
illuminated in the blaze of his famous candle hat.
***Francisco Goya, Self-Portrait, 1790-95
Candle hat
In molti autoritratti è il viso che prevale
Cezanne è un paio d’occhi che nuotano tra le pennellate,
Van Gogh ci fissa dall’alone di un vortice di buio,
Rembrandt sembra sollevato come se prendesse fiato
dopo aver dipinto Sansone accecato dai Filistei.
Ma in questo, Goya è in piedi ben lontano dallo specchio
e si vede in posa nel disordine dello studio
rivolto ad una tela inclinata sull’alto cavalletto.
Sembra che ci sorrida come se lo sapesse
che saremmo divertiti dallo straordinario cappello che ha in testa
provvisto tutto intorno di portacandele,
un trucco che gli permetteva di lavorare di notte.
Tu puoi solo immaginare che effetto farebbe
indossare un candeliere simile sulla testa
come se fossi una sala da pranzo o una sala da concerti semovente.
Ma non appena vedi quel cappello non c’è bisogno di leggere
biografie di Goya o memorizzare le sue date.
Per capire Goya devi solo immaginartelo
mentre accende le candele una ad una , poi si sistema
il cappello sulla testa, pronto per una notte di lavoro.
Immaginalo mentre sorprende la moglie con la sua nuova invenzione
e lei ride come davanti ad una torta di compleanno nel suo bagliore.
Immaginalo mentre balugina tra le stanze della casa
con le ombre che svolazzano sui muri.
Immagina un viaggiatore sperduto che bussa alla sua porta
in una notte oscura sulle colline della Spagna.
“Entri pure”, direbbe, “stavo solo facendomi il ritratto”,
fermo sulla porta mentre regge il pennello,
illuminato dal bagliore del suo famoso cappello.
Traduzione di Ipazia
Non trovate fantastici sia il quadro che la poesia?
giovedì 27 maggio 2010
EDWARD HOPPER DISEGNA MARK STRAND
Se un poeta può, come abbiamo visto, commentare e leggere un quadro, deve valere anche il contrario: possiamo quindi immaginare un pittore che legga e commenti, con i suoi mezzi espressivi, colori ,forme, olii, tempere, una poesia:
The Story of Our Lives by Mark Strand
We are reading the story of our lives
which takes place in a room.
The room looks out on a street.
There is no one there,
no sound of anything.
The tress are heavy with leaves,
the parked cars never move.
We keep turning the pages, hoping for something,
something like mercy or change,
a black line that would bind us
or keep us apart.
The way it is, it would seem
the book of our lives is empty.
The furniture in the room is never shifted,
and the rugs become darker each time
our shadows pass over them.
It is almost as if the room were the world.
We sit beside each other on the couch,
reading about the couch.
We say it is ideal.
It is ideal.
Stiamo leggendo la storia dell
nostre vite
che si svolge in una stanza.
La stanza dà su una strada.
Non c'è nessuno fuori,
nessun rumore.
Gli alberi sono carichi di foglie,
le auto parcheggiate non si muovono.
Continuiamo a girare le pagine,
sperando in qualcosa,
qualcosa come pietà , o cambiamento,
una linea nera che dovrebbe unirci
o separarci.
Sia come sia, sembra
che il libro delle nostre vite sia vuoto.
I mobili nella stanza mai spostati,
i tappeti che si fanno più scuri ogni volta
al passare delle nostre ombre.
Sembra quasi che la stanza sia il mondo.
Seduti vicini sul divano,
leggiamo del divano.
Diciamo che è ideale.
E' ideale
Traduzione di Alessandro Pancirolli
cfr. con quella del grande Damiano Abeni,
su L'inizio di una sedia, M Strand, Donzelli ,
pagg. 128/129
The Story of Our Lives by Mark Strand
We are reading the story of our lives
which takes place in a room.
The room looks out on a street.
There is no one there,
no sound of anything.
The tress are heavy with leaves,
the parked cars never move.
We keep turning the pages, hoping for something,
something like mercy or change,
a black line that would bind us
or keep us apart.
The way it is, it would seem
the book of our lives is empty.
The furniture in the room is never shifted,
and the rugs become darker each time
our shadows pass over them.
It is almost as if the room were the world.
We sit beside each other on the couch,
reading about the couch.
We say it is ideal.
It is ideal.
Stiamo leggendo la storia dell
nostre vite
che si svolge in una stanza.
La stanza dà su una strada.
Non c'è nessuno fuori,
nessun rumore.
Gli alberi sono carichi di foglie,
le auto parcheggiate non si muovono.
Continuiamo a girare le pagine,
sperando in qualcosa,
qualcosa come pietà , o cambiamento,
una linea nera che dovrebbe unirci
o separarci.
Sia come sia, sembra
che il libro delle nostre vite sia vuoto.
I mobili nella stanza mai spostati,
i tappeti che si fanno più scuri ogni volta
al passare delle nostre ombre.
Sembra quasi che la stanza sia il mondo.
Seduti vicini sul divano,
leggiamo del divano.
Diciamo che è ideale.
E' ideale
Traduzione di Alessandro Pancirolli
cfr. con quella del grande Damiano Abeni,
su L'inizio di una sedia, M Strand, Donzelli ,
pagg. 128/129
The Tunnel by Mark Strand
Ecco a voi The tunnel by Mark Strand!
mercoledì 26 maggio 2010
EDWARD HOPPER
" Quello che vorrei dipingere è la luce del sole sulla parete di una
casa."
Grande mostra del pittore statunitense E. Hopper, WWW.EDWARDHOPPER.IT, alla Fondazione Roma Museo, Via del Corso 320, Roma.
Vorrei solo aggiungere che Hopper è stato per la pittura americana
quello che Strand è stato ed è tutt'ora per la poesia.
Consigli pratici: 1) non andate alla mostra nei giorni festivi e prefestivi, pericolo code !!. 2) lasciate perdere guide, visite guidate e, peggio del peggio, audioguide. 3) leggetevi invece : EDWARD HOPPER, Un poeta legge un pittore, di... Mark Strand, Donzelli Editore, trad. Damiano Abeni. 4) Perdetevi nelle storie che i quadri suggeriscono appena, completatele col vostro smarrimento.
5) Notate che le custodi, leggermente annoiate nelle loro perfette divise , sembrano essere uscite da un quadro di Hopper, insensibili e
assenti. 6) Prendetevi un caffè al bar subito prima dell' uscita, buono!
casa."
Grande mostra del pittore statunitense E. Hopper, WWW.EDWARDHOPPER.IT, alla Fondazione Roma Museo, Via del Corso 320, Roma.
Vorrei solo aggiungere che Hopper è stato per la pittura americana
quello che Strand è stato ed è tutt'ora per la poesia.
Consigli pratici: 1) non andate alla mostra nei giorni festivi e prefestivi, pericolo code !!. 2) lasciate perdere guide, visite guidate e, peggio del peggio, audioguide. 3) leggetevi invece : EDWARD HOPPER, Un poeta legge un pittore, di... Mark Strand, Donzelli Editore, trad. Damiano Abeni. 4) Perdetevi nelle storie che i quadri suggeriscono appena, completatele col vostro smarrimento.
5) Notate che le custodi, leggermente annoiate nelle loro perfette divise , sembrano essere uscite da un quadro di Hopper, insensibili e
assenti. 6) Prendetevi un caffè al bar subito prima dell' uscita, buono!
CARLA BLEY AND STEVE SWALLOW DUETS
Una canzoncina semplice, semplice, bravura, autoironia, (Steve assomiglia anche a Strand!):
cosa di meglio per iniziare la giornata?
cosa di meglio per iniziare la giornata?
martedì 25 maggio 2010
Salve a tutti voi.
Sono Ipazia ed è la prima volta che pubblico un post su questo blog.
Vorrei farvi leggere una poesia di Edna St. Vincent Millay e l'unico motivo per cui desidero che la leggiate è che è bella.
Ashes of Life
- Love has gone and left me and the days are all alike;
- Eat I must, and sleep I will, -- and would that night were here!
- But ah! -- to lie awake and hear the slow hours strike!
- Would that it were day again! -- with twilight near!
- Love has gone and left me and I don't know what to do;
- This or that or what you will is all the same to me;
- But all the things that I begin I leave before I'm through, --
- There's little use in anything as far as I can see.
- Love has gone and left me, -- and the neighbors knock and borrow,
- And life goes on forever like the gnawing of a mouse, --
- And to-morrow and to-morrow and to-morrow and to-morrow
- There's this little street and this little house.
- Le sofferenze d'amore non sono comunque dolci?
- Saluti a Megalexandros!
89 Nuvole è esaurito!!
Un sms dalla libreria Odradek di Roma:" il libro da lei
richiesto, 89 nuvole di M. Strand, è esaurito.
Buona serata."
Buona serata!? Ma, e tutte le nuvole che già immaginavo
di poter leggere, sfiorare, commentare?
Sì, ne ho trovata qualcuna su Internet, dispersa tra
le migliaia di blog, ma il piacere di avere
quel libriccino poterlo sfogliare, di saltare da una nuvola,
no, da una pagina all' altra?
richiesto, 89 nuvole di M. Strand, è esaurito.
Buona serata."
Buona serata!? Ma, e tutte le nuvole che già immaginavo
di poter leggere, sfiorare, commentare?
Sì, ne ho trovata qualcuna su Internet, dispersa tra
le migliaia di blog, ma il piacere di avere
quel libriccino poterlo sfogliare, di saltare da una nuvola,
no, da una pagina all' altra?
1. Una nuvola non è mai uno specchio
2. Le parole sulle nuvole sono nuvole loro stesse
3. Se nevica in una nuvola, solo la nuvola lo sa
4. Per ogni nuvola c’è un’altra nuvola
lunedì 24 maggio 2010
Lunedi, 24° maggio 2010 @12:30GIUSEPPE, mi dispiace, ma la regola dell'overdose vale anche per te. I soliloqui sono pericolosi. E stancano (molto) chi li subisce.
Lunedi, 24° maggio 2010 @12:30
GIUSEPPE, mi dispiace, ma la regola dell'overdose vale anche per te. I soliloqui sono pericolosi. E stancano (molto) chi li subisce.
Così la titolare di un blog ad un suo troppo fedele lettore:
http://www.giuseppecesaropoeta.splinder.com/ ALEXO | Lunedi, 24° maggio 2010 @23:03
L... ma non puoi espellere il mondo intero!
E poi questo Giuseppecesaropoeta mi sembra un nuovo
Majakovskij:
Ma voi potreste? (1913)
A un tratto impiastricciai la mappa dei giorni prosaici,
dopo aver schizzato tinta da un bicchiere,
e mostrai su un piatto di gelatina
gli zigomi sghembi dell'oceano.
Sulla squama d'un pesce di latta
lessi gli appelli di nuove labbra.
Ma voi
potreste
eseguire un notturno
su un flauto di grondaie?
Giuseppe cesaro:
"ieri sera mentre al circolo domenicale signore e cavalieri
giocavano
a burraca
noi del gruppo scacchistico giocavamo qualche partita a scacchi.
dovrebbe venire prossimamente anche un maestro che ho sfidato.
dono ai miei lettori una brevissima partita.gioco con il nero.1 e4
e5
2d4 exd 3 Dxd Cc6 4Dd1 Ac5 5 Ac4 Dh5 6Df3 ...il Bianco si difende
dallo scacco matto in f2 minacciando lo scacco matto in f7.
ma il mio salto in..6 Ce5 mette fine alla contesa."
Ma voi potreste? (1913)
A un tratto impiastricciai la mappa dei giorni prosaici,
dopo aver schizzato tinta da un bicchiere,
e mostrai su un piatto di gelatina
gli zigomi sghembi dell'oceano.
Sulla squama d'un pesce di latta
lessi gli appelli di nuove labbra.
Ma voi
potreste
eseguire un notturno
su un flauto di grondaie?
Giuseppe cesaro:
"ieri sera mentre al circolo domenicale signore e cavalieri
giocavano
a burraca
noi del gruppo scacchistico giocavamo qualche partita a scacchi.
dovrebbe venire prossimamente anche un maestro che ho sfidato.
dono ai miei lettori una brevissima partita.gioco con il nero.1 e4
e5
2d4 exd 3 Dxd Cc6 4Dd1 Ac5 5 Ac4 Dh5 6Df3 ...il Bianco si difende
dallo scacco matto in f2 minacciando lo scacco matto in f7.
ma il mio salto in..6 Ce5 mette fine alla contesa."
Domani controllo sulla scacchiera se la poesia fila...
Saluti.
Saluti.
Koba il Terribile (Martin Amis, ET Einaudi)
Preliminare.
Robert Conquest, The Harvest of Sorrow: Soviet
Colletivization and the Terror-Famine, seconda frase:
Possiamo forse darne ora un' idea dicendo che nel corso delle
azioni qui raccontate persero la vita circa venti persone per,non
per ogni parola, ma ogni lettera di questo libro.
Fin qui, 2820 vite. Il libro consta di 411 pagine .
" Si mangiava letame di cavallo, anche perchè spesso
conteneva chicchi di grano interi" (1420 vite).
E' il solenne incipit de Koba il Terribile, Stalin: un leader
sanguinario e senza scupoli ma anche idolatrato dalle
masse, non solo russe e sovietiche, ma di tutto il mondo.
Dispiace dirlo, ma di fronte a tali orrori, non c'è poesia
che lenisca tanto dolore.
Robert Conquest, The Harvest of Sorrow: Soviet
Colletivization and the Terror-Famine, seconda frase:
Possiamo forse darne ora un' idea dicendo che nel corso delle
azioni qui raccontate persero la vita circa venti persone per,non
per ogni parola, ma ogni lettera di questo libro.
Fin qui, 2820 vite. Il libro consta di 411 pagine .
" Si mangiava letame di cavallo, anche perchè spesso
conteneva chicchi di grano interi" (1420 vite).
E' il solenne incipit de Koba il Terribile, Stalin: un leader
sanguinario e senza scupoli ma anche idolatrato dalle
masse, non solo russe e sovietiche, ma di tutto il mondo.
Dispiace dirlo, ma di fronte a tali orrori, non c'è poesia
che lenisca tanto dolore.
Ipazia is missing... But she' s not there
BLADE RUNNER: " Ho visto cose che voi umani..."
Nel famosissimo film Blade Runner, tratto dal libro di Philip K. Dick
Do androids dream of electrics sheep? ( tradimento e traduzione multipla, perchè il film non rispecchia affatto il romanzo), la scena che è rimasta più impressa nella mente e nel ricordo degli spettatori è sicuramente la precedente; ora vediamola doppiata in italiano:
la traduzione è fedele, il doppiatore bravissimo, eppure c'è uno scostamento fra le due versioni, una metatraduzione direi: la versione originale è più scarna, meno enfatica, quella italiana più ricca, più teatrale.
Do androids dream of electrics sheep? ( tradimento e traduzione multipla, perchè il film non rispecchia affatto il romanzo), la scena che è rimasta più impressa nella mente e nel ricordo degli spettatori è sicuramente la precedente; ora vediamola doppiata in italiano:
la traduzione è fedele, il doppiatore bravissimo, eppure c'è uno scostamento fra le due versioni, una metatraduzione direi: la versione originale è più scarna, meno enfatica, quella italiana più ricca, più teatrale.
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BLADE RUNNER - I've seen things
Comunque sia: IT'S TIME TO DIE, o almeno di andarsene a letto, vista l'ora!
domenica 23 maggio 2010
TRADURRE E TRADIRE
Tradurre è sempre tradire? Questione vecchia e irrisolta da quando sulla torre di Babele iniziarono a non capirsi più molto bene; e infatti la menzionata torre non fece poi molti progressi...
D' altronde in un blog che vuole occuparsi, sia pure in modo obliquo ed informale, della poesia di Strand in particolare, e della poesia in generale, la vexata quaestio si ripropone ogni volta che scriviamo,leggiamo o ascoltiamo una poesia o qualsiasi testo in un' altra lingua.
Ma andiamo subito a degli esempi che chiariscono meglio di tante parole :
ONE ART
(Testo in lingua originale di Elizabeth Bishop)
The art of losing isn’t hard to master;
so many things seem filled with the intent
to be lost that their loss is no disaster.
Lose something every day. Accept the fluster
of lost door keys, the hour badly spent.
The art of losing isn’t hard to master
UN’ARTE
(Traduzione di Damiano Abeni)
Dell’arte di perdere si è facili maestri;
ogni cosa pare così colma dell’intento
d’andar persa, che perderla non è un disastro.
Perdi qualcosa ogni giorno. Accetta l’estro
delle chiavi perse, dell’ora senza sentimento.
Dell’arte di perdere si è facili maestri.
UN’ARTE
(Traduzione di Marilena Renda)
L’arte di perdere non è una disciplina dura
tante cose sembrano volersi perdere
che la loro perdita non è una sciagura.
Perdi qualcosa ogni giorno. Accetta la tortura
delle chiavi di casa perse, delle ore spese male.
L’arte di perdere non è una disciplina dura
http://biancamadeccia.wordpress.com/2009/12/17/unarte-di-elisabeth-bishop-due-traduzioni/#comment-957
E che dire della Divina Commedia in portoghese?
http://www.fl.ul.pt/unil/pol5/pol5_txt9.pdf
Nel mezzo del cammin di nostra vita
Mi ritrovai per una selva oscura
Che la diritta via era smarrita.
No meio do caminho da nossa vida,
Encontrei-me numa selva escura,
Porque me tinha extraviado da via do bem.
Da nossa vida a meio da jornada,
Em tenebrosa selva me encontrei,
Perdido era o caminho verdadeiro
No meio do caminho em nossa vida,
Eu me encontrei por uma selva escura
Porque a direita via era perdida
Infine e bellissimo:
La bocca mi baciò tutto tremante.
Galeotto fu ‘l libro e chi lo scrisse:
Quel giorno più non vi leggemmo avante»
A boca me beijou todo anelante.
Galeotto foi o livro e quem o disse:
Nesse dia não lemos adiante».
Così, mentre per noi italiani la Commedia rimane una pietra immutabile
nei secoli, per i portoghesi cambia con l’ evolversi naturale della lingua;
e ad uno studente amante di Dante capiterà di studiare “n” versioni della
Divina Commedia, almeno sino a quando non si deciderà a studiare la lingua italiana.
Per noi italiani vale ovviamente il contrario: non oso pensare in quanti modi si potrebbero
tradurre la sterminata produzione di Pessoa!
D' altronde in un blog che vuole occuparsi, sia pure in modo obliquo ed informale, della poesia di Strand in particolare, e della poesia in generale, la vexata quaestio si ripropone ogni volta che scriviamo,leggiamo o ascoltiamo una poesia o qualsiasi testo in un' altra lingua.
Ma andiamo subito a degli esempi che chiariscono meglio di tante parole :
ONE ART
(Testo in lingua originale di Elizabeth Bishop)
The art of losing isn’t hard to master;
so many things seem filled with the intent
to be lost that their loss is no disaster.
Lose something every day. Accept the fluster
of lost door keys, the hour badly spent.
The art of losing isn’t hard to master
UN’ARTE
(Traduzione di Damiano Abeni)
Dell’arte di perdere si è facili maestri;
ogni cosa pare così colma dell’intento
d’andar persa, che perderla non è un disastro.
Perdi qualcosa ogni giorno. Accetta l’estro
delle chiavi perse, dell’ora senza sentimento.
Dell’arte di perdere si è facili maestri.
UN’ARTE
(Traduzione di Marilena Renda)
L’arte di perdere non è una disciplina dura
tante cose sembrano volersi perdere
che la loro perdita non è una sciagura.
Perdi qualcosa ogni giorno. Accetta la tortura
delle chiavi di casa perse, delle ore spese male.
L’arte di perdere non è una disciplina dura
http://biancamadeccia.wordpress.com/2009/12/17/unarte-di-elisabeth-bishop-due-traduzioni/#comment-957
E che dire della Divina Commedia in portoghese?
http://www.fl.ul.pt/unil/pol5/pol5_txt9.pdf
Nel mezzo del cammin di nostra vita
Mi ritrovai per una selva oscura
Che la diritta via era smarrita.
No meio do caminho da nossa vida,
Encontrei-me numa selva escura,
Porque me tinha extraviado da via do bem.
Da nossa vida a meio da jornada,
Em tenebrosa selva me encontrei,
Perdido era o caminho verdadeiro
No meio do caminho em nossa vida,
Eu me encontrei por uma selva escura
Porque a direita via era perdida
Infine e bellissimo:
La bocca mi baciò tutto tremante.
Galeotto fu ‘l libro e chi lo scrisse:
Quel giorno più non vi leggemmo avante»
A boca me beijou todo anelante.
Galeotto foi o livro e quem o disse:
Nesse dia não lemos adiante».
Così, mentre per noi italiani la Commedia rimane una pietra immutabile
nei secoli, per i portoghesi cambia con l’ evolversi naturale della lingua;
e ad uno studente amante di Dante capiterà di studiare “n” versioni della
Divina Commedia, almeno sino a quando non si deciderà a studiare la lingua italiana.
Per noi italiani vale ovviamente il contrario: non oso pensare in quanti modi si potrebbero
tradurre la sterminata produzione di Pessoa!
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A Poet's Alphabet di Mark Strand
A sta per assenza. A volte - ma non sempre- è piacevole pensare che altre persone forse parlano di voi quando non siete presenti, che siete oggetto di una conversazione che non avete pilotato su di voi e la cui evoluzione dipende dalla vostra assenza. E' quello che accade alle celebrità. E ai morti. Possono essere gli animatori di una festa senza mai nemmeno farvi apparizione. Per coloro che non sono nè celebri nè morti, al fondo dell' anelito di essere assenti è la speranza che si sentirà la loro mancanza. Far sentire la propria mancanza viene commisurato all' essere amati. Vero, non essere il destinatario attivo o vivo di ciò che qualcuno desidera ardentemente può sembrare un ben misero destino. Ma non richiede alcuno sforzo. Statevene lì e interferirete con l' amore che potrebbe essere essere vostro; morite, e dischiuderete uno spazio tutto per voi.
Da L' ALFABETO DI UN POETA, MARK STRAND, a cura di Damiano Abeni. EDIZIONI L'OBLIQUO
Da L' ALFABETO DI UN POETA, MARK STRAND, a cura di Damiano Abeni. EDIZIONI L'OBLIQUO
L' ALFABETO DI UN POETA
"G sta per giardino, ma quale giardino non so. Forse l' angolo di un certo particolare giardino; forse un giardino in cui c'è una sedia in attesa di qualcuno che vi si sieda.
G is for garden, but which garden I don't know. Maybe the corner of a particular garden; maybe a garden in which there is a chair that waits for someone to sit. It is not an ideal garden, not a garden of Eden, nor a hellish garden like Bomarzo, nor ordered like the Doria Pamphily in Rome, nor disheveled like the Boboli gardens in Florence. it is not a backyard. It must be what I think when I say "garden' to myself: a green space that is contained and that will contain some of the poem's action, or none of it. Maybe there are trees, maybe the leaves have fallen. There could be snow, and some juncos may have gathered around the base of the mountain ash, which grows there. I don't know. It will be a while before I do.
...Forse vi sono alberi, forse le foglie sono cadute. Potrebbe esservi la neve, e dei passeri potrebbero essersi raggruppati attorno alla base del frassino che vi cresce.
Non so. Ci vorrà parecchio prima che lo sappia."
trad. Damiano Abeni
Francesco Totti batte Mark Strand
Risultati 1 - 10 su circa 1.640.000 per Francesco Totti. (0,12 secondi)
Risultati 1 - 10 su circa 1.310.000 per Mark Strand. (0,18 secondi)
questi i risultati delle ricerca su Google.
Risultati 1 - 10 su circa 1.310.000 per Mark Strand. (0,18 secondi)
questi i risultati delle ricerca su Google.
The winner is...
Buona Domenica.
venerdì 21 maggio 2010
MARK STRAND LEGGE : MIRROR
La voce roca di Strand, la magia di mirror...
... into that white room, breathless and eager,
only to discover too late
that she is not there.
Mirror
A white room and a party going on
and I was standing with some friends
under a large gilt-framed mirror
that tilted slightly forward
over the fireplace.
We were drinking whiskey
and some of us, feeling no pain,
were trying to decide
what precise shade of yellow
the setting sun turned our drinks.
I closed my eyes briefly,
then looked up into the mirror:
a woman in a green dress leaned
against the far wall.
She seemed distracted,
the fingers of one hand
fidgeted with her necklace,
and she was staring into the mirror,
not at me, but past me, into a space
that might be filled by someone
yet to arrive, who at that moment
could be starting the journey
which would lead eventually to her.
Then, suddenly, my friends
said it was time to move on.
This was years ago,
and though I have forgotten
where we went and who we all were,
I still recall that moment of looking up
and seeing the woman stare past me
into a place I could only imagine,
and each time it is with a pang,
as if just then I were stepping
from the depths of the mirror
and I was standing with some friends
under a large gilt-framed mirror
that tilted slightly forward
over the fireplace.
We were drinking whiskey
and some of us, feeling no pain,
were trying to decide
what precise shade of yellow
the setting sun turned our drinks.
I closed my eyes briefly,
then looked up into the mirror:
a woman in a green dress leaned
against the far wall.
She seemed distracted,
the fingers of one hand
fidgeted with her necklace,
and she was staring into the mirror,
not at me, but past me, into a space
that might be filled by someone
yet to arrive, who at that moment
could be starting the journey
which would lead eventually to her.
Then, suddenly, my friends
said it was time to move on.
This was years ago,
and though I have forgotten
where we went and who we all were,
I still recall that moment of looking up
and seeing the woman stare past me
into a place I could only imagine,
and each time it is with a pang,
as if just then I were stepping
from the depths of the mirror
only to discover too late
that she is not there.
mercoledì 19 maggio 2010
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